Capitolo 6 (Le indagini)

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Alex prese l'ascensore, cosa che faceva di rado. Ma non aveva fretta, così decise di salire su quella strana macchina infernale composta da quattro mura vecchie e maleodoranti e da delle corde che permettevano grazie ad un meccanismo interno di andare su e giù per i vari piani dell'edificio. Odiava quella scatola, era così che la definiva. Come in tutti gli ascensori del mondo anche in quello c'era uno specchio. Si fissó. Ricordò il commento della collega... "hai un po' di cioccolato sul viso" così diede un occhiata e lo tolse. Rimase a fissare il suo riflesso.

Come ogni giorno si era fatta la treccia. Era più comoda, quando doveva andare in giro evitava che i capelli le andassero sul viso e sopratutto quando metteva il casco per guidare la moto. I suoi capelli erano sempre più lunghi e discordinati con le mille cose da fare non aveva trovato il tempo di andare dal parrucchiere. Toccò la treccia e all'improvviso si fece strada un ricordo...lei era bambina, era nella sua cameretta e accanto a lei nello specchio, che teneva in camera, c'era sua madre. Le faceva la treccia, sapeva che le piaceva tanto. Sua madre era molto più brava di lei a farla. Si coccolavano a vicenda ed erano felici. All'improvviso il vetro si ruppe in mille pezzi e l'immagine di sua madre scomparve. Sì, perché sua madre non c'era più. Un mostro gliel'aveva portata via. Quello stesso mostro che aveva dato la vita a lei a sua madre l'aveva tolta.

Ritornó in sé quando sentí la porta dell'ascensore aprirsi. Si voltò e davanti a lei c'erano due donne che erano molto sorprese di vederla lì. Salutarono per gentilezza. Lei ricambió. E rimasero tutte e tre in uno strano e profondo silenzio interrotto all'improvviso da una delle due. "ho saputo che il nuovo medico legale è molto ingamba." disse all'altra. "si è così. È arrivato da poco e ha già conquistato tutti".
Tutti tranne me, pensò Alex. Le porte si aprirono e le due donne scesero e ne salirono almeno una decina al loro posto. Alex  si spostò in un angolo e si sentí soffocare dalla presenza di tutte quelle persone. Finalmente arrivò il suo piano e scansó via alcune persone troppo impegnate a vedere lo schermo dei loro telefoni da non accorgersi che doveva scendere. Una volta fuori fece un profondo respiro. Aria, si disse.

Salita in moto si stemó all'interno del casco, la treccia. Ogni poliziotto aveva un nickname. Il suo era Lara Croft. L'aveva sentito dire dai suoi colleghi. Aveva chiesto il motivo e uno di loro, il più gentile, le aveva risposto... "sa! È per via della treccia...la moto...la pistola...insomma è perfetto".

Aveva sorriso. Infondo le era piaciuto. Sempre meglio di tutti gli altri nomignoli che usavano per deriderla o offenderla.

Arrivata a casa della vittima...

Davanti al portone c'era il nastro e l'avviso della polizia. Era per segnalare che quella abitazione era sotto sequestro almeno fino alla fine delle indagini. Nessuno poteva entrare.
Li staccò e apri la porta.

L'appartamento della vittima non era molto grande. Appena si entrava c'era subito il salotto. Era proprio lì che avevano rinvenuto il cadavere. Decise di lasciarlo per ultimo.

Dall'entrata si intravedeva alla sinistra la cucina e alla destra la camera da letto e il bagno. Iniziò proprio da quest'ultimo.

Controlló l'armadietto...medicinali comuni, asciugamani ed effetti personali. Niente di insolito. La vittima doveva essere sana. Sarebbe stato confermato dalla autopsia. Diede una rapida occhiata al resto della piccola stanza. Niente oggetti maschili, niente che facesse supporre che avesse un compagno o un amante. Con il vicino era finita ma non era da  esclude che potesse avere qualcun'altro. Un solo spazzolino da denti il che confermava che il vicino era un ex, per quanto abitasse nella porta accanto. Potevano lo stesso frequentarsi e ognuno per la propria strada. In molti, avevano relazioni aperte. Si disse. Era davvero finita fra loro? Si chiese.

Passó alla camera da letto...vi trovò un letto ancora disfatto e che nessuno avrebbe mai riordinato. La scientifica l'aveva esaminato per via di eventuali tracce di DNA dai capelli allo sperma maschile. Ricevette un email la lesse velocemente. Rimase delusa non c'era l'informazione che cercava. Apri il cassetto del comó e vi trovò un libro, che la vittima aveva iniziato da poco. Nelle prime pagine sbucava fuori un segnalibro. Era un giallo di Agatha Christie. Lo rimise a posto e continuó la sua ricerca. In questi casi all'inizio delle indagini non si cerca mai qualcosa di specifico ma tutto ciò che potrebbe essere un indizio o una probabile pista da seguire. Trovò delle bollette. Della bigiotteria. Apri l'armadio con dentro dei semplici indumenti di tutti i giorni. Niente vestiti osé o cose del genere. Da cose così piccole si poteva capire molto della vittima ad esempio che aveva una vita tranquilla.

Alex si sentiva in colpa a frugare fra le cose di un'altra persona ma nel suo lavoro non aveva scelta. Era l'unico modo per sapere qualcosa in più sulla persona a cui doveva dare una voce. Perché quella persona non poteva più parlare o difendersi. Lei diventava la loro voce. E sperava tanto di non sbagliarsi mai. Di interpretare ciò che vedeva per qualcosa che non era. Non c'era cosa peggiore nel infangare la reputazione di una persona.

Nella camera non trovò nulla così passò alla cucina. E quella era decisamente la stanza più importante. E per un buon motivo. C'era ancora quel particolare trovato accanto alla vittima...la fetta di torta al cioccolato. Si mise ad aprire il frigo...era quasi vuoto...nessuna torta. Passó agli stipetti ma apparte qualche scatoletta e pacco di pasta, di quella torta non c'era segno. Doveva pur averla comprata da qualche parte...giusto? Così passò ad esaminare la cosa più importante per un detective...la spazzatura. Da quella si poteva capire molto della vittima. Si mise a cercare un eventuale scontrino di una qualche pasticceria. Ma non trovò ciò che cercava. Accidenti! Pensò. Da dove sbucava quella torta? Si chiese. Dove l' aveva presa? Come l'aveva comprata? In contanti? Aveva chiesto alla banca di mandargli tutte le spese recenti della vittima effettuate con la carta...ma dalla email ricevuta poco prima non risultavano pagamenti a supermercati o pasticcerie.

Anche la cucina era stata un buco nell'acqua. Che si stesse sbagliando? Pensò. E se i suoi colleghi avevano ragione? Se sì trattava davvero di un suicidio?

Controlló di persona, di nuovo, porte e finestre. Non c'era stato alcun segno di efrazione. Se era un omicidio, come credeva, da dove era entrato l'assassino? La vittima gli ha aperto la porta? lo conosceva? E perché non ci sono tracce della presenza di un altra persona? L'assassino era stato davvero così meticoloso da ripulire tutto e non lasciare nessuna traccia? Mille domande e nessuna risposta.

Passó infine allo studio. Notò delle foto appesa alla parete. Alcune erano la vittima con l'ex marito ormai morto da tempo. Un incidente stradale l'aveva spento all'età di 45 anni. Era ancora giovane. La vittima l'aveva pianto per circa tre anni, poi si era rifatta una vita. Infatti le altre foto la vedevano ritratta con il vicino. Erano foto durante un picnic, compleanni e natale sotto l'albero. Sembravano felici ma niente dura per sempre e l'unica cosa che ci rimane sono i ricordi e delle foto.

Passó in rassegna la scrivania luogo in cui era stato ritrovato il corpo. Avendo i guanti poteva toccare ovunque tranquillamente. Non avevano trovato un pc. Solo un cellulare. Sulla scrivania c'era una macchina da scrivere di quelle antiche ma dalla funzione impeccabile. Evidentemente la vittima preferiva la buon vecchia tecnologia. Cosa stava scrivendo? I fogli erano stati recuperati dalla scientifica. Ma non le risultava nessun messaggio d'addio. Era dunque così disperata? Si sentiva così sola? Tanto da commettere il gesto e non lasciare neanche due riga. Non aveva a chi lasciarle?
La scientifica aveva recuperato anche la sua agenda personale. Ma non aveva avuto il tempo di darle un occhiata.

Il telefono nella tasca di dietro dei pantaloni vibró di nuovo. Era un'altra email. Questa volta del medico legale. Lesse attentamente. La causa della morte era un infarto. Sulla vittima era stato ritrovato un segno di puntura. La probabile arma del delitto? Ma per avere il risultato delle analisi ci voleva tempo. Qualcuno le aveva ignettato qualcosa? Non c'erano segni di colluttazione. La vittima conosceva il suo assassino? L'orario della morte era delle 19.30. Il ritrovamento del cadavere era stato alle 20.30. Un ora dopo. Poteva essere stato il vicino. Prima la uccide, ripulisce tutto e dopo chiama la polizia. Perché? Perché ucciderla? Forse voleva che tornassero insieme. Lei ha detto di no. E lui la uccide. È stato lui a portare la torta?

Proprio in quel momento...mentre rifletteva... Alex senti un rumore. Il cigolio della porta d'ingresso. Qualcuno stava entrando nella casa della vittima...





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