Capitolo 49 (Detective Ferrari v/s Lady Killer)

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Alex entrò nella saletta e si richiuse la porta alle spalle.

Lady Killer sorrise. Sembrava contenta. "Detective. Finalmente" disse fissandola.

Alex non disse nulla e non la degnó di uno sguardo. Aveva portato con sé il voluminoso fascicolo del caso, che appoggiò sulla scrivania.

Ma quando Lady Killer vide che non la degnava di uno sguardo il suo sorriso si spense. Fissó il fascicolo e tentò di allacciare un legame, di aprire una discussione. E disse "è bello grosso"

"già. Si è data molto da fare" rispose in modo neutro, freddo. E si mise seduta. Fissò per un attimo il blocchetto che aveva davanti.

Lady Killer la fissó "la prego Detective. Almeno lei, non mi tratti come hanno fatto tutti gli altri."

Alex si rese conto che stava sbagliando. Si stava comportando come avevano fatto tutti, con distacco. E dopo quello che aveva già passato forse non lo meritava. Sollevò lo sguardo dal blocco e la fissó. Si mise a giocherellare con la penna che teneva in mano. Continuó a fissarla. Decise di non sbatterle le fotografie delle vittime in faccia come faceva con tutti gli altri. No. Non c'è nera bisogno. Quella povera ragazza avrebbe avuto stampato nella memoria quei volti per sempre. Mise via, in un angolo della scrivania, il fascicolo. Questo sotto gli occhi di Lady Killer che non perdeva di vista ogni suo movimento. L'addestramento, pensò Alex. Lei da poliziotta esperta ne sapeva qualcosa.
Si appoggió alla spalliera della sedia. E fissandola dritta in faccia, era segno che la vedeva, che era lì per lei, lo disse "ha ragione. Io sono qui per lei. Aurora. Mi racconti la sua storia."

Lady Killer si commosse. Finalmente c'era qualcuno disposto a vederla, ad ascoltarla. Finalmente c'era qualcuno che la trattava come una persona, un essere umano. La ringraziò con lo sguardo. Poi sorrise "Aurora. È così strano sentire questo nome. Non mi appartiene più ormai. Questo era il nome di una ragazzina impaurita. La stessa ragazzina morta vent'anni fa."

Iniziò a parlare come se Aurora fosse una vecchia amica. "Aurora era una ragazzina innocente. Timida. Sa! lei era quella che al giorno d'oggi chiamerebbero sfigata. Non era ricca, non era bella. Le sue compagne andavano a scuola con auto costose. Indossavano vestiti firmati. Lei invece andava sempre a piedi. Non si poteva permettere di prendere neanche l'autobus. E non aveva soldi neanche per i vestiti. A stento lei e sua madre arrivavano a fine mese. Le bollette da pagare, la spesa. Non restava nulla da mettere da parte per comprare qualcosa di nuovo. Così indossava ciò che aveva. Dei classici jeans e maglioni troppo grandi. Delle scarpe da ginnastica che avevano visto tempi migliori. E quando arrivava a scuola tutti la fissavano come se fosse una pezzente. Non aveva uno straccio di amico."

"cosa è successo, quella sera?" chiese Alex.

Lady Killer abbassò lo sguardo. "Aurora non veniva mai invitata alle feste. Nessuno vuole una sfigata alla propria festa di compleanno. Nessuno tranne Emma. Era la compagna di banco. Le aveva messo l'invito dentro un libro. Non voleva farsi vedere dalle miss della classe. Ma nello stesso tempo ci teneva che lei andasse alla sua festa. E così per la prima volta Aurora trovò il coraggio. E ci andò. "

"come mai ha lasciato la festa, prima degli altri?"

Lady Killer la fissó "non se lo immagina Detective. Aurora venne derisa. Per l'ennesima volta. Si scoprì che non era stata Emma ad invitarla ma era tutto uno scherzo."

"aveva bevuto o assunto qualcosa, alla festa?"

"voi poliziotti fate tutti le stesse domande" dopo una pausa aggiunse "no, non ero ubriaca e no, non ero strafatta se è questo che vuole sapere."

"sono solo domande di routine." disse dispiaciuta. "Ha lasciato la festa perché non ne poteva più. Immagino fosse sola. Continui..." Alex sapeva che ricordare quello che aveva passato, alla ragazza faceva solo male. Ma doveva sapere.

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