Capitolo 27 (L'impronta)

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Alex si svegliò con il profumo del caffè. Sorrise. Sapeva che al piano di sotto l'aspettava la bella dottoressa. Era consapevole che si stavano avvicinando sempre di più. La sera prima era riuscita a confidarsi con lei. Si era lasciata andare fra le sue braccia. E aveva provato una sensazione piacevole, di sollievo.

L'aveva sorpresa. Aveva paura della sua reazione. Si aspettava una sfuriata per averla messa in pericolo. Si aspettava che recuperasse le sue cose e scappasse via. E invece era ancora lì. Non solo l'aveva ascoltata ma aveva evitato anche che il suo cuore finisse in pezzi mentre raccontava il suo passato. L'aveva incoraggiata con le sue parole e l'aveva avvolta a sé come volesse proteggerla dal mondo intero. Accanto a lei si sentiva al sicuro. Era una sensazione nuova.

Sospirò, ripensando a quando nella notte l'aveva sentita andare in bagno. Poi al ritorno si era fermata dietro la sua porta. Stette immobile nel letto, il suo cuore aveva preso a battere più forte, nella speranza di vederla entrare. E poi? Cosa sarebbe successo? Cosa avrebbe voluto che succedesse?

Ma la dottoressa non aveva abbassato la maniglia della porta, non fece il suo ingresso. Si era rinchiusa nella stanza degli ospiti.

Forse non volevano la stessa cosa? E cos'è che voleva da quella relazione che stava nascendo fra loro? Era solo amicizia o era qualcosa di più? Ne era attratta, ma poteva bastare? Era solo una infatuazione? O era qualcosa di più?

Eppure quella strana sensazione era sempre lì presente come un tarlo che non ti abbandona mai. Sentiva di averla già vista, conosciuta. Come se ci fosse già stata nel suo passato e l'avesse...cosa?rimossa? Dimenticata? Era possibile una cosa del genere? Ma come era possibile dimenticarsi di una donna così bella? Non avrebbe senso, la dottoressa glielo avrebbe detto se si erano già viste, giusto?

Mentre i dubbi affollavano la sua mente le vibró il cellulare sul comodino. Lo recuperó, senza guardare chi fosse, disse "Ferrari" sospirò. Era un collega che la informava di nuovo cadavere.

Si vestí al volo e scese di sotto. Trovò la dottoressa ancora in pantaloncini e maglietta che le aveva prestato.

"doc dobbiamo andare."

"buongiorno" disse dandole il caffè "sì lo so." ovviamente avevano avvisato anche lei. "Mi cambio e arrivo. Tu intanto bevi almeno questo" disse dandole la tazzina.

Alex doveva ringraziarla fosse stato per lei non avrebbe mangiato nulla. Le aveva preparato la colazione. Ne approfittó per mandar giù anche due biscotti.

"sei sicura che vuoi andare insieme sul posto? Posso chiamare un Uber."

"non è necessario. O questo è un modo gentile per dirmi che ha paura di come guido la moto. Troppo veloce? Tropo spericolata? Non dica che non è vero perché lho notato sá, come si stringeva forte a me"

Claire non rispose. In realtà si stringeva a lei per aver un contatto. Recuperó il capotto e uscendo di casa disse "si muova detective"

Alex rise divertita. Cominciava a piacerle questa cosa di averla sempre intorno.

Arrivati sul posto. Attirarono l'attenzione di tutti. Media e colleghi. "cosa avranno tutti da guardare?" chiese la dottoressa. Alex si tolse il casco "beh! I giornalisti son curiosi di mestiere e i colleghi...forse la giudicano pazza per il semplice fatto che frequenta me"

Claire la fissó...e Alex aggiunse "se si ricorda non nutrono nei miei riguardi una grande stima."

"questo perché sono degli idioti. È un problema loro" disse poi si guardò in torno e chiese "mah! Sei sicura che sia questo il posto?"

"a giudicare dalle forze dell'ordine che ci circondano direi di sì. L'indirizzo è corretto. Perché?"

"qui non c'è nessuna casa. Siamo...in un parco pubblico." le fece notare.

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