7 - La barriera elettromagnetica

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Selina 16


-11 giorni al Middle Ground


Devo muovermi, se resto un minuto di più dentro a questa cabina, Athor 12 – che mi sta già fissando torvo – finirà per denunciarmi ai controllori. Sfilo alle sue spalle e impugno la maniglia della porta scorrevole, quando sento la sua mano serrarsi intorno al mio braccio e tirarmi indietro.

«Aspetta, ragazza. Non così in fretta.»

Ragazza. Ha capito.

Mi dimeno per liberarmi della sua presa e lui stringe più forte.

«Ascoltami, chiunque tu sia: non sei la prima né l'ultima che cerca di raggiungere Ingranaggio in anticipo e con un documento falso. Immagino che il tuo uomo sia lì e che tu non abbia la pazienza di aspettarlo...»

La sua voce sembra sinceramente preoccupata, forse non vuole denunciarmi ma solo aiutarmi.

«Ma se adesso ti metti a scappare dentro a un treno» continua apprensivo, tenendo ancora stretto il mio braccio, «puoi stare certa che non lo vedrai più, perché i guardiani del convoglio hanno l'autorità di uccidere chiunque tenti di disertare.»

Smetto di agitarmi e incurvo le spalle. Non mi risulta che sparino sui disertori, ma è probabile che alcune informazioni non siano accessibili al mio settore. In fondo, noi giovani Crescenti, viviamo in una bolla, tutelati da sempre. Devo stare in guardia.

Athor approfitta del mio momento di sconforto per abbassare il foulard che copre il mio viso, e appena mi vede sgrana gli occhi.

«Ma... cosa...»

Immediatamente copro il viso con le mani. «Non guardarmi» dico affannata.

«Ma quanti dannati anni hai?» chiede sconvolto.

Anni? Possibile che presti attenzione solo al fatto che una giovane non dovrebbe essere tra i deportati? Non chiede nulla sulle bruciature metalliche che affollano la mia faccia?

Indietreggio rapida.

«Vuoi morire oggi?» insiste con voce accorata.

Non riesco a capire. Subito mi volto verso la porta di metallo che sigilla il comparto e osservo il riflesso sfocato della mia immagine. Brilla ancora.

«Potrei capire» dice incredulo, «che mancassero un paio d'anni o anche cinque... ma sei così giovane... cosa sono, vent'anni prima? Stai facendo una cosa assurda. Ti stai giocando il futuro per un uomo a cui resta la metà del tuo tempo.»

Ma come fa a non vedere la mia faccia metallica?

Provo a bleffare. «Potresti lasciarmi andare? Non guadagneresti il bonus ma saresti gentile.»

«Il bonus?» domanda sconvolto. «Non me lo sogno proprio di denunciarti. Io faccio parte di un gruppo in lotta contro il sistema, non lo assecondo e non lo rispetto. Ma seguo le regole per rivedere la mia donna.»

La sua frase suona incomprensibile alle mie orecchie.

«Cos'è un gruppo in lotta contro il sistema? In quale laboratorio lavoravi?»

La sua testa scatta indietro e i suoi occhi mi scrutano interdetti.

«Tu chi sei?» domanda guardingo.

«Che importanza ha?»

«Non dovresti essere su questo treno...»

«Lo hai già detto.»

«Non solo per la tua età, ma per la tua mansione. I Crescenti sono designati al vagone numero uno, non al decimo. Cosa sei? Una scienziata? Maledizione...»

Ora si agita. Porta le mani sopra la testa in preda al panico.

«Che succede? Cosa cambia?» domando allarmata.

«Ti staranno cercando, ragazza. Chi lavora nei laboratori non può fuggire. Conosce troppe verità che non è consentito divulgare. Avrai già alle costole dei cacciatori.»

Non resisto, ormai è tardi per tornare indietro, parlo decisa, senza tradire emozioni: «Non vedi cosa mi è successo?»

«Cosa?»

«La mia faccia...»

«Cos'ha la tua faccia?»

Lo fisso interdetta.

Fa altrettanto.

Possibile che lui non veda nulla?

«Devi spiegare che hai commesso un errore» continua indifferente al mio sgomento, «così non ti destineranno...»

Sorrido fintamente. «Non preoccuparti, non divulgherò alcun dato. Tra qualche giorno io...»

La porta si spalanca e un controllore robotico dichiara tonante: «Cosa fate in piedi?».

Con una mossa fulminea copro il viso e mi metto seduta.

Athos non sembra intenzionato a mentire per me, adesso si fa indietro e tace, la sua fronte è imperlata di sudore. Dovrò cavarmela da sola.

Mentre pianifico una soluzione, il robot esclama: «Fuori i documenti» ruota il capo verso di me e mi proietta addosso una specie di scanner da testa a piedi.

Cosa sta facendo? Non faccio in tempo a cercare una risposta, che il suo sensore di rilevamento inizia a pulsare: «Biometria accertata: fuggitiva Selina 16. Allerta. Allerta.»

Scatta l'allarme, e il treno è inondato da una cantilena assordante.

Scanner biometrico? Maledizione, Rives, perché non mi hai avvertita?

Athor ha ragione, gli scienziati sono segnalati. Non ho scelta. Non posso condannare anche quest'uomo. Salto in piedi e spintono il robot che sbatte contro lo stipite della porta. Sguscio fuori in volata e corro lungo lo snodo. Sento alle spalle l'avanzamento dei controllori. Hanno l'autorità di sparare sui disertori, certo, ma non avranno il benestare di colpire Selina 16. Le mie ricerche sono troppo preziose per farmi fuori prima di averle estorte resettandomi. Sigillo la porta che accede al secondo vagone e schiaccio il tasto di frenata automatica. Il treno rallenta in un fischio che stride sul binario. Non è ancora abbastanza lento, potrei ammazzarmi. I robot mi hanno raggiunta, devo buttarmi. Spalanco il portello e le sferzate di un vento folle mi travolgono all'istante. Il foulard vola via, il mio corpo è sospeso e irrigidito dal gelo. Prima che la mano metallica mi agguanti, mi sporgo e osservo terrorizzata la radura che sfreccia di taglio e il pietrisco tagliente che corre sotto di noi, so che forse morirò e chiudo gli occhi, in fondo ne vale la pena, se sopravvivrò a questo sarà come rinascere, con una mossa rapidissima mi lancio nel vuoto.

Un boato metallico mi inonda i sensi e per un momento mi manca l'aria, come se qualcuno avesse immerso il mio corpo in una bolla di pressurizzazione. Contro ogni mia aspettativa, il vuoto mi trattiene in sospensione, mi lascia a volteggiare per un paio di secondi e poi mi respinge, facendomi rimbalzare all'indietro per finire tra le braccia del robot che mi aspetta sulla porta del treno che sta riprendendo velocità. Una barriera elettromagnetica. Deve circondare l'intero binario per mettere in sicurezza il passaggio dei treni di deportazione. Altro dato che al mio settore era omesso. Per me è la fine: mi resetteranno.

 Per me è la fine: mi resetteranno

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