Cap. 34 Sondare il terreno

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Tre colpi decisi sulla porta della mia stanza mi risvegliarono. La mia coperta era per terra ed io con la testa ai piedi del letto; era evidente che, come al solito, il mio sonno era stato agitato, ma non ricordavo affatto quello che avevo sognato. Sentivo solo stanchezza per aver tardato ancora la sera prima. Non ero informato che frequentare una ragazza fosse così impegnativo.

«Noah!»

La sua voce risuonava fuori dalla stanza, i primi raggi fiocchi che filtravano dalla finestra e il mio sorriso stampato sulle labbra al suono della sua voce.

«Noah, perché sei ancora lì dentro?»

Poi, all'improvviso, mi assalì l'ennesima sensazione di disagio mentre guardavo l'orologio e mi accorgevo di essere nuovamente in ritardo per il mio secondo giorno di riunione. Schizzai dal letto, ancora in intimo, cercando di infilarmi le calze, i pantaloni e così via.

«Noah, insomma, vuoi deciderti ad aprirmi?»

«Sì, sì, sto arrivando!»

Ancora senza basco e occhiali, mi precipitai ad aprire la porta, senza curarmi che Ginevra potesse non essere sola, ma per fortuna lo era. Aprii, poggiando un gomito contro lo stipite della porta e sorreggendo la testa con la mano. Incrociai i piedi e chinai leggermente il capo verso di lei, mentre un folto ciuffo di capelli ispidi e annodati dalla mia notte turbolenta mi cadde davanti agli occhi. Sembravo proprio un imbranato patentato che voleva nascondere a tutti i costi il fatto che si fosse appena alzato dal letto. Sorrisi.

«Stavi ancora dormendo?»

«Chi? Io? Ma no, che cosa dici?»

«Hai il cuscino stampato in faccia».

«Cosa?»

«Noah... non hai la riunione alle nove?»

«Sì, certamente, per questo sono già in piedi».

«Ma è tardi...»

«No ... che cosa dici? Sono ancora le 8:35, c'è tempo».

«Stavi dormendo... meno male che sono venuta a svegliarti».

Continuai a negare fino a quando anche Virgil non mi diede la sua sveglia con una telefonata. Questa volta non mi sarei fatto trovare impreparato.

«Buongiorno, Virgil. A cosa devo questa telefonata?» risposi con tono audace.

«Ciao Noah, volevo assicurarmi che non ti fossi addormentato. Forse finalmente ti sei ricordato di impostare la sveglia?»

«Ovviamente! Per chi mi hai preso?»

La mia spavalderia fu subito interrotta con cattiveria dalla donna che amavo, che invece di coprire la mia bugia, spifferò il mio crimine. A quanto pare, non so mentire.

«Tranquillo, Virgil, ci ho pensato io a svegliarlo oggi», disse lei cercando di farsi sentire al viva voce.

«Ginevra! Ma perché?» protestai con delusione, bisbigliando.

Lei si piegò in due dalle risate, mentre un'altra ramanzina corse lungo il filo del telefono e dovetti rassegnarmi al fatti di essere stato beccato da entrambi.

«D'accordo, d'accordo, ho capito l'antifona. Farò più attenzione. Adesso, se non vi dispiace... dovrei andare a una riunione, cari malefici complici».

Chiusi la chiamata e rimasi a fissarla, con i capelli in aria mentre si divertiva ad arricciarli e a prendermi in giro.

«Che cosa farai questa mattina?» chiesi nel tentativo di farla smettere di ridere.

Per sempre mio fratello ~ Pokémon Nero e Bianco ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora