Spero di non rivederti mai più

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Sono sulle scale diretta verso la sala principale del Club, una voce interrompe i miei passi.
"Ella! Fermati Ella!"
"Mister Papillon, posso esserle utile in qualche modo?" Sfoggio il mio miglior sorriso d'ordinanza e con tutta la freddezza che riesco a fingere fisso il ragazzo dei miei sogni come se fosse una semplice comparsa e non il protagonista della storia.
"Olivia ti prego, possiamo parlare un attimo?" Brando mi supplica in un sussurro, ma so fin troppo bene che non posso cedere.
"Mi spiace, ma sono occupata." Riprendo la mia discesa facendo appello a tutto l'auto controllo che ho.
"Olivia, dannazione!" Impreca sottovoce a denti stretti, non posso ignorare che mi abbia chiamato per la seconda volta con il mio nome qui al Club.
"Mi chiamo Ella" lo fulmino con lo sguardo per farlo desistere dalla sua crociata.
Restiamo pochi secondi a fissarci, decisa io e sbalordito lui. L'arrivo di Sus interrompe la nostra guerra di sguardi.
"Mister Papillon, eccola qui. Adesso ho un po' di tempo per quel drink che mi ha chiesto prima. Perché non ci sediamo al suo solito tavolo?" La richiesta di Sus non ammette repliche e a Brando non resta che seguirla impotente.
Mi superano e si dirigono verso il tavolo nell'angolo. Finalmente riesco a percorrere tutti i gradini, ma non faccio in tempo ad arrivare nella sala principale che Casanova mi prende a braccetto accompagnandomi verso il bancone.
"Vieni bambola, sediamoci in disparte e chiacchieriamo un po' " ci sediamo negli ultimi posti, mi posiziona di spalle alla sala di modo che io possa vedere solo lui, che invece riesce ad avere una visuale generosa del resto dell'ambiente. "Allora Ella, vuoi raccontarmi cosa è appena successo?"
"Non capisco di cosa tu stia parlando" mi sorride con l'aria di chi non vuol esser preso per il naso.
"Bambolina, non raccontarmi frottole. La tua amica si sta prodigando per tenere a bada il tuo fidanzatino, che vorrebbe tanto essere seduto al mio posto per assincerarsi del tuo stato d'animo. Mi dica quindi, di grazia, dolce pulzella cosa possiamo comunicare al suo cavalier servente per non farlo scalpitare sulla sedia?" Istintivamente volgo lo sguardo e noto che dall'altro capo della sala si svolge una scena molto simile alla nostra a ruoli invertiti: Brando siede di spalle mentre Sus di fronte a lui osserva tutto e soprattutto dialoga tacitamente con Casanova mentre cerca di tener a freno l'agitazione di Brando.
"Dille che è tutto ok"
"Bene, adesso che abbiamo tranquillizzato l'altra metà della sala, vuoi dirmi come stai veramente?"
"Sto bene" lo guardo negli occhi per enfatizzare la mia tesi.
"Piantala Olivia" due parole sussurrate con veemenza bastano per scuotermi. Mi ha appena chiamata con mio nome, dentro al Club. Lo fisso sgranando gli occhi.
"Come mi hai chiamata?"
"So tutto, come vedi il mio rapporto con Giulia è molto migliorato. Non abbiamo più segreti. Quindi, per favore non fingere con me."
"Sai tutto?"
"Tutto. Ella, non biasimare la tua amica, mi ha confidato delle cose sul suo conto e di conseguenza anche del tuo. Non dirò a nessuno ciò che so, ti sto lo offrendo il mio supporto."
"Io non so nemmeno quale sia il tuo vero nome"
"Aleandro"
"Ok, Aleandro, se ti chiami davvero così. Cosa esattamente sapresti sul mio conto?"
"Un paio di cosette. Che non sei così rigida come vorresti far credere, che se lo sei è perché cerchi di auto proteggerti da un mondo che ti ha profondamente ferita e, soprattutto, che in fondo a questo tunnel cominci a vedere una luce. Una luce il cui fuoco trova origine in un paio di occhi color ghiaccio sottolineati da un papillon. So che non ti credi meritevole di avere una storia d'amore normale per via di quel che ti accadde da adolescente, ma se hai un po' di sale in quell'adorabile zucca forse ti sei già resa conto che questa convinzione sia stupida, soprattutto ora che hai incontrato quegli occhioni che ti dicevo prima."
"Tu sai..." Questa cosa mi sta sfuggendo di mano. Forse avrei dovuto continuare a mantenere il mio segreto.
"Io so bambola. Non demoralizzarti per questo, ti trovo sempre perfetta tanto quanto prima di scoprirlo"
"Ok" ok un corno. Dove sono finiti i pensieri di senso compiuto? Pronto?! Neuroni dove siete?
"Lui lo sa?"
"Si"
"E non è scappato. Mi sembra promettente, non credi?"
"Si"
"Siete una coppia giusto?"
"Non credo lo potremo essere ancora"
"Perché? Per quella testa vuota del vecchio?"
"Non mi accetterà mai, non voglio che Brando debba scegliere tra me e la sua famiglia"
"Non credi che questa decisioni spetti a lui?"
"Ho già preso la mia di decisione" non posso continuare questa farsa. Se non ho la minima opportunità di poter diventare parte della famiglia di Brando, tanto vale lasciar perdere sin da ora. Non val la pena di continuare la nostra relazione, se sappiamo già che non potrà mai giungere al suo coronamento.
"Dovreste discuterne insieme"
"Non vedo come le cose possano andare diversamente. Tu non hai idea di come mi guardasse suo padre, di come mi abbia umiliata"
"Credo che l'avrò presto" Casanova si alza, mi supera e si appoggia al bancone come se fosse un gesto spontaneo. Voltandomi mi rendo conto del motivo di questo spostastamento. Il signor Lefevre si dirige senza pudore verso di noi, alle sue spalle intravedo Sus che fatica a contenere Brando. Fortunatamente riesce a tenerlo seduto sulla sedia. Per farlo gli siede sulle gambe, ma di questo me ne occuperò dopo.
"Buonasera, potrei scambiare due parole con la ragazza?"
"Buonasera." Casanova risponde deciso alla provocazione del padre di Brando  "Immagino che lei sia nuovo del club, sembra non conoscerne le regole. La signorina al momento sta chiacchierando con me, pertanto non può rivolgere la sua attenzione altrove" resto seduta al mio posto, parzialmente nascosta dal corpo di Casanova.
"Tenterò la sorte, parlerò in ogni caso. Vorrei dire alla signorina alle sue spalle, che al di fuori da queste mura deve stare ben alla larga dalla mia famiglia, specialmente da mio figlio. Preferirei che lo facesse anche qui, ma non posso negare ad un giovane scapolo un po' di divertimento fintanto che cerca una donna con cui legarsi degna del suo rango. Donna che, mi pare superfluo sottolineare, non potrà mai e poi mai essere Ella, Olivia o qualunque sia il nome di questa meretrice."
"Moderi i termini" Casanova affronta il distinto signore che arrogantemente lo fissa consufficienza. "Nessuna delle ragazze che lavorano qui si prostituisce. Tanto meno quella cui lei fa riferimento. Che, per la cronaca, è una perla rara che darebbe lustro a chiunque avesse la fortuna di averla accanto"
"La volpe ha stregato anche lei, deve essere davvero brava nel mestiere se è riuscita a soggiogare tante persone. Con me però non riuscirà ad attuare il suo gioco, non mi lascio abbindolare"
"Qui il soggiogato è lei, mi creda. È talmente accecato dal suo ego che non riesce a vedere oltre i pregiudizi."
"I fatti parlano, ragazzo mio. La mia famiglia è rispettabile, come ogni suo membro. Non credo di poter dire lo stesso di quest'altra. Pertanto ripeto: le intimo di starci alla larga e dimenticare mio figlio."
"Non crede che stia a suo figlio decidere?" Sono stanca di questa situazione. È ora di intervenire e chiudere questa discussione.
"La ringrazio signor Casanova, credo di dover intervenire in prima persona"
Mi guarda incerto, ma sono ferma nella mia decisione. Mi alzo e mi posiziono davanti al signor Lefevre.
"Signor Lefevre, mi duole comunicarle che le sue minacce sono vane. Per quanto mi riguarda ho sempre preso le decisioni in autonomia, senza farmi influenzare da nessuno. Sceglierò anche in questo caso ciò che penso sia meglio per me. Così come credo farà anche suo figlio. Le consiglio dunque di non sprecare altro fiato e dirigersi verso l'uscita."
"Piccola impertinente, oltre che essere poco furba sei anche sciocca. Mi consolo credendo che questa spavalderia dipenda dal fatto che in fondo non sei poi così interessata a mio figlio."
"Creda a ciò che vuole, io in effetti credo il contrario. Sarei sciocca se credessi che qualche moina possa farle cambiare idea sul mio conto, quindi perché sprecare energie?"
"Sei solo un'arrogante povera illusa."
"Se ne va da solo o devo allertare la sicurezza?"
"Me ne vado volentieri. Spero di non vederti mai più."
Finalmente se ne va. Sento la tensione e la rabbia abbandonare il mio corpo, mi adagio sullo sgabello e cerco di riflettere sul da farsi.
Non ci vuole molto, la decisione l'avevo già presa e questa dimostrazione d'astio non è servita ad altro che convincermi maggiormente.

ELLA - terza persona femminile singolareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora