Un diesis ed un bemolle

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Ho guardato bianchi tasti di un pianoforte

creare melodie che raccontavano storie

alla bimba che sognava di crescere in fretta.

Adoperava la dolce musica per dimenticare

le occasioni tristi su cui voleva urlare,

a squarciagola per far sentire

la forza della sua voce.

In quel modo, zittiva il suo troppo tenero cuore

che osava con forza sussurrare

ciò che nel segreto riusciva a provare.

Nel cercar la musica, invece, tentava

di dedicar a ogni emozione

un nuovo suono, una particolar melodia:

una nota e un'altra ancora,

al ritmo dei battiti che bussavano nel petto

tirava fuori una composizione,

una delicata canzone.

Prima in diesis, poi in bemolle,

domandando ai pedali 

intensità a tutte le ore.

Aggrappata alla speranza,

tutt'a un tratto declinò l'invito

del candido pensiero, che 

ogni notte, presentandosi al suo cospetto,

si prestava da gentiluomo ad accompagnarla

tra i quartieri del suo troppo tenero ferito cuore.

Davvero insopportabile quel vagar

tra le vie colorate di rosso

alle quali badar non sapeva ormai da tempo.

E dal diesis al bemolle fermò così l'immaginazione

che la spingeva a voler trovar una persona,

almeno una, tra le tante anime a vagar per il mondo,

che sapesse ascoltar le note ricche di passione.

Tante volte aveva cercato

in modo così tanto disperato

di far arrivar le dolci note

al suo pubblico in attesa,

che della sua melodia non sapeva nulla apprezzar,

neanche fosse in sordina.

Così discendeva dal palco,

si sedeva in un angolo

lontano dagli accordi che dal diesis al bemolle

raccontavano storie in musica,

per allontanare tristezza dagli occhi e dal cuor

di una bimba che sognava di trovar posto

in un mondo dove il rumore

annulla l'intenzione di un diesis e di un bemolle.


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