-Lord Jeon è arrivato il ragazzo.
Mi annuncia Namjoon.
-bene lo affidi alla governante, specifichi che non gli faccia fare lavori pesanti, non ha il fisico adatto...per il resto può far tutto.
Adesso occupiamoci del rendiconto da mandare al re che è più importante.
Passiamo ore ed ore esaminando i conti di mio padre rendendoci conto di quant'era invecchiato per aver lasciato andare le cose così, mettiamo giù un programma per migliorare la situazione del Contado.
-Lord Jeon i suoi studi europei saranno di grande aiuto, sono sorpreso dalla sua immensa conoscenza.
Commenta sorpreso Namjoon.
-Ho bisogno di mangiare e bere qualcosa, cosa ne dice di uno spuntino? In fondo sono le 10.45...ed io ho già fame.
Ordino che ci venga portato qualcosa.
È arriva Jamin con un grande vassoio. Oggi si presenta meglio ha i capelli puliti, indossa una linda camicia beige ma i pantaloni sono quelli di ieri e hanno qualche macchia ed è scalzo.
Non posso fare a meno di notarlo i suoi piedi devono essere ghiacciati sulla pietra fredda di cui sono rivestiti i pavimenti di tutto castello.
-ecco il vostro spuntino signore.
Dice inclinando come sempre la testa e poggiando il pesante vassoio su un tavolino vicino.
-come mai sei scalzo come un selvaggio?
Non posso fare a meno di chiederlo mettendolo subito a disagio.
-ieri nei campi ho sporcato le scarpe di fango... Le ho lavate ma non si sono asciugate e ad una si è staccata la suola...
Dice tirando su le spalle.
-Devo farla aggiustare dal calzolaio in città e oggi non ci posso andare.
L'evidenza della sua povertà e la naturalezza del modo in cui ne parla mi fa rispettare la sua persona e non insisto con le domande.
-Namjoon si segni che voglio vestiti nuovi per chi serve al castello, un doppio cambio di tutto sarà sufficiente.
Dico soltanto.
-puoi andare... Fra una mezz'ora vieni a riprendere il vassoio.
-certo signore.
-è troppo generoso si abituerànno male.
Commenta Namjoon.
-non faccio mai niente per niente... Voglio sempre qualcosa in cambio...non si preoccupi avvocato. Questa gente deve appena imparare a conoscermi.Qualche giorno dopo rientro al castello dopo la mia consueta cavalcata.
Salgo in camera mia e a metà corridoio incrocio Jamin che sta pulendo la polvere con un panno in mano. Si aiuta trascinandosi dietro una sedia per arrivare nei punti più alti per esempio dei bordi dei numerosi quadri dei miei antenati.
È tutto concentrato in quello che sta facendo e non si accorge subito della mia presenza.
Tossisco leggermente. Scende dalla sedia inchinando il volto immediatamente.
Mi infastidisce che abbia evitato di incrociare il mio sguardo.
Non lo saluto nemmeno.
-credo ci sia qualcosa da correggere nella tua riverenza, volevo già dirtelo l'altro giorno.
E forse prima di tirarmi una mela dovresti considerare di stare al tuo posto... io sono Lord Jeon Teenzegah Meitzwer Conte di Gyeongserdon tuo Signore e padrone mi devi rispetto. Inchinati di più.
Gli ordino brusco.
Lo fa leggermente.
-ancora...
Jamin aumenta la sua inclinazione.
-ancora!
Gli urlo costringendolo ad abbassarsi ancora.
-bravo Jimin così va bene. .
Sbaglio appositamente il suo nome per irritarlo.
Voglio vedere se ha il coraggio di rispondermi.
-il mio nome è Jamin signore.
Ce l'ha eccome.
-non da oggi.
Ribatto subito.
-non è giusto cambiarmi il nome signore.
Ha l'ardire di protestare.
-qui è giusto solo quello che dico io. Vieni Jimin... Aiutami a togliere gli stivali.Non ha forza... Eppure è un ragazzo... Davvero non ce l'ha... penso quando sono seduto sulla mia poltrona e cerca di sfilarmene uno.
Lo lascio fare, perché sono stanco e perché voglio vedere come va a finire.
Non ci riesce ed allora si mette a cavalcioni della mia gamba per usare più forza dandomi le spalle e inchinandosi per fare leva.
La sua camicia è corta e si solleva lasciandomi intravedere quanto la sua vita sia stretta,la curva dei suoi fianchi pronunciata e il suo didietro arrotondato come quello di una donna... Anzi forse meglio.
Irritato dalla sensazione che provo, poggio l'altro piede sul suo sedere spingendo, così riesce a sfilarmelo ricadendo in avanti.
Gli rido in faccia per nascondere il mio imbarazzo mentre avvicino la giacca alla mia patta perché non si noti la palese eccitazione nei miei pantaloni.
Cadendo si è fatto male sicuramente, ha gli occhi lucidi ma non me lo dà a vedere. Sfila anche l'altro, quando sente la spinta del mio piede è pronto per cadere appoggiando le mani avanti.
-vattene e lucidali.
-si signore.
Dice inchinandosi correttamente, impara in fretta per essere un contadino.
-ah... Jimin... domani la colazione portamela tu.
-a che ora signore?
-alle 7 vado a Gyendier a trovare la famiglia del luogo ha una figlia ed io sono in cerca di una moglie.
Annuisce lasciandomi.
Una moglie... Penso... Che me ne faccio? Mi sono appena eccitato guardando il didietro del piccolo bifolco...
Sono perso nei miei pensieri quando uno dei servi entra trafelato.
Si inchina velocemente.
-signore... Hanno preso l'assassino del villaggio... Quello che ha ucciso una donna dopo avergli fatto cose inenarrabili .Proprio ora penso... Sarei andato a dormire...
Mi infilo un paio di scarpe e scendo, di questa brutta storia me ne aveva parlato Namjoon.
Al centro della piazza del castello l'uomo è tenuto fermo da due contadini, l'hanno evidentemente picchiato.
Gli abitanti del castello e i contadini si sono radunati per il mio giudizio... Gridano"a morte! A morte"
Anche Jimin è lì che mi guarda.
Salgo sul pulpito centrale quello dove saliva mio padre per le sue sentenze.
Improvvisamente si leva il silenzio.
Guardo Jimin negli occhi ha uno sguardo strano, forse mi sbaglio ma credo che comprenda quanto mi pesa tutto questo... Dover decidere della vita e della morte di qualcuno anche se è colpevole. Ma poi guardo la madre di quella che dev'essere la vittima piegata dal dolore e allora mi faccio forza...chiarisco la voce perché sia forte e chiara.
-Io Lord Jeon Conte di Gyeongserdon vostro Signore e Padrone di fronte a quest'uomo reo di violenza e di omicidio decido per la sua vita.
A morte come chiede il popolo! Impiccagione pubblica ora... Subito.
Dico scendendo un attimo dopo dal pulpito. I miei sono passi pesanti, perché anche il cuore lo è, fino alla mia stanza.
Pochi minuti più tardi qualcuno bussa.
È un servitore qualsiasi con una tisana calda.
Si prostra dinanzi a me dicendo.
-Jimin mi ha detto che ne voleva una...non riusciva a portarla lui perché stava andando a casa... Allora mi sono permesso di venire io.
Ora ho la certezza che quel piccolo folletto mi ha letto dentro.
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INDIMENTICABILE
Fiksi PenggemarTaehyung è uno scrittore famoso, un giorno viene invitato a visitare una mostra di quadri. L'autore è un suo vecchio amico del periodo universitario, resta sorpreso dalle sue opere... ed estasiato da un dipinto. Il ragazzo raffigurato è un personagg...