Mikrokosmos

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Sunghoon~~~

Il viaggio in aereo fu imbarazzante e silenzioso. Io e Jake sembravamo due sconosciuti, non due amici dai tempi delle elementari, lui se ne stava in silenzio, completamente assorbito dal panorama fuori dal finestrino mentre io lo guardavo con la coda dell' occhio. Posai lo sguardo sul il display attaccato al sedile e con mia immensa gioia notai che l'aeroporto di Incheon era sempre più vicino.  

La missione si prospettava ardua, più di qualsiasi altra mai affidata a noi. In confronto al seguire un pazzo come Minho in una metropoli enorme, i miei soliti compiti di avvicinamento sembravano sciocchezze. Minho ha molta più esperienza di me e Jake, sa come dileguarsi da un pedinamento, sa come accorgersi di essere seguito ed è fin troppo determinato. Aveva rischiato di ucciderci già una volta e non ci tenevo affatto a rischiare la pelle un' altra volta.

Jake, finalmente, mi degnò di uno sguardo stanco e spento. "Pronto?" "Si." Jake è sempre stato uguale, è cresciuto solo in altezza da quando era piccolo. In qualche modo quando lo guardo è come se non fosse passato nemmeno un giorno dal nostro primo incontro. Non siamo mai stati amici, eravamo più compagni di classe sempre indietro nelle lezioni di hacking. Parlando seriamente: a cosa diavolo serve l'hacking? Eravamo accomunati solo da quello, dalle insufficienze. Eravamo entrambi bambini soli, ma per qualche motivo non siamo mai stati tanto uniti, quando avremmo potuto farci compagnia sin da subito.

"Signorini, che carucci che siete. Come vi chiamate? Da dove venite? Dove siete diretti?" una hostess interruppe la quiete dei miei pensieri, tenendo in mano un salvagente enorme color giallo canarino. Sorrideva in modo inquietante e continuava a passarsi le dita tra i nodi dei capelli. Jake mi guardò, era come se entrambi avessimo avuto un punto interrogativo stampato in faccia. Che cosa stava facendo quella lì? "Buongiorno, noi siamo Jake e Sunghoon, Australia. Immagino che sia ovvio il fatto che siamo diretti in Corea del Sud, no?" Alla risposta di Jake la ragazza mise su un falsissimo sorriso a 32 denti e iniziò a giocherellare con il salvagente. Tipo hoola hop. Dovetti trattenermi per non riderle in faccia in modo molto poco lusinghiero. "Ehehe, bho, pensavo che fossero delle buone domande per iniziare la conversazione! Sapete che siete molto carini? Questo è il mio numero!" Sospetta. Troppo. Una cosa avevo imparato in questi 14 anni: non è mai un caso se qualcuno ti rivolge la parola di propria spontanea volontà. Jake si girò verso di me, allarmato, evidentemente avevamo pensato alla stessa cosa.

"Wow. Grazie." Lui prese il bigliettino in mano con cautela, cercando con lo sguardo una telecamera al suo interno o qualcosa del genere. Ci stavano già seguendo.

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"Questa città fa schifo esattamente come mi ricordavo!"

"Odore di casa..."

Jake e io ci trascinavamo le valigie dietro con fatica, arrancando tra i palazzi di vetro di Seoul. C'era una strana atmosfera rilassata rispetto al volo in aereo, ammiravamo i preparamenti per il Chuseok, ovvero una specie di 'ringraziamento', ricordando con una punta di ironia i nostri trascorsi a Seoul. Mi stupì scoprire quanto anche Jake avesse trovato la città strana e anche un po' difficile da gestire. Non ne avevamo mai parlato in più di 14 anni. 

"La tizia del dormitorio ci ha risposto?"

"Non ancora."

L'edificio era bello, di certo non imponente quanto a quello al quale eravamo abituati, ma era moderatamente accettabile. Una tizia con delle cartelle in mano ci aspettava davanti al portone con un sorriso inquietante almeno  quanto quello della hostess, ma che sembrava molto più degna di fiducia. No, non era una spia. Mi girai verso Jake. Lui la salutò con un sorriso e fece un piccolo inchino che lo fece sembrare ancora più bambino.

"Buongiorno. Nome e cognome prego."

La guardammo con un velo di sospetto, era la seconda volta che uno sconosciuto ci poneva quella domanda. Ma a lei SERVIVA. 

"Jake Shim e Park Sunghoon." La signora sorrise ancora di più e tirò fuori dalla borsetta il telefono, evidentemente sapeva chi eravamo. Iniziò a fare movimenti strani e a registrare un messaggio vocale destinato a degli ignoti. "We gurli, vi sbrigate a scendere i cani? Mi servite pure!"

Qualche minuto dopo davanti a noi arrivarono 2 ragazzi con dei chiwawa in braccio. Ma chiamiamo le cose con il loro nome. Avevano due esemplari di cani satanici in braccio. Non facevano che abbaiare e dimenarsi come se fossero stati posseduti da JYP durante il karaoke natalizio. Involontariamente feci un passo in dietro, con un groppo in gola. "Awww! I miei piccoli Woozi e Hoshi!" la signora abbracciò i cani, alimentando il mio impulso di darmela a gambe. Mi guardavano con gli occhi fiammeggianti di odio e inferno solido. "Ah, ci siete anche voi. Jake, Sunoo sarà il tuo compagno di stanza. Bhè, Sunghoon, a te toccherà Jungwon. Capita. Bene, io vado dal mio cartomante, byeee." I due ragazzi si ritrovarono davanti a noi, avvolti dal silenzio. Erano entrambi molto belli, e il ragazzo dai capelli mori mi fece cenno di seguirlo. Guardai Jake prima di andarmene, ma lui non sembrò notare questo gesto. Non si girò nemmeno.

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"Quanti anni hai?"

"19"

"Che bello... vieni dall'  Australia, no?"

"Si."

Jungwon era un bel ragazzo, sembrava quasi che non sapesse cosa dire, dava l'impressione di essere una persona tranquilla con gli sconosciuti ma psicopatica con gli amici. La sua espressione, non so perchè, ma mi faceva pensare ad un ragazzo estremamente affabile. Entrammo in una camera minuscola piena di vestiti e lui indicò uno dei 3 letti, l'unico a non essere sommerso di libri di testo e cuscini.

"Spero tu ti possa trovare bene, Sunghoon." Jungwon si sedette sul letto accanto al mio e mi sorrise timidamente. Lo ringraziai con un cenno del collo e iniziai a guardarmi attorno. Non sembravano esserci nè videocamere nè microfoni, ma non si poteva mai dire. Jungwon seguiva il mio sguardo, stranito dagli strani punti nei quali si fermava. 

"Chi era l'altro ragazzo?"

Jungwon sorrise mentre formulava la domanda, io invece mi sentii un po' peggio di prima, come se avessi saltato un gradino giù dalle scale. Presi una boccata d'aria prima di rispondere. Chi era Jake Shim? Un ragazzo simpatico e solare? Un ragazzo estremamente buono? Sapevo solo questo di lui alla fine.

"Bhe, Jake è un mio amico." Jungwon sorride, senza sapere cosa rispondere o come giustificare la sua curiosità. Io mi sedetti sul letto e guardai il soffitto così intensamente da addormentarmi.


Loving you is a Crime___Minsung, Yeonbin, JakehoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora