30 - Ragione o Sentimento

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Selina 16


- 7 giorni al Middle Ground

Quando la nave atterra alzando una nuvola di polvere nella radura adiacente la muraglia del settore otto, sento di avere i nervi così tesi da potersi spezzare, e di essere improvvisamente sola. Natan non dà segni di vita e questo robot lo sta prendendo di peso per portarlo fuori, mentre il portello laterale si solleva lasciando penetrare pennellate di sole. Il pilota al mio fianco finora ha eseguito ogni mio ordine, gli ho chiesto di seminare la navetta guidata da Oram, di non colpirli, di schermarsi e lui non ha messo in discussione nessuno dei miei ordini. Quando ho visto quella nave sbucare dietro di noi, per un lungo momento ho desiderato urlare, chiedere il loro aiuto, supplicare Morgan di venire in mio soccorso, ma sapevo che questo avrebbe comportato un conflitto a fuoco. Mentre ci inseguivano in volo, osservavo il corpo riverso di Natan e temevo che fosse già morto. Non potevo abbandonarlo, dovevo riportarlo a casa. La IA che gli sedeva accanto mi ha informata che i suoi parametri vitali erano appena udibili, non ho avuto scelta e spero di non aver commesso uno sbaglio irreparabile. Non riesco più a fidarmi di Morgan, ma è con lui che mi sento al sicuro. Qui... sono nuda. Eppure, seguo questo robot fino all'entrata del luogo in cui vive la cugina. Stavolta non mi soffermo su quella scritta poetica che non ho mai tradotto, mi limito a chiamare a gran voce: «Selina! Selina 11!».

Nessuna risposta. C'è un silenzio inquietante. Nessuno dei vadisiani si palesa. Che fine hanno fatto tutti quanti? Non dicevano di non poter lasciare la zona protetta? Io non ho più tempo, devo tornare indietro e raggiungere la Torre, se non troveremo un riparo, sarò costretta a lasciare Natan in fin di vita ai piedi di questo muro.

«Selina 11!» chiamo di nuovo e a gran voce.

«Si nascondono» dichiara il robot che porta in braccio il corpo ciondoloni di Natan.

Il mio viso sconvolto scatta a osservare questa IA 5. Ma è lui che ha parlato? Sapevo che sono esseri superiori, ma non che avessero la capacità di parlare per primi o di esprimere addirittura un'opinione. Non ho mai provato a conversare con una IA, alle uniche con cui ho avuto a che fare nei laboratori al settore Crescenti mi sono limitata a impartire degli ordini tecnici.

«Cosa facciamo?» resto in attesa che risponda, anche se mi pare impossibile che lo faccia.

Lo fa.

«Colpiamo la porta e l'apriamo» dice metallico.

Non so se sia una buona idea. Ma è un'idea. Ed è del robot. Non riesco ancora a crederci. D'accordo, non è un elettrodomestico, ma non lo credevo un essere capace di elaborare un piano.

La mia natura analitica mi spinge ad approfondire questa scoperta. «Perché?» indago.

Stavolta non replica, con un calcio potente spalanca la porta di ferro che sbatte contro lo stipite generando all'interno un tonfo che rimbalza su tutte le pareti di parole fluttuanti. E senza neanche contare fino a tre, ci troviamo sull'uscio tenuti sotto tiro da un drappello di vadisiani che erano fermi ad aspettare all'interno, e che adesso ci puntano contro fucili laser.

«Bentornati!» dice qualcuno.

Ripenso ai bulbi oculari di questa IA 5 e so che anche con le mani occupate dal corpo di Natan potrà silurarli tutti in meno di un minuto. Ma prima che io possa dire una cosa qualunque per evitare la tragedia, dal gruppo si fa avanti Selina 11 che osserva sconvolta il corpo di Natan, e dopo un primo momento di sgomento viene di corsa verso di noi sfidando persino la possibilità di essere ritenuta ostile e silurata.

«Natan!» urla.

Si avventa su di lui e lo tocca con le lacrime che subito le scendono copiose.

Il robot non si muove, non reagisce, non attacca. Non capisco più niente.

Middle Ground Chronicles - SELINADove le storie prendono vita. Scoprilo ora