31 - Morire per lei

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Evan Morgan Vento


- 7 giorni al Middle Ground

Di ritorno alla navetta, io e Ares ci accorgiamo subito che qualcosa non va. Il portello è aperto e i rami e le foglie che prima ricoprivano la carena sono state rimosse – a guardar bene – da una ventata, o una folata di vento improvvisa... oppure dall'atterraggio di un'altra nave. Impossibile stabilirlo da qui, ma col braccio sbarro la strada ad Ares e gli impedisco di proseguire, facendogli un cenno silenzioso perché si sposti con me verso gli alberi. Ci acquattiamo nella fitta boscaglia e restiamo in attesa di ascoltare un rumore sospetto o di osservare un qualunque movimento fuori posto, ma per lunghi minuti non succede nulla. I miei sensi percepiscono l'adrenalina di Ares, ma non sentono altro, come se la natura si fosse a un tratto spenta intorno a noi e avesse lasciato il posto al vuoto.

Ares bisbiglia: «Mister, che sta succedendo?».

Non riesco a percepire la paura di Bert 29 e nemmeno l'ansia di Oram 12, siamo a pochi metri di distanza, concentrandomi dovrei sentire la loro frequenza cardiaca sovrapposta e invece niente.

«Maledizione» sussurro ringhioso.

Mi metto in piedi e prendo un lungo respiro. Faccio cenno ad Ares di restare nascosto e di non seguirmi. Poi inizio a planare per evitare di marciare, in modo da produrre meno rumore possibile, se schiacciassi ghiaia o rami verrei intercettato, così mi muovo agile e veloce come il vento. Ma mi costa caro, poiché le mie condizioni fisiche non sono ottimali e le fitte lancinanti alle costole non tardano a ricordarmi che non sono in forma. Per cui commetto un errore. Al terzo salto atterro rigido sulle caviglie, piombando con un gemito sommesso nella terra che difficilmente sarà passato inosservato.

«Mio cacciatore» sento alle spalle.

Riconosco subito la voce di Sirio Uno e i miei sensi entrano in allerta. Mi ha trovato, per me è finita. Mi volto lentamente, immaginando un reggimento di IA intorno a lui a mirino puntato contro di me, e quando gli sono davanti, a pochi metri, non posso fare a meno di stupirmi trovandolo fasciato nel suo mantello da viaggio e assolutamente solo.

«Mi hai ingannato, tradito e abbandonato» dice serafico. «Eppure non posso smettere di amarti» il suo volto d'angelo ora appare disperato.

Ne segue un lungo silenzio. Non riesco a stabilire cosa sarebbe giusto dire, così non dico nulla.

A un tratto è lui a riprendere il discorso: «Urano mi ha contattato. Pare che tu sia interessato a un uomo che si fa chiamare Giosuè».

Sono sconcertato, perché mai Urano Due ha confidato questa informazione a Sirio? Non è da lui tradire la mia fiducia. Davvero non capisco.

Sirio Uno continua: «Si tratta di uomo qualunque, non conta nulla, puoi ignorarlo, mio cacciatore. Ora dovrei arrestarti e condurti davanti al consiglio supremo, ma voglio graziarti, e per farlo ho bisogno che tu ritorni a Pangea e ti consegni spontaneamente. Una dimostrazione di fiducia. Solo così potrai evitare il destinamento.»

Tornare a Pangea senza Selina? Non parla nemmeno del nostro patto, del tempo che non è ancora scaduto... qualcosa mi dice che non tutto è come sembra, qui.

«Come fa, un uomo qualunque, a comandare le IA?» domando affilando lo sguardo.

Noto subito un barlume di pallore comparire sul volto di Sirio e capisco di aver colpito nel segno. Esita, e io ne approfitto per provocarlo.

«Non stai respirando, Sirio.»

Fa un passo indietro, e nell'immagine del suo corpo giurerei di aver visto comparire per un solo millesimo di secondo un drop.

Middle Ground Chronicles - SELINADove le storie prendono vita. Scoprilo ora