A young...brilliant... Detective

Capitolo 26 (Ascolta il tuo cuore)

Claire era a casa della poliziotta. Era strano stare di nuovo lì. La ricordava bene nonostante fossero passati tre anni dall'unica volta che era stata lì, era tutto esattamente uguale. Si mosse con disinvoltura e non come una che era in un posto nuovo che non conosceva.

La cosa non sfuggì alla detective che la fissava, come solo una poliziotta sapeva fare, con sospetto.

Era come se ci fosse già stata in quella casa, ma com'era possibile?

"come puoi vedere casa mia non è molto grande, ma ci arrangeremo. Di là c'è la cucina..." disse ma notó che la dottoressa non stava prestando attenzione come se già sapesse che li ci stava la cucina. Continuò lo stesso "...il soggiorno si vede da sé. E di sopra ci sono le due camere da letto e il bagno"

"sì, lo so" disse alla fine la dottoressa

"scusami?"

Claire si rese conto di aver fatto una gaf e cercó di porre rimedio "voglio dire è più o meno così in tutte le case no?" e degluti cercando di evitare il suo sguardo indagatore da poliziotta malfidente.

Alex si acciglió. "nel frigo non c'è molto. Mangio sempre qualcosa fuori. Domani comprerò qualcosa"

Claire si sentiva sotto esame. E non capiva il perché. "non c'è problema. Per stasera, possiamo ordinare una pizza. Se ti va?"

Alex non le tolse gli occhi di dosso. Per prevenire ogni mossa. Vide la dottoressa avvicinarsi alla borsa e recuperare il cellulare.

La borsa della dottoressa era sul divano e non poco lontano da lì giacevano le scatole del trasloco di Alex, fatto tre anni fa. Le aveva notate la mattina dopo, quando si era svegliata. La casa era deserta, Alex era uscita e l'aveva lasciata dormire, ma c'erano quelle scatole, che l'avevano incuriosita "ci sono ancora queste scatole! " disse involontariamente a voce alta.

Alex sgranó gli occhi "scusi il disordine, dottoressa." disse l'ultima parola per farle capire che sospettava di lei. "già, sono lì da tre anni" disse rispondendo alla domanda e poi ne pose una lei "lei com'è fa a saperlo?" era ritornata a darle del lei. Non sapeva più se poteva fidarsi.

Claire era girata di spalle, stava ancora recuperando il cellulare dalla borsa, spalancò gli occhi. Era terrorizzata. Aveva fatto l'ennesima gaf e adesso? Aveva notato il cambiamento nella voce di Alex. Non era piu Alex ma la poliziotta a parlare. Le stava dando di nuovo del lei e questo voleva dire che aveva perso la fiducia in lei.

Si voltò a guardarla. La trovò a braccia conserte a pochi passi da lei. Le separava un piccolo tavolino, su quest'ultimo c'era appoggiata la pistola. Aveva lo sguardo fisso su di lei. "Alex. Ti prego. Qualsiasi cosa tu stia pensando non è così" notó che Alex aveva abbassato lo sguardo sulla pistola e sollevò subito le mani in segno di resa "non vorrai spararmi?"

Alex non rispose, si pentí di essere stata così stupida da lasciare la pistola incustodita. Era proprio a metà fra loro due. Entrambe potevano arrivarci. Chi ci sarebbe arrivata per prima? Chi avrebbe sparato? La dottoressa sapeva maneggiare una pistola? Quanti dubbi, riportó lo sguardo su di lei e continuó a fissarla. E dei strani sospetti le passarono per la testa. Come faceva la dottoressa a conoscere già casa sua? C'era già stata a sua insaputa? Perché avevano colpito il bar di Lincoln? Proprio dopo avergli presentato Claire da poco tempo. Questo improvviso suo interesse nei miei confronti. Il suo trasferimento nel nostro distretto. La sua presunta aggressione da parte di quei tizi. Era tutto finto per non destare sospetti su di lei? Erano tutte coincidenze? O la verità era più complicata di così? L'aveva mandata lui? Tutto questo era opera di suo padre? La stava controllando?

"chi sei tu in realtà? Sei chi dici di essere? O sei solo una spia. Ti ha mandato lui?"

Era questo che succedeva. In una guerra il nemico ti fa sempre dubitare chi ti sta accanto. Ti manda un suo alleato a fare il doppio gioco. La dottoressa fingeva di stare dalla sua parte invece era dalla parte di suo padre?