Posso fare qualcosa?

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Brando si avvicina alla porta di servizio, ma non fa in tempo ad arrivarvi che viene spalancata da Gin.
"Che diavolo sta succedendo qui fuori?" Il suo tono è allarmato e arrabbiato, ma non riesco a vedere la sua espressione dalla posizione in cui sono.
"Passavo davanti al vicolo quando dei rumori hanno catalizzato la mia attenzione, ho visto quell'infame che aggrediva Ella così mi sono avvicinato per porre fine a quello scempio." Riesce a mantenere un tono calmo mentre snocciola le sue menzogne, sappiamo bene che si è avvicinato al vicolo con un preciso scopo e non certo per caso. L'umore cambia però quando prosegue con le parole "Gin, aiutami! Non reagisce, non parla, non smette di tremare. Credo che sia peggio dell'altra volta. Cosa possiamo fare?" La voce urla angoscia e vorrei tanto riuscire a tranquillizzarlo, ma sono ancora sospesa sopra il mio corpo e non riesco a riprenderne il controllo. Vorrei dirgli che non è colpa sua, che gli sarò eternamente grata per avermi salvata da questa situazione, che il solo essere tra le sue braccia significa molto per me è mi fa stare meglio, anche se non riesco ancora a dimostrarlo. Brando, tu non lo sai, ma hai appena evitato che mi frantumassi definitivamente. Tu mi hai salvato da ben più che una singola aggressione, tu mi stai dando una speranza che non credevo di poter nemmeno anelare.
"NOI non possiamo fare proprio nulla, IO adesso chiamo i carabinieri, cerco di capire come sta Ella e nel caso servisse, faccio venire un medico." Rivendica molto bene il ruolo di ognuno, è chiaro che vuole Brando fuori di qui il prima possibile.
"Gin la prego! Non mi mandi via. Resterò in disparte e in silenzio finché non vedrò coi miei occhi che Ella si sia ripresa. Altrimenti mi sentirò in colpa per non essere intervenuto prima. Per favore" La sta supplicando e lo farei anche io se ci riuscissi, non voglio che si allontani da me, non ora che ho scoperto l'effetto benefico che mi infonde. Gin ci pensa un attimo, vede la mia mano aggrappata a lui e sbuffa infuriata.
"È la seconda volta che voi due mi fate infrangere le regole! Cominci a posarla qui sul divano e si allontani, poi vedremo come va." Non riuscendo a chiedergli di restare con la voce, stringo la camicia ancor più forte nel mio pugno e quando tenta di rialzarsi dopo avermi adagiata sul divano deve fermarsi a metà strada per evitare di trascinarmi con lui.
"Ella, lascia andare il signor Brando, tranquilla bambina ci sono io ora qui con te." Mi accarezza i capelli con fare materno e mi osserva apprensiva. Ma io non voglio lasciarlo, lui è l'ancora che mi assicura a terra.
"Gin, non voglio forzarla. Per me non è un problema stare qui ancora qualche minuto, vorrei solo esser certo di non traumatizzarla maggiormente. Forse quando avrà smesso di tremare, allenterà anche la presa. Direi che l'obiettivo primario sia calmare Ella. Perciò qualsiasi cosa la faccia stare meglio, per quanto strana possa sembrare, dovremmo assecondarla. Solo lei può tirarsi fuori da questo momento, possiamo solo stare a guardare." Mette una mano sulla mia, proteggendo la mia presa sulla sua camicia.
In questa situazione surreale arriva Susy, che come sempre travolge tutti.
"Ommioddio! Oli... Ella!" Si butta per terra davanti al divano, mette le sue mani intorno la mio viso e mi costringe a guardarla negli occhi. "Bambola che ti è successo?" Cerca una riposta che in me non trova, così decide saggiamente di indagare altrove. "Da quanto tempo è così? Avete chiamato un medico?" Il suo sguardo vaga da Gin a Brando compulsivamente. È Gin che accoglie la richiesta e comincia a raccontare. Quando finisce di parlare vedo l'angoscia negli occhi della mia amica, si siede delicatamente al mio fianco con dei movimenti cauti e dolci si avvicina a me. Mi abbraccia piano, come se potessi rompermi, come se volesse semplicemente proteggermi. Piano piano, cullata dal suo affetto sincero e dalle sue parole rassicuranti sussurrate, riesco a domare i tremori e riporto il respiro ad un ritmo accettabile.
"Eccoti di nuovo qui. Va un po' meglio?" Nel pugno ho ancora stretto il tessuto della camicia di Brando, sento i muscoli doloranti che si rilassano finalmente e continuo a guardare la mia amica perché non ho il coraggio di incrociare gli occhi di nessun altro. Annuisco debolmente un paio di volte, in risposta alla sua domanda premurosa.
"Lola, vai nel nostro camerino e prendi una maglia e una felpa per Ella, così posso portarla a casa." Sento la sua mano che corre sotto la giacca di Brando che ancora funge da coperta e mi sistema il reggiseno, rimettendo tutto al suo posto. "Ti porto a casa piccola, non ti lascerò. Ora però dovresti liberare il povero Brando, così puoi infilarti degli indumenti puliti e intatti." Ma io non voglio lasciarlo, possibile che non capisca? Sgrano gli occhi in dissenso alla sua decisione, lei capisce fortunatamente e chiarisce meglio le cose.
"Bambola, sappiamo bene che QUALCUNO dovrà accompagnarti a casa, non possiamo mandarti sola in questo stato. Puoi scegliere: ti seguo io oppure Gin, ma qualcuno deve stare con te anche stanotte." Se mi accompagnerà Gin posso scordarmi Brando, chiaro. "Io vengo volentieri da te. Ti va?" Annuisco, capendo che questa è l'unica opzione che possa includere anche lui in qualche modo.

ELLA - terza persona femminile singolareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora