Sete

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Con un gesto fluido apre la porta della mia camera e mi consegna la chiave magnetica.
"Quella è la porta che separa questa stanza dal salotto della mia suite. Come vedi ha una serratura interna, quindi una volta che ti chiuderai tra le due porte nessuno potrà disturbarti. Qualcuno sta già recuperando le tue cose al piano di sotto, arriveranno tra poco"
Se la camera dove ho passato il pomeriggio mi sembrava lussuosa, in confronto a questa è uno scantinato. È grande quasi il doppio e finemente arredata sui toni del beige. Entro e mi guardo intorno per ambientarmi. Tutto questo per me? Mi giro verso Brando sorridendo timidamente e con gli occhi lucidi per la stanchezza e per la meraviglia di esser qui a una porta da lui.
"Grazie" Non riesco a formulare altri pensieri di senso compiuto.
"Non è niente, davvero"
"Così questa sarebbe la sua idea del niente?" Alza le spalle e mi sorride, appoggiato allo stipite della porta con le mani in tasca.
"Consideralo un modo per scusarmi del terribile trattamento che ti ho riservato stasera"
"Non era necessario, dico sul serio"
"Lo era per me. Olivia, immagino che sarai stanca considerato il viaggio e la festa. Quindi ti lascio riposare, buona notte."
"Ok, buona notte anche a te" Restiamo immobili a guardarci per un tempo che sembra infinito e troppo breve al contempo. Poi lui sospira e abbassando lo sguardo si chiude fuori dalla porta.

Butto fuori tutta l'aria che ho trattenuto durante questo scambio di sguardi, tolgo le scarpe e mi accascio sulla poltrona più vicina a me. Controllo l'ora, non è troppo tardi, posso provare a chiamare Giulia.
"Ciao Bambola! Raccontami tutto"
"Ciao Giuly."
"Hey, tutto bene? Perchè non parli?"
"Sono sfinita"
"È andata così male?"
"In realtà c'è stato un risvolto interessante alla serata"
"Woohoo! Forza dimmi! Vi siete baciati?"
"Giulia!" Ride divertita dal mio inorridire alla sua domanda.
"Perchè parli così piano? Siete insieme?"
"Quasi. Sono in una stanza comunicante con la sua suite..."
"Oh mamma!!! Quindi? passerete la notte insieme?"
"NO! Quindi siamo separati da una sola porta, punto."
"Esce del fumo da sotto questa porta?" Guardo la porta prima di rendermi conto che quello che dice non ha senso.
"Scusa?"
"Niente, mi chiedevo se quella sfortunata porta che vi divide stesse già andando a fuoco data la tensione ormonale che dovrà sopportare"
"Ma quanto sei scema!"

Stiamo al telefono ancora un po' aggiornandoci delle rispettive giornate. Quando chiudiamo la telefonata i miei bagagli sono in camera, così decido di farmi una doccia e prepararmi per dormire. Perchè è questo che farò: dormirò.

Sono nel letto con i pantaloni di seta rosa pallido e la maglia in cotone dello stesso colore che ho abbinato come pigiama. Mi rannicchio sotto le coperte e tento di non pensare al fatto che lui sia a pochi metri da me. Mi giro e fisso la porta. Capisco cosa intendeva Giulia adesso.
Guardo quella porta da talmente tanto tempo e così intensamente che non mi stupirei se prendesse realmente fuoco. Mi giro rabbiosamente dando le spalle a quell'ingresso per il paradiso. Non devo guardare in quella direzione, non devo pensare.

Sarà almeno un'ora che mi giro nel letto senza riuscire a prendere sonno.
Immagino lui, oltre quella soglia, che riposa beato. Chissà come deve esser bello, aggrovigliato tra le lenzuola, con la bocca semi aperta come quella dei bambini quando dormono.
Perchè ho dovuto pensare a quelle labbra?
Ripenso a quando le ha posate per la prima volta sul dorso della mia mano, mi sembra di vedere una cicatrice in quel punto che bruciava sotto il suo tocco. Penso anche a quando quella stessa sera si è congedato baciandomi la guancia. Istintivamente porto la mano in quel punto, come se potessi trovare delle tracce anche lì.
Ho voglia di baciarlo, almeno quanto l'ultima sera che ci siamo visti al club. Al bancone avrei potuto facilmente annullare le distanze tra le nostre labbra. Inumidisco il labbro inferiore coprendolo con il superiore e chiudo gli occhi, immaginando a come sarebbe stato dar vita ai miei pensieri. Sento il cuore correre come un levriero, il respiro si accorcia e avverto calore in zone del mio corpo che credevo inerti. Ricordare quando l'ho salutato baciando l'angolo della sua bocca, così vicina alla meta eppure così lontana, mi dà il colpo di grazia.
Sferro un pugno al materasso e affondo il volto nei cuscini soffiando fuori tutta la mia frustrazione. Vorrei urlare e me lo vieto solo perchè Brando mi sentirebbe.
Affondo le unghie nel palmo delle mani stringendo forte i pugni tanto da lasciare dei segni, per cercare di cacciare il dolore in cui riversa il mio corpo tanto bramoso del suo tocco quanto insoddisfatto. Faccio un paio di respiri ad occhi chiusi, sdraiata sulla schiena per cercare di calmarmi.
Acqua. Mi serve un bicchiere d'acqua. Meglio con ghiaccio. Tanto ghiaccio.
Mi alzo alla ricerca di quello che spero riuscirà a calmarmi. Dovrebbe essere facile. In ogni camera di hotel c'è dell'acqua.
Niente. In questo costosissimo hotel, in una delle camere più pagate l'acqua non c'è.
Vado in bagno e mi rinfresco un po' al lavandino bagnandomi il volto, il collo e i polsi.

ELLA - terza persona femminile singolareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora