Il treno regionale che da Austropoli portava a Boreduopoli passando per Sciroccopoli, sferragliava indeciso per le numerose fermate, verso la nostra meta: il Palazzo delle Scienze, in cui sarei rimasto per tre giorni in attesa di capire che cosa il Ministero della Difesa avesse deciso per me. Ormai era chiaro che non potessi più tornare al rifugio dopo quello che era successo e che si sarebbe dovuta trovare una modalità alternativa, ma era proprio quella soluzione che mi metteva paura. Temevo, intrappolato in un nuovo stile di vita, di non riuscire a portare avanti il mio obbiettivo, che era sempre la lotta al Team Plasma; tuttavia cercavo conforto nelle sagge parole di Kim che quel giorno al villaggio, mi avevano aperto gli occhi.
Anche se con le cure al villaggio la caviglia di Virgil era migliorata, il dolore non dava tregua al mio compagno di viaggio, così, il treno si era rivelata l'unica soluzione per farlo soffrire il meno possibile, data la difficoltà oggettiva a camminare.
Giungemmo insieme presso il dipartimento di matematica e fisica, lo stesso giorno della serata di Gala. Ci assegnarono una stanza e degli smoking per la sera.
Conoscemmo il famoso professor Smith, direttore del dipartimento, un uomo sulla sessantina, distinto e con folti capelli bigi. Fu molto discreto e non fece nessun accenno alla mia vera identità, anche se immaginavo già che il professor Campbell lo avesse avvertito per mio conto. Mi chiamava sempre signor Levin, riconoscendomi come il campione in carica dei giochi matematici, senza mai scomporsi in mia presenza.
Il pranzo fu servito a mezzogiorno nella sala dei banchetti adiacente alle cucine. Il palazzo si era vestito di eleganza ed erano molti gli ospiti che vi alloggiavano in quei giorni, soprattutto le famiglie degli scienziati che prendevano parte all'evento.Nel pomeriggio, dopo aver riposato e prima dell'inizio della festa, ci recammo a colloquio presso il suo ufficio, dove a porte chiuse, m'illustrò la sua proposta.
«L'agente Evan mi ha spiegato tutto, inoltre, tramite il mio collega, il professor Campbell, ho saputo dei vostri trascorsi insieme. Mi ha parlato benissimo di lei, dicendo anche che è stato il suo allievo più brillante. Non ho nessun problema a tenere il suo segreto e asseconderemo quanto pensato dall'agente Evan, sperando che il suo piano vada a buon fine e questo, glielo auguro con tutto il cuore. Se tutto andrà per il meglio, spero di poter intraprendere una collaborazione proficua. Posso offrirle qualcosa nonostante non abbia un titolo di studio ufficiale, ma di questo riparleremo una volta finite le riunioni».
Dopo questa discussione mi sentivo più rilassato. «D'accordo. La ringrazio professor Smith per quello che sta facendo per me».
«Non c'è di che. Il professor Campbell è un grande amico e anche il capitano Evan, non è un problema far loro un piccolo favore se servirà a fare del bene».
Quel tardo pomeriggio tuttavia, l'idea di partecipare a quel party esclusivo mi mise lo stomaco in subbuglio e dovetti chiudermi in bagno. Era il mio modo di reagire alle forti emozioni; lo stomaco era il punto in cui avveniva lo sfogo della mia più grande paura: quella di non essere accettato.
Vestiti a festa, ci recammo nella grande sala: smoking scuri e abiti da sera spiccavano in un'esplosione di colori che andavano dai toni del viola, al blu e al turchese. Al posto del basco, indossai un elegante cilindro ben piantato in testa per nascondere i capelli e un bastone liscio che facevano la loro figura. Avrei giustificato gli occhiali da sole dicendo di avere un'ipersensibilità alla luce. Lo steward ci accompagnò a un tavolo da due posti e, una volta seduti, ci guardammo attorno estasiati da tanta classe, nessuno dei due aveva mai preso parte a un evento così esclusivo.
Virgil si sentiva emozionato, forse più di me. «Devo ammettere che essere qui è pazzesco! Meno male che abbiamo accettato l'invito».
«Concordo agente Evan» replicai compiaciuto.
«E dai! Smettila di chiamarmi così!»
«Perdonami, non ci faccio caso Virgil. Quindi è deciso che domani mattina tornerai a casa?»
«Sì. E mentre tu sarai impegnato con le riunioni e l'ordine del giorno, ne approfitterò per sottoporre al Ministero la tua situazione».
«Se quella legge non si può applicare ai terroristi, come pensi che il mio caso possa essere preso in esame, e con quale motivazione? Perché la tua famiglia dovrebbe appoggiare questa richiesta?»
«Perché mi complichi la vita con tutte queste domande? Ci basta già mio fratello. È il guaio in cui mi hai cacciato da quando sei piombato a casa mia quella notte. Questo è affar mio, tu pensa a tenerti fuori dalle sciagure e qualsiasi cosa dovesse succedere, schiaccia il tasto di emergenza. Sarò da te in quindici minuti».
Cercai di rilassarmi e godermi la vista della maestosa sala da ballo, una cornice perfetta per inquadrare un evento così importante. «Se lo dici tu».
Il professor Smith girava tra i tavoli per assicurarsi che tutto si svolgesse nell'ordine e nell'eleganza; arrivò anche al nostro e si congratulò per il portamento e l'abbigliamento impeccabile. «Non appena tutti gli ospiti saranno presenti in sala, daremo inizio alla serata; nel frattempo vi presento ai miei colleghi e a tutti coloro i quali prenderanno parte al convegno come relatori».
Il professor Smith mi fece conoscere le più spiccate personalità in ambito scientifico, come il professor Gasparago Aralia e sua figlia, che io conoscevo già. Qualche anno prima, infatti, dopo essere stato eletto re del Team Plasma, mi ero introdotto nel loro laboratorio a Soffiolieve per liberare dalle sfere, i Pokémon che la professoressa Aralia affidava agli allenatori alle prime armi. Spinto dai miei ideali, ero profondamente contrario che i Pokémon fossero tenuti dentro le sfere e poi spediti via posta agli allenatori destinatari; in realtà ero contrario tutt'oggi a questa pratica ma avevo imparato ad allargare i miei orizzonti. Ero inoltre contrario all'utilizzo dei Pokédex perché a mio parere servivano per studiare i Pokémon come degli oggetti da catalogare. Con la mia irruzione al laboratorio di ricerca, aiutato da Zorua, avevo liberato i Pokémon e portato abbastanza scompiglio, distruggendo Pokéball e Pokédex. Quell'azione del passato, oltre ad avermi imputato capi d'accusa al processo, mi costava molto in termini d'imbarazzo ed era un sollievo che lei e suo padre non mi riconoscessero.
Cominciavo ad avere un'idea di come sarebbe stato difficile il mio inserimento in società dopo tutto quello che era successo.
La professoressa Aralia, estasiata dai miei risultati al torneo mi riempì di elogi, ma sarebbe stata la stessa cosa se avesse saputo chi fossi davvero? «Noah sono contenta che tu abbia accettato l'invito del professor Smith e spero che rimarrai a collaborare con noi ».
Feci un sorriso e un cenno con la testa. Cercai di non badare troppo a quei ricordi, tentando di calarmi nella mia parte e dare il meglio di me per condurre il mio debutto, semmai il piano fosse andato a buon fine. Rimaneva il problema di chi si sarebbe preso carico della mia tutela legale, un incarico di grande responsabilità e di fiducia nei confronti di un pregiudicato.
Risposi con un inchino poggiando la mano sul petto.
«La ringrazio professoressa Aralia, lieto di essere qui; non vedo l'ora di conoscere l'ordine del giorno del prossimo evento».
Il modo impeccabile a detta loro di pormi nei confronti della gente, grazie alla mia educazione e al bon ton, giocavano sicuramente a mio favore nel farmi apprezzare dalle creme della società che avrei dovuto frequentare. L'inizio dei lavori era fissato già per l'indomani, per definire il tutto e dividersi i compiti ma quella sera, l'unica raccomandazione fu di rilassarsi e godersi la serata.
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Per sempre mio fratello ~ Pokémon Nero e Bianco ~
FanfictionQuando i destini di due persone desiderose di rialzarsi, le quali tuttavia non trovano la forza s'incontrano, ecco che tutto può cambiare. Due vite opposte e tormentate, due anime in fuga possono essere l'una rifugio dell'altra nelle avversità che i...