Cap. 35 Responsabilità

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Mentre mi recavo alla sala banchetti per il pranzo, incrociai i due colleghi di Ginevra. Entrambi si fermarono davanti a me e mi salutarono a testa bassa. «Ciao ragazzi, avete smaltito?» chiesi portando le mani ai fianchi.

«Sì, assolutamente,» rispose Sandro senza alzare lo sguardo.

Sembravano tornati normali e avevano abbandonato quell'aria di superiorità che mi avevano mostrato durante il mio interrogatorio a pranzo. Capii che quella della sera prima era stata solo una ragazzata come quelle che un tempo facevo anch'io, quindi non volli infierire troppo sulla questione.

«Volevamo scusarci per il disdicevole comportamento di ieri sera. Abbiamo esagerato,» proclamò Manuel sospirando.

«Sì, abbiamo letteralmente superato i limiti,» aggiunse l'altro alzando gli occhi ma non la testa. 

«Scusami se ho importunato la tua fidanzata, non volevo dire quelle cose, mi vergogno troppo.»

«Anch'io,» concluse Manuel; i due ragazzi sembravano davvero pentiti.

«Forza, venite con me.» Li vidi allarmati ma non avevo intenzione di portarli dal rettore per rovinarli; li condussi invece dalle ragazze che mi aspettavano al tavolo e li costrinsi a scusarsi con loro. Chiarimmo tutta la situazione, e tutto tornò alla normalità.

Dopo pranzo le ragazze tornarono nella loro stanza mentre io intrattenni ancora i ragazzi a tavola per chiacchierare un po'. Stavolta l'interrogatorio lo avrei fatto io. «Cosa farete oggi? So che le lezioni sono sospese quindi mi chiedo come passerete il vostro tempo.»

«In realtà pensavamo di approfittare di questa pausa per studiare. Stiamo aspettando che il professor Smith ci assegni il curatore per i nostri progetti.» Spiegò Sandro, dandomi dei dettagli sulle sessioni d'esame che io già conoscevo, ma li lasciai parlare. È attraverso il dialogo che sì imparano a conoscere le persone. «Molto bene.» decretai compiaciuto, ma loro non erano tranquilli perché questa volta il mio atteggiamento era diverso da come mi avevano conosciuto. Mi reputo una persona tranquilla e comprensiva, tuttavia sono capace d'indossare diverse maschere e questa, li spaventava molto.

«Tu non hai detto niente al rettore, vero?» chiese allarmato Manuel, intimorito dal mio tono totalmente diverso da quello amichevole usato il giorno precedente. Ero abituato a conoscere il nemico prima di affrontarlo e volevo fare lo stesso con loro, soprattutto se frequentavano la mia fidanzata.

«Per questa volta sorvolerò su quello che è successo, ma badate che vi tengo d'occhio.»

«Sei stato molto chiaro.» Manuel promise di comportarsi bene d'ora in avanti, ma qualcosa di me non lo convinceva e lo capivo da come mi fissava. Se avesse avuto la vista a raggi X avrei giurato che mi stesse facendo una radiografia.

«Posso farti una domanda?»

Ecco che ricominciava a chiedere, usando questa volta la strada della discrezione.

«Dimmi pure.»

«Chi sei tu?»

Un brivido freddo come una piccola scossa elettrica mi attraversò la colonna fino ad arrivare alla nuca, per poi espandersi su spalle e braccia, ma mi controllai. «Che cosa intendi?»

«Un ex amministratore delegato che passa tutto il giorno a lavorare al computer non è il genere di persona che ha tutta quella forza.»

«Mi è solo venuta d'istinto perché ero arrabbiato.»

«No, questo non è possibile. Mio padre è un esperto di arti marziali, le ha insegnate anche a me e so riconoscere una persona addestrata. Mi hai fatto una leva molto complessa e io, che competo nei campionati nazionali di lotta, so riconoscere un combattente fuori dagli schemi.»Cercai di non scompormi troppo ma quelle parole mi avevano messo sulla difensiva. Ogni volta che qualcuno tenta di scavare nella mia vita, reagisco in modi sempre inaspettati. «È meglio se non ci facciamo troppe confidenze, non fa bene al rapporto tra studenti e insegnanti. Vi auguro buon pomeriggio.» Lasciai i ragazzi con la scusa che avevo del lavoro da fare e me ne andai. Mi ero innervosito e non ero riuscito a tenere la conversazione nemmeno stavolta, così fuggii, anche se sapevo che questo avrebbe attirato maggiore attenzione su di me. Mi sentivo a disagio. Voltai le spalle lasciandoli perplessi e, mentre mi allontanavo girando l'angolo, rimasi in ascolto sentendo Sandro fargli una domanda.

Per sempre mio fratello ~ Pokémon Nero e Bianco ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora