Crack

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Quante volte mi son detta

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Quante volte mi son detta

"Vedrai, ci si abitua presto..."

e invece non ci si abitua mai.

Quante volte ho raccontato a me stessa

che sarei stata capace

di non sentire più nulla,

che come un lenzuolo di seta

avrei fatto scivolare tutto

e sarei rimasta leggera

come una piuma

anziché somigliare ad una pietra.

Invece non è semplice

convincere il proprio modo di essere

a non contare le ferite,

a non ascoltare il rumore sordo

che proviene forte e chiaro

dal dolore che hai incontrato.

Avrei fatto di tutto per

proteggere il mio cuore:

avrei imparato volentieri

i migliori trucchi di magia

per nasconderlo agli sguardi crudeli,

invece ogni volta che qualcuno lo trova

è sempre la stessa cosa:

finisce a terra agonizzante.

"Crack"

e tutto si spegne.

Si perde il respiro,

dilaga l'emozione che

fa nera e cupa l'anima.

La delusione mi investe

e mi conduce verso il luogo

da dove non si fa ritorno facilmente:

sfido la mia fiducia

ad obbedire al mio volere,

a lasciar andare quel corpo

vittima della brutalità della sofferenza.

Mi fa male ritrovarmi sperduta

tra i sentieri di quelle emozioni

che credevo di riuscire a controllare.

Fa male perché guardo fallire

ancora una volta me stessa.

La mia incapacità di

proteggere la parte

più vulnerabile di me

mi ha tradita.

"Crack"

e tutto si sgretola

mentre non posso far nulla

per evitare la distruzione

della mia sensibilità.

La promessa fatta viene meno,

di nuovo un permesso accordato

per raggiungere la meta

più importante di me,

dalla quale si scorge il mondo

dipinto da colori diversi.

"Crack"

e sono ancora ostaggio

di quei sentimenti

che danno vigore

all'ennesima delusione

della mia vita.

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