Cap. 15 Avatar

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Durante la mia degenza che si protrasse fino ai due giorni successivi, Davy andò ad informarsi per la nave che avrebbe dovuto portare i ragazzi fuori da Unima, ma la partenza più vicina diretta a Kanto sarebbe stata solo la settimana successiva e momentaneamente non c'era modo di lasciare la regione, così decidemmo di portare Liam, Akiko e Garreth a casa con noi per tenerli al sicuro.
Dal canto loro i ragazzi si erano opposti alla partenza perché erano preoccupati per Noah e non volevano lasciare la città finché non avessero avuto almeno sue notizie.
    L'umore generale era basso ed io, dopo aver disintossicato il mio sangue dal siero del Team Plasma, passavo tutto il giorno sull'amaca tra due alberi davanti casa, lasciando che il vento cullasse i miei pensieri carichi di angoscia.
Una volta allertata la polizia le ricerche di Noah iniziarono, ma se da un lato desideravo che lo ritrovassero, dall'altro volevo essere io a riuscirci per paura che il suo segreto venisse fuori, e l'idea che lo rimandassero in carcere una volta scoperta la sua fuga non riuscivo ad accettarla.
    Quella mattina mio padre, mio fratello ed i ragazzi si erano sistemati sul prato in fondo al ranch per fare colazione, la mia squadra di Pokémon era tornata in forma presso il centro Pokémon ed anche Bisharp stava di nuovo bene dopo la furiosa lotta contro Zoroak.
Li sentivo parlare da lontano in un brusio confuso mentre io, con la scusa di dovermi riposare, me ne stavo da solo a pensare che cosa fare. Dormivo abbandonato al dondolio lento e costante dell'amaca accarezzata dal vento caldo del deserto, mentre sogni e visioni si accavallavano uno sull'altro dandomi un'immagine confusa e sfocata. Aprii gli occhi e fu come ritrovarmelo davanti. Stava bene e lo chiamai per nome, il suo vero nome senza curarmi di chi potesse esserci nei dintorni ma non era un sogno. Natural era proprio lì davanti a me, nelle solite vesti del misterioso ragazzo dai capelli castani e mi disse che era tornato. Scesi in fretta dall'amaca, anche se con qualche fastidio legato alle ferite e gli corsi incontro felice. Ero euforico e lo presi per un braccio per farmi seguire. Senza dire nulla rimase inchiodato al suo posto e mi afferrò per la gola stringendola con una mano e bloccandomi contro uno degli alberi. Totalmente colto alla sprovvista provai terrore in quella morsa che non accennava ad allentarsi, anzi, sembrava aumentare ogni secondo di più.
    «Lasciami mi fai male!» lo supplicai incredulo mentre il panico si impossessava poco per volta di ogni mio senso.
Il malessere che mi provocava offuscò i miei occhi e tentai di liberarmi spingendo la sua mano con le mie, ma invano, perché era come se una forza sovrumana mi stesse sopraffacendo; non potevo urlare per farmi sentire e mi mancò il respiro. Impaurito iniziai a farfugliare suppliche, a scalciare e agitarmi come un ossesso ma lui, imprimendo più forza al braccio, mi sollevò in aria. Non riuscivo a spiegarmi come facesse a sprigionare tutta quella potenza per sollevare con una sola mano miei 73 chili senza sforzo alcuno, poi finalmente prese la parola.

    «Bene bene Agente Evan ... a chi hai raccontato di me?» mi rimproverò alludendo ad un mio tradimento.

    «A nessuno!» gracchiai sforzandomi quasi senza voce, sperando che credesse alle mie parole.

    «Sei sicuro?»

    «Sto mantenendo il tuo segreto ... lasciami ... non respiro ... »

    «Perché mai dovrei avere pietà di te? Mi hai preso a pugni e trascinato, insensibile al mio stato di salute. Perché non ci riprovi eh?»

    «Mi dispiace, ma ero sotto il loro controllo, proprio come tu adesso! Devi sconfiggerli e voglio aiutarti, come hai fatto con me ... »
    Le mie parole non gli sfiorarono nemmeno i lobi delle orecchie. Continuò a rimproverarmi e farmi male, quando per fortuna mio fratello che era tornato verso casa vide la scena e si mise a gridare.

    «Lascialo! Così lo soffochi, smettila immediatamente!»

    Corse verso di noi per liberarmi ma Noah, sporgendo appena il braccio libero verso di lui, lo colpì con una sfera di energia nera. Mio fratello fu scaraventato per terra urlando per la botta. Sembrava l'attacco di un Pokémon e non riuscivo a spiegarmelo. Tutti sentirono la sua voce e accorsero per vedere che cosa stesse succedendo e restarono stupiti per la scena. Davy intanto si rialzò e mandò Stoutland a lottare. Il Pokémon corse verso Noah per fargli mollare la presa ma i suoi occhi si accesero di rosso ed anche lui venne scaraventato via come mio fratello prima. Nessuno di noi riusciva a rendersi conto di come facesse un essere umano ad attaccare alla maniera di un Pokémon ed io ero al limite della sopportazione. Tutti i miei amici accorsi, anche mio padre mandarono i loro Pokémon per aiutarmi ma la battaglia non iniziò mai perché si ritrovarono improvvisamente tutti su uno scoglio in mezzo ad un mare in tempesta ed in balia di un  temporale. Il mare si gonfiò sospinto dal vento e le onde divennero così alte che presto quello scoglio su cui li vedevo annaspare sarebbe stato sommerso. Io e Noah invece eravamo all'asciutto sulla riva ed io ero costretto a guardare impotente quello scenario. La sua presa sul mio collo poco alla volta si allentò e mi ripresi, ma vedevo gli occhi di tutti terrorizzati nel constatare che un momento prima si trovavano sull'erba a fare colazione in tranquillità ed uno dopo rischiavano di morire annegati nelle acque agitate. Stavamo assistendo a qualcosa di surreale, anche se somigliava molto ad una illusione di Zoroak, soltanto che lui non c'era.
Presto lo scoglio venne sommerso, tutti si ritrovarono in mezzo alle onde e mio fratello sparì dalla nostra vista. I tentativi di recuperalo con l'aiuto dei nostri Pokémon d'acqua furono vani e la situazione degenerò. Intanto sopra di noi, Noah, fluttuava inspiegabilmente nell'aria avvolto da una nube scura e mi guardava con rabbia. Ce l'aveva con me ed ormai era chiaro che il Team Plasma non mi volesse tra i piedi perché stavo aiutando Noah a fuggire da loro. Si preparò lanciare un altro attacco contro di me. Espeon, uno dei miei Pokémon si mise davanti per difendermi ma lo spostamento d'aria creato tra l'energia del suo scudo e quello dell'attacco mi fece scivolare in acqua. Fui recuperato da Vaporeon che mi aiutò a risalire e trascinarmi a riva e vidi anche tutti gli altri avvicinarsi verso di me. Purtroppo Noah si preparò nuovamente ad attaccare e a nulla valsero le nostre parole per farlo ragionare. Notai che ogni sua mossa lanciata era di tipo buio e quella non sembrava da meno.
D'un tratto il mare svanì e ci ritrovammo tutti sull'erba, investiti da un suono insopportabile. Davy aveva vinto il mare ed era tornato imbracciando il dispositivo ad onde sonore del Team Plasma che avevo usato per mettere Zoroak al tappeto e che era rimasto nel mio zaino. Noah crollò a terra gridando fino a perdere i sensi a causa del forte suono.
Il mare scomparve del tutto, la tempesta cessò ed eravamo asciutti. Davy si assicurò che non ci fosse più pericolo e spense il dispositivo. Mi avvicinai a Noah sperando che stesse bene ma mentre lo guardavo il suo corpo iniziò a mutare fino a prendere le sembianze di Zoroak e alla ci fu tutto chiaro. Ecco perché ci attaccava come se fosse un Pokémon ed ecco spiegato il motivo delle illusioni. Ma se quello era Zoroak, allora Noah dove si trovava? Vidi una lucina rossa lampeggiare dietro la sua criniera, la presi in mano e riconobbi un localizzatore GPS. Ero sicuro che se non lo avessero visto tornare, il Team Plasma sarebbe venuto qui seguendo il localizzatore.
Mentre discutevamo sul da farsi, Zoroak si riprese completamente, spaventando tutti, ma al di là delle aspettative più orribili a cui le nostre menti si erano preparate, egli si mise in piedi e riprese di nuovo l'aspetto del ragazzo dai capelli color amaranto per comunicare con noi in maniera amichevole.

Per sempre mio fratello ~ Pokémon Nero e Bianco ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora