Sono di nuovo qui, nemmeno 48 ore dopo. Sono l'intero circo e non sono un banalissimo clown, ma tant'è. Ho iniziato a scrivere quasi subito, dopo aver concluso l'altra storia, ma pensavo di iniziare a pubblicare tra un bel po'. "Eppure... Non è così" cit.
Questa sarà una storia un po' diversa, perché a differenza di "Casa", qui Simone e Manuel devono ancora conoscersi bene e soprattutto hanno un'età molto inferiore.
Spero possa piacervi ugualmente,
A.L’adolescenza è quel momento in cui si fanno i conti con il proprio io, con le certezze che vacillano, con l’amore non corrisposto, il dolore per qualcosa di assolutamente risolvibile ma che a questa età sembra irrimediabile.
Per Simone non è proprio così, perché quello che lui vive non è qualcosa di leggero e rimediabile. O meglio, non può essere lui a rimediare a certe cose: agli insulti omofobi, alle prese in giro che fanno ridere tutti tranne lui.
L’unica cosa che potrebbe fare, è smetterla di fingersi ciò che non è. E non perché gli altri l’abbiano già capito, approfittando della sua debolezza per sfotterlo dalla mattina alla sera, ma perché merita di essere se stesso sempre, nonostante la paura scaturita dalla cattiveria o dalla stupidità degli altri che non sono altro che dei ragazzini infantili, lontanissimi dalla sua sensibilità e dalla sua maturità.Ed è comunque sempre lì, con loro, cercando spasmodicamente che loro lo accettino e gli permettano di fare parte realmente del gruppo, di quella classe di quarto superiore e di quegli anni che dovrebbero essere, forse, i più belli e spensierati della propria vita.
Per lui sono un incubo, ma ci spera costantemente che qualcosa possa cambiare. E nega davanti a tutti, ogni volta in cui pensano sia intelligente dirgli che è gay e gli piacciono i ragazzi. “Non è vero”, risponde lui, e così cerca di rifugiarsi tra le braccia di quelle ragazze che pendono dalle sue labbra.
Quelle che ci sperano, che lui non sia gay.“Ma lo lasciate stare, ogni tanto?”
L’amore non corrisposto. Quello che ti fa restare per ore sul letto ad ascoltare musica deprimente anziché studiare. È lui in carne ed ossa, Manuel Ferro, stessa classe ma con un anno in più sulle spalle perché si è ritrovato con troppi debiti alla fine dell’anno precedente.
Ma Simone lo conosceva già, perché chiunque conosce Manuel in quella scuola.
Il bello e inarrivabile che piace a tutti, anche se un occhio attento direbbe che il potenziale di Simone Balestra è sicuramente più alto, gli manca solamente l’aria da stronzo che non deve chiedere mai.“Ao, Manuel! Che te metti a difende questo?”
“No, non sto a difende nessuno. Ma non mi sembra divertente, poi fate come ve pare”Simone lo guarda. Mai nessuno si era intromesso in quel modo, ma in ogni caso Manuel fa tutto con aria disinteressata. Perfino difenderlo. Non sia mai che qualcuno iniziasse a pensare qualcosa che vada oltre la sua reputazione da stronzo donnaiolo che non deve chiedere mai.
“Manuel!” lo rincorre, in piena ricreazione, fermandolo per un braccio.
“Che?”
“Grazie.”
“De che?”
“Per avermi difeso. Sì, insomma… prima, con quelli”
Manuel lo guarda quasi infastidito, e Simone gli lascia il braccio sussurrando uno “Scusa”.“Perché chiedi sempre scusa?”
“In che senso?”
“Lo fai sempre. Con i professori, con gli altri. Quelli ti massacrano, e tu chiedi scusa. Io te guardo male, e tu me chiedi scusa. Scusa, scusa, scusa. Ma lo sai che c’hai du metri de gambe e na croce de spalle che se te mettessi a da’ du sberle a qualcuno la smetterebbero tutti de datte fastidio?”
“Io non faccio a botte”
“Ah, sì. Giusto. Sei un perfettone”
“Non sono un perfettone. E comunque ti ho solo detto grazie”
“Ok, mo hai finito?”
“Sì”
Abbassa lo sguardo, come sempre nella sua vita. Il costante timore di non essere mai abbastanza per nessuno, e l’imbarazzo di quella prima chiacchierata con Manuel durata più dei tre secondi soliti per motivi di scuola.
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Stammi vicino [Simuel]
FanfictionAmici, fratelli o amanti. Simone e Manuel, l'adolescenza e la crescita tra "Vaffanculo" gridati e la scoperta di qualcosa che sembra più grande di loro.