Minho∿∿∿
Nel sud est dell'Australia si trovava un edificio nascosto tra le montagne e i campi di erba secca, un edificio costruito in pietra con grande porte di vetro e un tetto dalle tegole rosse. Lì viveva Lee Minho, un 23enne che usciva da qualsiasi definizione di 'normalità'.
Io.
E se questo può sembrare l'inizio di una fiaba, sappiate che la vita in quel luogo non era un granchè divertente. Era come vivere in un ospedale ma, in ogni caso, era meglio di stare nella mia vecchia scuola. Non ero come gli altri bambini della mia scuola elementare, ero 'strano ma speciale' secondo i miei genitori, ecco perchè mi lasciarono in quell' edificio nascosto, frequentato da pochi ragazzi addestrati anche loro sin da piccoli.
Le persone che erano a conoscenza dell' esistenza della strana costruzione ci chiamavano 'i Segugi', forse ci temevano o forse no, noi non lo sapevamo, non avevamo il permesso di parlare con persone che non fossero interne all' associazione. In quel palazzo così simile ad una scuola si trovavano ristretti gruppi di ragazzi prodigio provenienti da tutto il mondo, allenati sin dalla tenera età a lavorare come spie per l'FBI. Eravamo tutti contraddistinti da un' intelligenza quasi spaventosa, odio per la mafia e lustre camicie nere recanti il logo dell' associazione.
Il nostro mestiere era fingerci amici dei figli dei mafiosi, per riportare più informazioni possibili all' FBI e facilitare l'arresto delle famiglie coinvolte. Dai 6 ai 15 anni mi rivelai il migliore in ciò, fino a far diventare quel lavoro una specie di ossessione. Era come se non potessi più tornare in dietro. Potevo sembrare un ragazzo normale, davvero, ma dentro di me si celavano orribili verità tra i veli trasparenti dei segreti non detti. Anche a 23 anni continuavo a lavorare per l'associazione, purtroppo mi veniva bene, agganciavo chiunque e senza fatica, era una specie di dote, un superpotere. Non conoscevo pietà, quando la preda entrava nel mio mirino non aveva modo di uscirne, sarei riuscito a mettere da parte ogni sentimento e rovinare la famiglia senza il minimo tentennamento. Eppure avevo alcuni amici, amicizie superficiali e disinteressate, ma sempre amicizie erano.
Ad un certo punto, intorno ai 17 anni, mi spinsi 'oltre la linea' per lanciare delle prede nella rete della polizia, di quella che sostenevo fosse la Giustizia. Mi fu quasi vietato di svolgere ancora quegli incarichi così delicati, venni confinato in uno scomodo e noioso lavoro d'ufficio sempre nell' Edificio Principale. Nel profondo ero d'accordo, mi ero spinto troppo lontano, avevo osato troppo mettendomi in pericolo da solo. Il lavaggio del cervello che avevo subito mi aveva portato quasi oltre il confine della sanità mentale.
Mi svegliavo la mattina con i nervi a fior di pelle, andavo alle lezioni e mangiavo nella mensa con gli altri agenti e con gli studenti, non mi divertivo ma non mi annoiavo nemmeno, era il mio lavoro. Molti mi consideravano pazzo per via della mia 'etica del lavoro', agli altri sembrava più un' ossessione e non si curavano nemmeno di nascondere i loro pensieri. Eppure, ripensandoci bene, la mia non era una situazione normale. Ero capace di non dormire notti intere per finire di scrivere i fascicoli richiesti dall'organizzazione, la mia era una specie di malattia. Non stavo bene. Nessuno mi conosceva, nessuno mi considerava, forse questo era il motivo per il quale la mia comfort zone si trovasse in tutto ciò che era obbligatorio.
Tutte supposizioni, teorie... chi poteva dire di conoscermi, alla fine se non mi conoscevo nemmeno da solo? Ad un certo punto mi ritrovai a non trovare conforto neppure le scadenze, neppure nel mio comodo lavoro in ufficio per l' FBI. Nulla mi portava più soddisfazione. Forse volevo tornare a fare l'infiltrato nelle scuole? Chi lo sapeva? Nessuno avrebbe potuto dare una risposta con certezza, nemmeno il più abile dei mentalisti o degli psicologi, neanche lo stesso me. Che avessi perso la voglia di vivere? Impossibile, non mi ritenevo quel tipo di persona.
Eppure un giorno, all' età di 21 anni, presi il coraggio di andare a chiedere di venire riinserito nella squadra di avvicinamento obiettivi, quella che avevo lasciato 4 anni prima. Gli obiettivi erano tutte persone facili da farsi amiche, prevalentemente ragazze delle quali mi fingevo innamorato, lanciando poi esse e le loro famiglie nelle grinfie della giustizia. Sono sempre stato consapevole di non essere definito stabile mentalmente da tutti, anzi, alcuni dei capi dell' associazione si erano opposti al mio ritorno nelle scene. Eppure la maggioranza optò per favorire il mio ritorno, consapevole delle doti che mi avevano sempre favorito.
Che avessero sbagliato? Era sempre un' opzione.
Ehy, Lily è tornata con una ff!
Spero che questa non si riveli cringey come altre scritte in precedenza...
Questa sarà una Minsung, Yeonbin e Jakehoon. (la Jakehoon me la avete consigliata VOI, si proprio voi che mi scrivete in privato, quindi non lamentatevi).
Yayyyyyyyy, spero vi piaccia, amori miei fantasticissimi! <3
-Capitoli mediamente corti
-le età dei personaggi non c'entrano NIENTE con le età degli idol, ho cambiato l'anno di nascita a sensazione, perchè ne avevo voglia
-TW: farmaci psicoattivi, armi, rapimento
Piccolo spoiler sugli altri personaggi: Chaewon, Chan, Jungkook, Changbin, Rosè, Ryujin, Yoshi, Niki e tanta altra gente.
E nulla... VIVA I MINSUNG.
Goooood save Minsung
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Loving you is a Crime___Minsung, Yeonbin, Jakehoon
Fanfiction|||||Μιηςυηg|Υεοηβιη|Jακεhοοη||||| Le onde del mare arretravano e avanzavano ritmicamente, creando un suono affascinante che ricordava un sospiro. La paura nascosta nel profondo della nostra psiche sembrava seguire la risacca cadenzata delle on...