Cap. 11 Le Rovine degli Abissi

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Volammo per circa un'ora fino alla scogliera della Baia Spiraria, una zona balneare dalle acque cristalline ed una spiaggia di ciottoli che vanno dal colore grigio scuro all'ambrato.
Le percezioni dell'intramondo non sono mai accurate e non era da escludere che potessi sbagliarmi.
    Ci aggiravamo sulla spiaggia ormai da quaranta minuti ma nei dintorni non trovammo nulla che potesse aiutarci a capire se fossimo sulla buona strada. Visitammo la città costiera di Spiraria per chiedere informazioni che potessero aiutare la nostra ricerca, finché un pescatore locale ci informò di un insolito traffico aereo sopra la baia. Nelle ultime quattro o cinque settimane, un elicottero sorvolava spesso la scogliera di fronte il litorale, atterrando tra le cale. Il gentile signore ci indicò il luogo dove lo aveva visto mentre al mattino presto, pescava ad un centinaio di metri dalla riva e ci recammo sul posto. Ci addentrammo in volo in questa cava isolata, dotata di una spiaggia internata e quasi impossibile da raggiungere a piedi per la scogliera che la nascondeva. Non c'era nessuno nonostante fossimo in estate. Ogni tanto qualche bagnante più temerario raggiungeva la spiaggia aggirando gli scogli a nuoto, ma chiedendo anche a loro, ci dissero di non aver mai notato alcun movimento. Iniziai a scoraggiarmi.
    «Ero convinto che qui avremmo trovato qualcosa. Zoroak ... mi dispiace ...»

    «Non hai colpa per questo. È a me che duole averti portato fin qui per nulla. Si è fatto tardi, ti accompagno a casa».

    «Aspetta ... è Noah?»

    «Non mi fermerò finché non lo avrò trovato». Abbassò lo sguardo per il dispiacere e anche se non si sarebbe arreso, le sue speranze cominciavano a diradarsi come l'orizzonte che si perdeva alla vista. Cosa avrei potuto fare per aiutarlo? Mi sentivo triste ed inutile. Lui era venuto da me in cerca di appoggio e non avevo saputo darglielo. Gli portai una mano sulla sua robusta spalla da umano, mentre lui invertiva la trasformazione per tornare uccello e riportarmi a casa, quando il rumore lontano di un elicottero attirò la nostra attenzione.
    «Lo senti?» chiesi alzando gli occhi al cielo.

    «Eccome» rispose volgendo lo sguardo nella direzione da cui veniva il rombo sordo, ed interrompendo la metamorfosi per rimanere umano. Ci nascondemmo dietro un'insenatura rocciosa per non farci vedere. L'elicottero atterrò sulla spiaggia, proprio quella che ci aveva indicato il pescatore e contemporaneamente dal mare emerse un batiscafo che poteva trasportare al massimo quattro persone. Dall'elicottero scesero alcuni individui che io riconobbi. Erano gli stessi con cui avevo avuto a che fare al deposito frigo. Erano del Team Plasma. Il mio torace si irrigidì e rimase sospeso togliendomi il fiato, mentre i muscoli di Zoroak si contrassero sotto il tocco della mia mano che gli suggeriva di rimanere calmo e attendere.
Tre uomini lasciarono l'elicottero e salirono sul sottomarino - trasportando alcuni oggetti indefiniti - che sparì sott'acqua, mentre l'elicottero riprese il volo. Iniziavo seriamente a pensare di non essermi sbagliato, doveva esserci qualcosa lì sotto. Era risaputo che in fondo alla Baia ci fosse una grotta sottomarina con un percorso all'asciutto che portava a delle rovine poco più a largo, quindi quello poteva essere il nascondiglio perfetto per una base che non fosse alla vista di tutti.
Zoroak si preparò ad immergersi assumendo l'aspetto di un Pokémon d'acqua ma io lo fermai.
    «Aspetta! Voglio venire con te, potresti aver bisogno di aiuto, non sappiamo cosa c'è lì sotto».
    Aveva agito d'istinto dimenticandosi per un attimo della mia presenza ma potevo capirlo. Era ansioso di ritrovare l'allenatore a cui era evidentemente affezionato e che non vedeva l'ora di riabbracciare. Si trasformò di nuovo in un umano per comunicare con me.

    «È pericoloso e non so a che profondità si trovino».

    Aveva ragione ... ma io non potevo rimanere lì dopo aver visto lo zampino del Team Plasma, e la mia collaborazione non poteva limitarsi solo ad aver gettato le basi per dare a Zoroak un indizio da cui poter partire. Io volevo essere parte di quel salvataggio, volevo di più, desideravo rendermi più utile di quanto in realtà non fossi già stato.
    «Portami con te, so trattenere il fiato fino ad arrivare al percorso nascosto» azzardai incautamente.
    Zoroak che per fortuna era più saggio di me, pur ipotizzando che potevo trattenere a lungo il fiato, sapeva che non avrei mai retto la pressione dell'acqua ed anche la temperatura. Si fermò a riflettere e dopo meno di un minuto mi disse la sua.

Per sempre mio fratello ~ Pokémon Nero e Bianco ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora