2) Preoccuparsi

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Al secondo appuntamento, il pomeriggio successivo, Manuel non si è presentato a casa di Simone.
Lo ha ignorato per tutto il giorno, ed era proprio quello che quest’ultimo temeva di più al mondo. Ci aveva messo mesi per instaurare anche un minimo di contatto con lui, e adesso è già tutto perso.
Non ha mai pensato di avere una possibilità con Manuel, ma il solo fatto di poterci avere a che fare gli sembrava il massimo a cui poter aspirare.

“Manuel!”
Cerca di fermarlo nei corridoi della scuola, verso l’uscita, e questa volta viene accontentato.

“Che vuoi? C’ho da fa”
“Ieri non sei venuto per il progetto. Dopodomani abbiamo la consegna”
“Ok. Consegna tu, puoi dire pure che io non ho fatto niente, non mi interessa”
“Senti, mi dispiace per l’altro ieri. Ero agitato, mi sembrava tutto assurdo. Non l’avevo mai detto a nessuno, e vengo ogni giorno preso di mira da quegli stronzi e mi sembra di impazzire e-”
Manuel lo interrompe, scuotendo la testa

“Simò, c’ho i cazzi miei. Non so venuto perché non potevo venì”
“Ah, ok… quindi non ce l’hai con me?”
“Ma che me frega de come me rispondi… pure tu te devi mette in fila, ce sta chi me tratta peggio”
“Che vuol dire?”
“Niente, lascia stare. Comunque, se mi libero presto vengo a casa tua e finiamo sta cosa il prima possibile. Altrimenti, davvero, puoi dire a De Angelis che non ho partecipato. Tanto l’anno lo ripeto na terza volta”
“No, ma che dici? Non ti preoccupare… ci penso io. Se non riesci faccio il lavoro anche per te”
“T’ho detto de no, Simò. Non voglio sta in debito con nessuno”
“Non lo faccio gratis. Sono 50 euro”

Manuel lo guarda sconcertato, mentre sul viso di Simone si intravede un minuscolo sorriso.

“Certo che sei un coglione, ce stavo quasi a crede”
“Ti pare?”
“No, infatti. Sarebbe stato troppo bello per essere vero”
“Che cosa?”
“Che fossi diventato stronzo tutto de colpo”
“Non esserlo è un difetto?”

Manuel continua a guardarlo, questa volta senza una reale espressione in volto.

“No, non è un difetto. Comunque… se mi libero, vengo. Ti aggiorno più tardi”
Simone annuisce, e rimane fermo e immobile appena l’altro gli da’ una pacca sulla spalla prima di andare via.

Siamo amici? Gli amici si danno le pacche sulle spalle.
Totalmente rassegnato al fatto che Manuel non si presenterà mai a casa sua nel pomeriggio, l’unica alternativa che gli sembra valida è quella di lanciarsi a capofitto sullo studio. Testa bassa, tisana nella tazza di Cucciolo dei sette nani che ha con sé da quando è piccolo e cuffie alle orecchie dove suona De André.

“Simò” salta sulla sedia, appena si sente sfiorare una spalla, e si abbassa velocemente le cuffie.

“Ma sei scemo? Mi è preso un colpo. Come hai fatto a salire?”
“Ho beccato tu nonna, sotto. Simpatica, mica come te”
“Potevi bussare”
“L’ho fatto, ma nun me sentivi”
“Va be, comunque… che ci fai qua?”
“Te l’avevo detto che se avessi fatto in tempo sarei venuto”

Simone annuisce, cercando di metabolizzare il tutto. Lo guarda, anche, e mentre lo fa si accorge di qualcosa che Manuel cerca di coprire con il cappuccio della felpa.

“Che c’hai sul collo?”
“Niente, me so fatto male a casa, ho sbattuto”
“Sicuro? Ci hai messo almeno qualcosa?”
“No, Simò. Non c’ho bisogno di niente. E nun me devi fissà! Piuttosto… stavi lavorando al progetto? A parte bere da una tazza discutibile…”
“Sì, l’ho quasi finito” storce gli occhi, ma decide di ignorare l’ultima parte sulla tazza di Cucciolo.
“Ok. Lo finisco io? Almeno pe sta un po’ pari…”
“No, tranquillo. Tanto non mi fido, se lo fai tu”
“Oh, ma certo che sei stronzo”
“Dai, sto scherzando. Finiamo insieme, così domani non ci dobbiamo rivedere per forza”
“Come te pare… posso?”

Stammi vicino [Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora