20 - Nemici o amici?

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Selina 16

-9 giorni al Middle Ground


Non mi era mai capitato di non riuscire a capire una persona, in genere le intenzioni così come le predisposizioni appaiono subito chiare, ma Natan è un rebus. Ha questo atteggiamento ambiguo nei miei confronti, un momento protettivo e un altro aggressivo, che mi impedisce di stabilire se sia un amico o un nemico. Immagino che la ragione si annidi nel fatto che non ho idea del perché sia venuto a cercarmi e abbia deciso di starmi addosso, nel male o nel bene. Cosa vuole da me? Che va cercando? Poi con un tempismo perfetto, aggiungerei, arrivato proprio nel momento in cui il mio viso ha iniziato a riempirsi di ferite metalliche. Che, a quanto pare, nessuno riesce a vedere... tranne me. Se le due cose fossero legate e non si trattasse di un caso?

«Smettila di opporre resistenza, ribelle» spinge Natan, «così rischi solo di farti male.»

«Si può sapere cosa te ne importa?» lo strattono inutilmente.

Da oltre venti minuti ci stiamo inoltrando all'interno di un sotterraneo ricavato dalla roccia e sulla destra vedo sfilare una fila di prigioni sigillate da cancelli di ferro.

«Non capisci che sono la tua ultima possibilità di sopravvivere?» rimprovera severo, «quel colosso vuole riportarti a Pangea e lì ti condanneranno al Middle Ground.»

Sussulto. La verità è che se entro una settimana non avrò risolto il mio problema, dopo aver raggiunto i genetisti, al Middle Ground mi condannerò da sola, perché mi autodenuncerò.

Natan ne approfitta per trascinarmi fino a una cella con il cancello aperto e mi spinge dentro con un colpetto sulla schiena.

Mi volto e gli arrivo addosso prima che mi rinchiuda: «Credi di essere migliore di lui, Reminiscente?» grido, «tu mi stai imprigionando!»

Mi sposta indietro con un braccio. «Io ti sto salvando. Finché quel cacciatore sarà nei paraggi, resterai qui, al sicuro.»

Non faccio in tempo a scagliarmi contro la grata di ferro, Natan l'ha già sigillata facendola sbattere in un clangore che rimbomba sinistro lungo la galleria.

Serro le mani intorno alle sbarre e urlo: «Liberami! Lasciami andare! So badare a me stessa, non mi lascerò riportare a Pangea, io devo raggiungere Ingranaggio!»

Si muove per andarsene, ma poi ci ripensa e torna davanti a me. Mi osserva accigliato attraverso la grata. «Si può sapere che cosa devi andare a fare a Ingranaggio, Crescente?»

Ammutolisco di botto e distolgo lo sguardo.

Ora ridacchia malizioso: «Ma non me lo dire... hai qualcuno che ti aspetta? Chi è, un Crescente deportato? Ti sei messa con uno che ha vent'anni più di te, ragazza? Sei davvero una sorpresa continua, lasciamelo dire» si volta e riprende la sua marcia.

Lo osservo avviarsi lungo la galleria e sento che la mia ultima speranza sta per dissolversi insieme alla sua figura ingoiata dal buio. In un impeto di disperazione, prima che scompaia alla vista, strizzo gli occhi e urlo: «Sto già morendo! Sono malata, mi resta poco tempo per trovare la cura! Devi lasciarmi andare subito!»

Non riesco più a vederlo. Non sento nemmeno il rumore dei suoi passi.

«Natan!» chiamo.

Silenzio.

Mi volto con le spalle alla grata e vinta dallo sconforto scivolo fino a terra, avvinghiata alle ginocchia. È la fine. Sono spacciata. E sussulto nel rendermi conto di aver lasciato lo zaino con le formule e le ricerche nella casa della cugina. Sono imprigionata e ho perso l'unica speranza che avessi per salvare i miei amici della City. La frustrazione di questo fallimento mi sta logorando. Vorrei piangere, mettermi a urlare.

Middle Ground Chronicles - SELINADove le storie prendono vita. Scoprilo ora