Cap.1 Una lanterna accesa

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Era una notte ricca di stelle quella in cui mi affrettavo a scappare da un destino che mi perseguitava da tutta una vita, trascinandomi nella mia condizione di essere umano fuorviato, tediato e rovinato. Il cielo limpido di quella notte con l'estate alle porte, guidava i miei passi affannati e vacillanti immersi nel velo scuro come la pece che li faceva impantanare al suolo. La foresta nei dintorni di Forteverdepoli venne svegliata dai gemiti delle mie corde vocali, il sentiero boschivo segnato dal mio sudore e rosato dal mio sangue, si stagliava come un nemico che non riuscivo a superare. Ero esausto, respiravo a fatica a causa di quelle spore che avevo inalato e che mi toglievano il fiato ma non potevo arrendermi e lasciarmi cadere nelle mani dei miei inseguitori, non quando finalmente in fondo alla foresta oscura scorsi una fioca luce in lontananza, probabilmente la lanterna della mia salvezza.
Scalai con immensa fatica lo steccato che mi separava da essa, ma così come io ridotto in quelle condizioni pietose riuscì a superarlo, anche i tre loschi figuri e i Pokémon da cui ero braccato, lo saltarono con la leggiadria di guerrieri ninja. Provai a seguire la staccionata lungo ettari di terreno in cui scorazzavano branchi di possenti Bouffalant, veloci Blitzle, soffici Mareep e scalpitanti Zebstrika, per poter raggiungere quella casa in mezzo al bosco e rincuorarmi al chiarore della sua lucerna. Ma le mie gambe cedettero, crollando sotto fronde verdi e rotolai giù lungo il sentiero scosceso, nella direzione opposta a quella in cui sarei voluto andare. Avevo mancato di poco l'obbiettivo perché stavo contando solo sulle mie forze, quando invece avrei potuto chiedere aiuto. Uno Zebstrika infatti si avvicinò a me per fermare la mia caduta rovinosa. Mi aggrappai al suo manto morbido e striato, mi issò sul dorso e corse verso la direzione giusta. Aveva ascoltato la mia voce, aveva captato la mia supplica di aiuto interiore dato che non riuscivo ad emettere nessun suono sensato. Ho proprio detto così: avevo parlato utilizzando la mia voce interiore e lui mi aveva risposto con la sua, perché si, ancora non mi sono presentato: mi chiamo Natural Harmonia Groupis, detto N e ho la capacità di sentire le voci interiori dei Pokémon e comunicare con loro senza dover usare le parole, ma delle presentazioni serie ce ne occuperemo più avanti magari. Chi conosce la mia storia, avrà già capito chi sono ma per coloro i quali non hanno mai sentito pronunciare il mio nome, non si preoccupino, ci sarà tempo e modo di capire come e soprattutto perché mi trovassi in quella disdicevole situazione.
Zebstrika mi condusse fin davanti all'agognata casetta, rischiarata appena dalla luce appesa sul portone d'ingresso. Il Pokémon mi scaricò con gentilezza a destinazione e si parò davanti a me pronto a difendermi. Mi trovavo ancora dal lato interno dello steccato in legno ben fatto e non avevo la minima forza per catapultarmi dall'altro per andare a bussare a quella porta, così rimasi lì, intrappolato, con la mano insanguinata aggrappata al legno, mentre tre ombre furtive mi raggiunsero col favore delle tenebre e mi circondarono, a destra e a sinistra. La mia voce emetteva sibili, tossivo, rantolavo e la gola mi si chiuse serrandomi le vie respiratorie. Era di sicuro l'effetto delle spore lanciatemi addosso da Liligant, il Pokémon di uno dei tre personaggi. Conoscevo quel trio fastidioso da quando ero piccolo, mi seguivano sempre per riportarmi a casa dopo le mie fughe. Si facevano chiamare il Trio Oscuro, tre persone dall'identità indefinita, agili come antichi guerrieri giapponesi con la katana e con il volto celato dietro un velo stretto sul viso, lunghi capelli bianchi raccolti in testa e corpi agili e scattanti come molle. Mi si fecero vicini, con ghigni soddisfatti ma stanchi di dovermi correre sempre dietro.

    «Ti consiglio di arrenderti se non vuoi farti ancora più male» mi avvertirono avanzando ancora verso di me.

    Ero palesemente senza scampo. Zebstrika aveva incoraggiato altri Pokémon ad intraprendere la mia difesa ma furono facilmente spazzati via da una fiammata di Volcarona che li disperse ustionandoli, così loro, povere creature non allenate alla lotta, fuggirono sparpagliandosi negli ettari di terreno intorno a noi. Qualcuno di loro ancora più spaventato prese a calci la staccionata fino ad incrinarla, finché Basculin, un altro dei Pokémon del Trio Oscuro, li fece allontanare con dei forti getti d'acqua, cosicché rimasi da solo, in compagnia dei miei incubi peggiori.
Si avvicinarono a me. Ero sotto tiro del loro Lilligant, di Basculin e di Volcarona. Un essere umano non può affrontare a mani nude i poteri dei Pokémon. Le spore mi avevano già ridotto l'ossigeno di almeno il settantatrè per cento (si ho detto proprio settantatrè, perchè dovete sapere che sono un appassionato di numeri e formule, in realtà sono un vero genio nella materia e odio le cifre tonde). So di essere bravo a calcolare qualsiasi cosa mi riguardi, almeno ci provo. Quella sera però avevo sbagliato i calcoli e stavo per rimetterci la vita. Sarei dovuto scendere dal mio piedistallo di solitudine ed onnipotenza e lasciare che qualcuno si prendesse cura di me, almeno quella notte perché avevo raggiunto il limite.
Ormai prossimo alla cattura, incrociai la figura del mio soccorritore. Era molto tardi: la porta di quella casa si era spalancata e qualcuno era corso fuori, probabilmente svegliato dal baccano che avevo causato durante il mio tentativo di fuga, infatti i Pokémon di quella proprietà non erano riusciti a placare la loro foga, generata dalla paura di quei tre che li avevano maltrattati. Alcuni di loro erano feriti e gemevano per terra poco lontani da me. Quella figura in silhouette, alta, slanciata e dalla voce immatura ma decisa saltò agilmente la staccionata e si frappose tra me ed i miei inseguitori.

Per sempre mio fratello ~ Pokémon Nero e Bianco ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora