Capitolo 43 (Per me non sei nessuno)

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Alex stava per uscire dal palazzo...era diretta alla sua moto. Quando venne intercettata per le scale da Claire "posso venire con te Alex?" le chiese.

Alex accennó un sorriso. Capí che le voleva stare accanto, le faceva piacere. "ovvio, non posso di certo presentarmi senza la mia guardia del corpo" disse scherzando. La fece ridere.

Purtroppo le sorprese quel giorno non era finite. La stampa era venuta a conoscenza di quanto accaduto e i giornalisti avevano preso d'assalto l'edificio.

Erano tutti lì per sapere informazioni dalla figlia in persona. Le domande erano "Lady Killer ha colpito ancora. Come mai ha preso di mira suo padre?" e ancora "ha un qualche rapporto con la killer? Siete forse amiche?"

Alex non riusciva a crederci. Come facevano già a sapere tutto? Chi aveva fatto trapelare la notizia? E soprattutto come diavolo potevano pensare che lei e la killer fossero amiche? Continuó ad andare verso la sua moto cercando di superarli. E non rispondendo a nulla di tutte quelle assurdità.

Le domande continuavano "detective ci dica qualcosa per favore." / "cosa ne sarà di quel poveretto di suo padre? Un'altra vittima." / "è in contatto con la killer? Dopo quanto è successo al magazzino delle prove, non potendo accusare suo padre, le ha chiesto di vendicala?"

Alex era nera di rabbia. Era riuscita a farsi un varco e stava per andare via. Quando una giornalista le bloccò la strada dicendo "in conferenza stampa le ha dato la possibilità di arrendersi. La sta forse aiutando e proteggendo?"

Alex si bloccò "proteggendo? Lei non sa di cosa parla. Io sono una detective, il mio lavoro è catturare i delinquenti. Li sbatto in galera e butto via la chiave, non ci faccio amicizia. E ora si tolga di mezzo" disse scontrosa.

Finalmente lei e Claire riuscirono a raggiungere la moto. E partirono veloci contro il vento.

Una volta arrivate... "stai bene?" chiese Claire togliendosi il casco.

"no. Affatto. Ti rendi conto? Io sono una poliziotta. Dedico la mia vita tutti i giorni per rendere il mondo un posto migliore e mi descrivono come una che collabora e fa amicizia con i delinquenti. Mio padre invece che è sempre stato una mela marcia, viene passato per la povera vittima" disse gettando a terra il casco, per la rabbia. "cazzo! Ma che cosa ha che non va questo mondo? Perché la gente è così stupida?" disse in un impeto di rabbia.

"scusami. Non dovrei parlare così" si scusó.

"non scusarti, hai il diritto di sfogarti. E hai anche ragione Alex. I giornalisti dovrebbero riportare il vero e non inventare storie. E non dovrebbero permettersi di accusare una persona senza neanche conoscerla." le mise una mano sulla spalla per consolarla.

Alex la fissó dritta negli occhi" grazie di essere qui con me. Non c'è la farei ad affrontare tutto questo da sola"

"ci sarò sempre per te"

"ti amo" le suggerì il cuore "só che questo non è il posto più romantico del mondo ma sentivo di doverlo dire"

"non mi porta il posto. Mi importi tu. E starti accanto mi rende felice. Amarti mi rende felice. Tu mi rendi felice"

Si diedero un bacio per sostenersi a vicenda. Poi fissarono il palazzo che avevano difronte, il carcere. "sei pronta?" chiese Claire affettuosa.

"sì. Forza, affrontiamo anche questa" disse per poi incamminarsi a testa alta verso il cancello d'ingresso.

Alex e Claire dopo aver passato i controlli si ritrovarono nella saletta maleodorante dove si svolgevano le visite. Una semplice, piccola, saletta. Quattro mura con due porte. Senza finestre con solo un tavolo e tre sedie. La guardia le accompagnó e si rinchiuse la porta alle spalle come da prassi. Lo stesso fece l'altra guardia con il detenuto. Lo ammanettó al tavolo e li lasciò soli.

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