24 - Ti rubo un bacio

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Evan Morgan Vento


- 8 giorni al Middle Ground

Selina si è lanciata. Perdo la ragione. Non ho il tempo di pensare e mi butto dietro di lei. Senza paracadute.

Fin dalla nascita sono in grado di domare il vento, è così che è diventato il mio nome ed è la mia più acuita capacità sensoriale. Eppure, in questo momento, mentre precipito, ho il petto compresso e mi manca l'aria. Non riesco a respirare, vado giù come un sasso in avaria che presto si schianterà nel terreno. E so che non è per mancanza di coraggio ma per lei. Vedere il suo corpo allontanarsi nel vuoto mi ha annientato più di quanto avrei creduto possibile. L'unica cosa che riesco a pensare è che non saprà aprirlo. Lei si schianterà come me. Devo raggiungerla, recuperare la ragione, impedire al terrore di vederla morire di invadermi i sensi, o non sarò in grado di reagire. Volo giù, col viso schiacciato dal vento e le braccia aperte per aiutarmi a dare spinta aerodinamica al mio corpo. Viro in ogni direzione di questo maledetto cielo imbiancato di fumo che termina nelle fusoliere di Ingranaggio, ma non riesco a vederla. Selina, mi ripeto, strega dove sei finita? Il tuo corpo ha un peso minore del mio, non puoi essere così distante. Prima che il panico mi colga e decida di lasciarmi andare alla morte, sento una voce che arriva verso di me.

«Morgan!» urla.

Non ho nemmeno il tempo di voltarmi, il suo corpo mi piomba addosso sbattendomi contro il petto ma subito torna indietro, tirato via dal vento. Sventaglio nel vuoto le braccia ma non l'afferro, è di nuovo sospinta lontano.

«Prendimi, Morgan!» urla.

Nuoto fino a lei attraverso il cielo e cerco di raggiungerla. Le sue mani sono tese verso di me, le chiedo di nuotare altrettanto e lei non riesce a farlo. Sotto di noi si delinea un intricato alveare di ingranaggi per lo stoccaggio delle merci che emanano fumi tossici e un calore degno di una fornace. In caduta libera ci finiremo dentro. Tra poco moriremo bruciati vivi. Devo riuscire a sbaragliare il vento controcorrente.

«Afferra la mia mano!» le urlo.

Le nostre dita nell'aria si sfiorano, poi si toccano e di nuovo si separano.

Deve salvarsi almeno lei, non mi importa di me.

«La leva!» le urlo, «tira la leva gialla! È sul fianco destro!»

Lei la osserva, ma poi fa cenno di no con la testa.

«Tirala! Devi solo tirarla!»

Ma lei si limita a sventagliare le braccia nel vuoto e a guardarmi da lì.

«Perché no?» grido furioso, tentando ancora di andarle incontro controvento.

Il suolo è sempre più vicino, la fornace appare come una gigantesca gola pronta a inghiottirci. Non posso lasciarla morire così. Chiudo gli occhi e smetto di pensare al precipizio. Smetto di essere in picchiata, inizio a librarmi. Apro gli occhi. Grido per darmi una spinta poderosa e squarcio le nubi che offuscano la visuale sul suo corpo che precipita con sempre maggiore intensità. Il mio grido finisce solo quando riesco ad arpionarle un braccio e a tirarla fino a me. Con una mano la tengo stretta per la cintola, con l'altra tiro la leva d'apertura del paracadute. Le corde si stagliano verso l'alto culminando nel cappello di tessuto che adesso sboccia in cielo oscurando il sole. Prendo solo un momento per rinsavire e ritrovare me stesso, ora che l'enorme telo fluttuante ha rallentato il nostro volo e ci lascia a ondeggiare lentamente.

Lei mi colpisce con un piccolo pugno contro il petto. «Sei pazzo! Ti sei lanciato senza protezione! Sei pazzo! Se non ti avessi guardato, saresti morto!»

Middle Ground Chronicles - SELINADove le storie prendono vita. Scoprilo ora