4. Rientro A Casa

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Frederick racconta...
-Si narra che il Conte Jeon fu mandato a studiare all'estero e rientro' in Patria intorno al 1430 alla morte del padre, purtroppo la madre la perse che era ancora bambino...
Ci sono alcuni scritti qui di suo pugno... Può leggerli... Li tratti con cura sono molto delicati sa... La carta è sottile ormai.
Si accomodi pure a quel grande tavolo.
Lo faccio sedendomi su una grande poltrona in cuoio e legno, dotata di un ampio schienale e gambe a zampa di leone.
Frederick mi passa un libro enorme rivestito in pelle con inciso lo stemma dei Jeon che ho visto all'ingresso quando sono entrato.
-La lascio... Tenga pure la lampada ad olio sta per arrivare un temporale e ci sarà meno luce.
Dice lasciandomi solo.
Mi guardo in giro e non nascondo di sentirmi a disagio, la stanza è circolare piena zeppa di testi antichi sistemati ordinatamente negli scaffali impreziositi da numerosi fregi scolpiti.
Guardo quello che Frederick ha poggiato davanti a me.
Sfioro la pelle leggermente consumata con la mano... I miei polpastrelli toccano leggeri lo stemma in rilievo dei Jeon. Lo apro...e l'emozione cresce in me... Fogli su fogli ingialliti dal tempo sfregiati con il pennino ad inchiostro da una scrittura nervosa e caratteriale... Alzo gli occhi un attimo e lo vedo... Raffigurato in quel quadro appeso alla parete di fronte, come ho fatto a non notarlo entrando...? Il Conte Jeon in piedi accanto al suo cavallo nero. Moro, fiero... Un gran bell'uomo con lineamenti marcati una pelle leggermente ambrata e un fisico perfetto.
Sembra che mi fissi con quegli occhi scuri severi.
Riabbasso i miei a disagio e accendo la lampada perché la luce è diminuita... Tuona... Sta arrivando un temporale... Inforco gli occhiali... E catturo con lo sguardo le sue parole.

"Ricorre l'anno 1430 è il 27 novembre sono in viaggio sto rientrando a casa...ho notizie che mio padre mi ha lasciato.
Pare un virus ai polmoni... Forse pleurite.
Non so cosa provare in questo momento di certo non tristezza, l'ho tanto odiato e domani mi ritroverò a fingere di pregare davanti alla sua fossa. La carrozza ondeggia scomodamente, fuori un brutto temporale infastisce il mio viaggio. Fra circa due ore dovrei raggiungere il castello di Gyeongserdon, il posto dove ho passato parte della mia infanzia e della mia adolescenza.
Maledico mio padre per avermi disturbato con la sua morte, stavo così bene in Europa ho viaggiato così tanto...
Ma ora pare che la "pacchia" sia finita... mi rinchiudero' in quel triste maniero e affronterò gli adempimenti familiari, il Re mi ha scritto personalmente raccomandandomi di tornare e di affrontare le mie responsabilità prendendo le redini del Contado, che ormai è molto grande e redditizio.
Pare che mio padre avesse molti affittuari.
"I contadini vanno controllati altrimenti non lavorano" così diceva sempre...almeno in quello sono d'accordo... La povera gente non si impegna per emergere, comprende solo la frusta di comando di noi nobili.
Immagino che dovrò pure trovarmi una moglie fra le nobili del vicinato e farla figliare... Odio le donne e non amo particolarmente i bambini...che trovo chiassosi e disturbanti.
Guardo fuori annoiato e infastidito dai miei pensieri. Riconosco piano piano quelle lande desolate... Ci siamo quasi... Mi accorgo che siamo arrivati perché la salita per arrivare a Gyeongserdon è piuttosto impervia e la carrozza si inclina.
Sento il rumore del portone in ferro aprirsi.... E sono a casa.
Indosso il mantello stringendolo addosso per il freddo elegantemente scendo...notando subito con disprezzo che i miei piedi affondano nel fango.
La servitù è in riga sotto la pioggia per salutarmi.
Li congedo subito... Ho fame, sono infreddolito e stanco, e non vedo l'ora di dormire.
Ma l'ora del sonno deve attendere.
Vengo accompagnato nella stanza dove le spoglie del vecchio Conte Jeon giacciono.
L'odore della morte che percepisco mi stravolge lo stomaco, trattengo il vomito... Tocco un braccio a mio padre e mi chino per dargli un finto bacio in fronte... Recito per la servitù presente e per il medico che l'ha assistito e mi ha atteso per le condoglianze.
Domani lo seppelliro' e diventerò il padrone di questo posto maledetto...
L'indomani continua a piovere, la giusta giornata schifosa per un adempimento tremendo come quello di seppellire un padre.
Quando il sacerdote ha finito getto un pugno di terra nella fossa sulla bara.
È finita penso mentre mi avvio verso la carrozza, ma nobili è servi sono in fila a riverirmi, sono il più potente della zona ora. Fra i nobili qualche faccia nota, sono ridicoli con i vestiti impregnati d'acqua e il trucco che scivola sui loro visi.
Anche i servi e contadini con le loro famiglie mi ossequiano... Tra tutte quelle teste more bagnate ne spicca una bionda che non posso non notare... non resta china in segno di rispetto come le altre ma mi osserva con impertinenza nascondendosi dietro a suo padre.
Sostengo brevemente il suo sguardo per poi stanco dirigermi verso la carrozza".

Quindi il Conte Jeon incontro' Jimin la prima volta al funerale del padre che inizio funesto!
Dovrei andare... Ma la curiosità è troppa... E le mie mani sfiorano il secondo foglio...

INDIMENTICABILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora