"Così, tesoro eh?" Brando spunta nel soggiorno mentre io chiudo la porta dietro alla sua assistente personale e le due sue amiche. Beccata! Mi giro e gli rivolgo uno sguardo velenoso. Non penserà di potermi far pesare una sola parola quando lui se ne esce con un'assistente personale donna e ben equipaggiata.
"COSÌ, quella sarebbe la tua assistente personale?" Incrocio le braccia al petto e non abbandono l'atteggiamento da piccola vipera indispettita.
"Lulù? Si, è fantastica. Posso sempre contare su di lei, riesce a soddisfare le mie richieste in tempi brevissimi. È molto attenta alle mie necessità" espone il suo pensiero cautamente, giustamente allarmato dalla mia espressione.
"Credo che vorrebbe soddisfarle proprio tutte le tue necessità" borbotto, ma lui avvicinandosi, riesce a sentire tutto.
"Abbiamo per caso di nuovo a che fare con un pizzico di gelosia?" Mi guarda divertito sotto quelle ciglia folte e scure, annientando ogni mio proposito di tenergli testa.
"Dico solo che forse non è la scelta più adatta per un uomo di affari" ok, volevo che uscisse un arguto interessamento professionale e invece mi è uscito un capriccio.
"E per quale nobile motivo affermi ciò?"
"Beh, il suo abbigliamento innanzitutto, poi ti mangia con gli occhi, si vede che molto a cuore le tue necessità. Non mi riferisco a quelle strettamente professionali." Trattiene un sorriso e posa le sue mani sui miei fianchi.
"Puoi per favore smetterla di essere gelosa di ogni singola donna che mi stia vicino?"
"È tua cugina?" Scuote la testa lentamente, il suo sguardo brucia sulla mia pelle talmente è intenso. "Allora no" Dico con il briciolo di fiato che mi resta. Lui mi stringe affondando il naso nel mio collo e inspirando forte, le sue mani sulla mia schiena mi spingono verso di lui.
"Sei adorabile quando sei gelosa, tesoro." Adorabile? Aspetta un attimo, io non sono un cucciolo abbandonato, non sono adorabile. Mi sta forse prendendo in giro? Tesoro un cavolo. Mi sottraggo dalla sua presa, arretrando di un passo per poterlo guardare negli occhi.
"Senti Brando, vorrei che fosse chiaro che io non cerco la pietà di nessuno. Non sono per niente adorabile, sono una confusione disastrata di negatività e lotta alla sopravvivenza. Mi sono privata del calore umano per talmente tanto tempo che credevo di non averne più bisogno, di esserne ormai immune. Non mi fido delle persone, le tengo alla larga perché la vita mi ha insegnato che se si avvicinano troppo possono ferirmi e io non credo di avere più la forza per sopportare altra sofferenza. Sono un puzzle i cui pezzi vanno messi insieme, ma sono talmente rovinati che non si incastrano più tra loro, anche quando trovano la giusta collocazione. Sono una causa persa, una notte senza alba, un treno senza meta." Mi fermo un secondo per prendere fiato, le parole escono da sole senza che io le debba nemmeno cercare. Non le filtro, perché voglio mettere in chiaro le cose, attacco per difendermi. Sento gli occhi nervosamente liquidi, il cuore batte il ritmo dei miei pensieri che fuggono come un fluido dalla mente. Lui mi guarda attento, cerca di carpire ogni mia parola e la valuta attentamente, preso in contropiede da questa ondata di viscerale onestà. "Ti sarò eternamente grata per avermi tolto dalle mani di quel verme per ben due volte, ma sappi che non volgo essere il tuo caso di beneficenza personale. Anche se sono solo l'ombra di una persona che ormai non c'è più, merito rispetto perché in qualche modo sono ancora un essere umano e un briciolo di dignità credo di poterla ancora vantare. Non sono un randagio che puoi raccogliere dalla strada e portare a casa come se niente fosse, io ho delle mie volontà che devono essere rispettate. Non puoi prenderti gioco di me, non puoi giocare coi miei sentimenti, non puoi." Lo guardo, con occhi brucianti di emozioni contrastanti, cercando di trasmettergli la purezza delle mie parole. Uno schiaffo sincero di quel provo.
Mi scruta silenzioso, temo che mi dica 'ok' e se ne vada dandomi le spalle, che mi abbandoni definitivamente.
Invece mi bacia. Tenendomi la testa ai lati del volto, delicato e deciso al contempo. Con un'urgenza sconvolgente, tanto da farmi sbarrare gli occhi, al contrario dei suoi serrati e disperati.
Non capisco. Gli chiedo di non giocare con me e lui mi bacia?
"Olivia" smette di baciarmi affamato e torna a stringermi come se da questa stretta dipendesse tutto. "Olivia" ripete il mio nome come fosse una preghiera. Sarebbe meglio se aggiungesse qualcosa in seguito al mio nome, giusto per darmi un'idea di quello che passa nella sua di testa. Giusto per capire se ho appena fatto una figuraccia epica o se in qualche modo il mio slancio abbia sortito un qualche effetto.
"Olivia, non sei solo tu un puzzle rotto." Mi guarda dolcemente sorridendo. "Credevo che le ragazze da me cercassero solo due cose: soldi e fama. Credevo che non sarei mai riuscito a trovare qualcuna che fosse interessata a me. A Brando, non al 'Pacchetto Lefévre'. Tu invece non sei così. All'inizio pensavo di sì, a causa del luogo dove ti ho incontrata, ma osservandoti e standoti vicino ho capito che non sei attratta dai soldi o da una buona posizione. Non sai nemmeno chi io sia realmente o quale sia il mio conto in banca." Si ferma per prendere fiato e rimette a posto una ciocca dei miei capelli dietro all'orecchio. "A te non interessa fingere di essermi accondiscendente come fanno le altre per avere la mia attenzione, non la pretendi, non cerchi di abbindolarmi per convincermi ad avere una relazione con te." È questo che fanno le altre ragazze? In effetti se ripenso alla festa di beneficenza a Londra ho assistito a scene che ben si inquadrano in questa descrizione. "Eppure riesci sempre a sorprendermi, resti in disparte, non ti esponi con prepotenza per metterti in mostra. Nonostante il tuo restare nell'ombra però, io non vedo che te" Oh mamma. Cosa mi sta dicendo? Il cuore batte, sperando che le orecchie abbiano udito correttamente. "Olivia, tu nemmeno ti rendi conto di quanto sei speciale" Però? C'è sempre un però dopo una frase come questa. "Però io non so come mi devo comportare con te. Le regole del club ci vietano di frequentarci realmente, poi dopo aver visto per ben due volte le tue reazioni a quel bastardo io non so qual è il tuo limite, non so fin dove posso spingermi. Ho paura di vederti di nuovo in quelle condizioni e di certo non voglio che sia a causa mia. Aiutami ti prego, aiutami a starti vicino, dammi la chiave per poterti stare accanto. Io voglio prendermi cura di te Olivia, non perché sei un cucciolo ferito abbandonato sul ciglio di una strada, ma perché ti voglio. Perché voglio te, anche se ti vedi nera e rotta, io vedo tutti i colori dentro i tuoi occhi. Per favore Olivia, rendimi l'onore di colorare la mia vita." Wow. Davvero, riesco a pensare solo wow. Il mio cervello è andato in tilt e cerca con grande difficoltà di riavviarsi e tornare ad essere operativo. In compenso i miei dotti lacrimali si ricordano benissimo come funzionare e secernono liquidi che nemmeno le cascate del Niagara.
Cerco di ricomporre le idee, almeno quanto basta per farfugliare qualcosa che abbia un minimo di senso compiuto. Sento le sue dita che amorevolmente asciugano i fiumi di lacrime che scorrono sulle mi guance, il suo sguardo racconta preoccupazione. Per il mio stato piovoso? Perché pensi che ti respingerò come ho sempre fatto con chiunque altro finora? Ancora non trovo le parole, lo stringo a me, posando la testa sul suo petto, sperando che questo gesto lo tranquillizzi mentre recupero le parole perdute.
"Io non lo so se posso starti accanto come mi chiedi. Ovviamente c'e il problema del club, le sue regole e il resto. Ma se anche non avessimo questo impedimento, io non sono capace di essere quello che dici tu. Non so cosa voglia dire, non sono mai stata niente per nessuno negli ultimi anni, non ne sono proprio capace. È come se mi chiedessi di fare un triplo carpiato e io non so nemmeno cosa sia un solo carpiato, figuriamoci tre." Lo guardo disperata, perché mi sto rendendo conto, mentre pronuncio queste parole, che la prima ad essersi illusa da sola sono proprio io. Mi sono data la possibilità di far galoppare la mente e farle credere che io avrei potuto avere una vita come tutti, ma io non sono pronta, non sono stata preparata a tutto questo.
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ELLA - terza persona femminile singolare
ChickLitElla è una ragazza nel pieno del suoi vent'anni, che crede di non avere nulla da perdere e ancora meno da guadagnare. Si esibisce in un club per soli uomini nel cuore di Milano, un club segreto e molto esclusivo destinato solo a uomini facoltosi che...