diciannovesimo canto

2 1 0
                                    

O Signore Cristo santo, o suoi seguaci che rispettate le regole di Fukuzawa che devono essere spose della bontà, ora è necessario che per voi suoni la tromba, visto che siete nella III Bolgia.

Ormai eravamo saliti, nella Bolgia seguente, sul ponte fino al punto in cui la perpendicolare cade esattamente al centro della fossa. O suprema sapienza, quanta perfezione dimostri in cielo, in terra e nell'Inferno, e con quanta giustizia la tua virtù distribuisce premi e castighi!

Io vidi la roccia scura, lungo le pareti e sul fondo della fossa, piena di buchi, tutti della stessa larghezza e di forma circolare. Non mi sembravano né meno ampi né maggiori di quelli che si potevano vedere in Archive of our own.

Fuori dall'orlo di ogni buca emergevano i piedi e le gambe di un peccatore, fino alle cosce, mentre il resto del corpo stava dentro. Le piante dei piedi erano entrambe accese, per cui i dannati scalciavano con le articolazioni con tale forza che avrebbero spezzato le funi più resistenti. Come una fiamma di solito lambisce solo la superficie delle cose unte, muovendosi sull'estremità, così facevano quelle fiammelle dal calcagno alla punta dei piedi.

Io dissi: «Kunikida, chi è quel dannato che soffre e scalcia più degli altri suoi compagni di pena, e che è consumato da una fiamma più rossa?»

E lui a me: «Quanto rompi le scatole. Se tu vuoi che io ti porti laggiù, scendendo lungo la parete meno ripida, saprai da lui stesso chi è e quale colpa ha commesso».

E io: «Ciò che a te piace per me va benissimo: non mi fido di me stesso e penso che tu sappia cosa stia succedendo molto più di me».

Allora giungemmo sul quarto argine: ci girammo e scendemmo verso sinistra, fino al fondo della Bolgia pieno di buchi e stretto. Kunikida non mi fece scendere dal suo fianco, finché non mi portò alla buca dove quel dannato si lamentava con le sue gambe.

Io iniziai a dire: «Chiunque tu sia, tu che sei capovolto, anima triste come un palo conficcato nel terreno, se puoi, parlami».

Io stavo lì come il frate che confessa il perfido assassino, il quale, dopo essere stato messo nella buca, lo chiama per ritardare l'esecuzione.

E quello urlò: «MALEDETTI! MALEDETTI! MI DO FUOCO CON LA BENZINA! FYODOR, MALEDETTO.»

Io divenni allora come quelli che non capiscono cosa è stato loro risposto, per cui sono confusi e non sanno cosa ribattere.

Allora Kunikida disse: «è un coglione e pensa che tu sia Fyodor. Non so come sia possibile, mi sa che ha pippato qualcosa. Comunque, digli che si sbaglia»; e io risposi come mi fu ordinato.

Allora lo spirito storse completamente i piedi; poi, sospirando e con voce lamentosa, mi disse: «Dunque cosa vuoi sapere da me? Qualunque cosa sia, fottiti, non te la dirò. Fanculo. Sotto la mia testa sono conficcati gli altri che mi hanno preceduto praticando la simonia, tutti appiattiti nelle fessure della roccia. Laggiù finirò anch'io quando verrà colui che credevo fossi tu, quando ti feci quell'improvvisa domanda, pensando che tu fossi Fyodor. Ma il tempo che ho passato a cuocermi i piedi e in cui sono stato così capovolto è maggiore di quello che passerà lui coi piedi rossi: infatti dopo di lui verrà un altro villain. Sarà migliore? Non si sa ancora. Sarà un coglione? Probabile, ma il fandom lo amerà lo stesso».*

Io non so se a questo punto fui troppo irriverente, poiché gli risposi in questo tono: «Spero proprio che non sia così, altrimenti dovrò leggere altre fanfiction problematiche e raccapriccianti!»

E mentre io gli rivolgevo tali parole, il dannato scalciava forte con entrambe le gambe, o perché adirato o per rimorso di coscienza. Amava già il nuovo villain, mannaggia.

Io credo che Kunikida fosse d'accordo con me, visto che ascoltò il mio discorso veritiero con volto sempre sereno. Allora mi prese con entrambe le braccia; e poi che mi strinse tutto al suo petto, risalì per la via da cui era sceso. Non si stancò di tenermi stretto finché non mi portò sul punto più alto del ponte, che unisce il quarto al quinto argine. Mi appoggiò a terra e mi fece camminare verso la roccia ripida e scoscesa e che sarebbe un duro sentiero anche per le capre. Da lì mi fu mostrata un'altra Bolgia

...
*Nella Divina commedia, il dannato è Niccolò III, che preannuncia la morte e la dannazione di Bonifacio VIII e Clemente V, due papi simoniaci che Dante odia profondamente. Nel canto originale, inoltre, Dante veniva scambiato da Niccolò III per Bonifacio VIII.

Come corpo morto cade || BSD x Divina CommediaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora