Se c’è una cosa che più di tutte è mancata a Manuel nella vita è l’opportunità di fare il figlio senza doversi impegnare anche da bambino ad essere l’adulto della situazione per tentare di proteggere una madre che non è stata in grado di trasmettergli quella sicurezza che sperava.
Non l’ha mai odiata perché è sempre stato in grado di comprenderla, e lo dimostra il fatto che è ancora lì, seduto sul letto dell’ospedale accanto al suo corpo, con le lacrime agli occhi e poche frasi che gli hanno fatto capire quanto questa volta lei sia lucida come non lo era mai stata.Gli ha raccontato che dalla sua partenza aveva iniziato a non sentirsi bene al solo pensiero di averlo perso; che si era tenuta tutto questo per sé per tanto tempo, aveva cercato aiuto in chiesa, da un parroco di zona che le aveva consigliato di allontanarsi da suo marito.
Non ci è mai riuscita, fino a quando una settimana prima gli ha detto che aveva bisogno di sentire Manuel. Continue richieste, nei giorni, che l’hanno fatta finire in ospedale dopo una caduta accidentale -questa la versione ufficiale data in ospedale.“Mi dispiace tanto, Manuel…”
“Anche a me. Però adesso stai tranquilla. Vengo qua ogni giorno, mattina e sera ogni volta che è orario di visite. Non lo faccio più avvicinare”
“Lo sai che non è così facile…”
“Lo so. Ma io non sono più quello di prima.”Sua madre lo guarda con le lacrime agli occhi e la voglia di abbracciarlo. Non gliel’ha ancora chiesto, però.
“Posso abbracciarti?”
Lui le sorride, perché aspettava solo questo. Si stende verso di lei, stringendola forte e sperando con tutto se stesso che davvero possano mettere da parte quella vita orrenda vissuta.“Ti voglio bene, mà…” sussurra, quasi vergognandosene. Non ricorda di averglielo detto spesso, sicuramente negli ultimi anni mai.
“Anch’io, tanto. Tantissimo.”
“Senti…”
Si stacca dall’abbraccio per guardarla meglio, e tentenna un po’ prima di dirle qualcosa che nemmeno si aspettava avrebbe voluto dirle.“Cosa?”
“C’è una persona qui fuori. Vorrei fartela conoscere. È… molto importante, per me”
“Oddio, hai una fidanzata?” spalanca gli occhi, incredula, e Manuel sorride a quella richiesta. Sa cosa intende lei: non le ha mai parlato di nessuno, nonostante gli sembrasse impossibile che suo figlio, bello com’era, non avesse avuto almeno delle avventure. E l’ha sempre immaginato così: un rubacuori senza l’intenzione di fidanzarsi seriamente.“Più o meno. È un ragazzo.”
Non ha idea di come sua madre possa prenderla, e non gli interessa nemmeno quale sia la sua opinione a riguardo. Lui è suo figlio, e se vuole riallacciare i rapporti con lui non ha intenzione di scendere a compromessi.“Ah, un ragazzo”
“Un ragazzo. È un problema, per te?”
“No, ma che problema. È che… sto pensando a quando lui me l’ha detto, che probabilmente avevo un figlio pure gay”
“Non penso te l’abbia detto in questo modo così delicato”
“No, infatti. Comunque no, non mi interessa. Tu sei felice?”
“No, non sono solo felice. È tipo l’unica persona in grado di tenermi in piedi, in questa vita che m’è capitata”
“Come si chiama?”
“Simone. Sta qui fuori…”
“E allora fallo entrare”
“Sì?”
“Sì…” sorride, stringendogli la mano come a non volergliela lasciare.
Deve farlo per forza, per far alzare suo figlio dal letto che si dirige verso il corridoio.
Vede Simone lì, seduto vicino al distributore del caffè. Guarda fuori dalla finestra, in attesa, con l’espressione di chi è in ansia e in apprensione.“Ehi…” gli sfiora una spalla, facendolo distrarre dai pensieri.
“Ehi… com’è andata?”
“Bene. Però, forse, ho fatto una cazzata…”
“Che cazzata?”
“Le ho detto di te. Le ho detto che vorrei farvi conoscere… però forse dovevo chiederlo prima a te”
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Stammi vicino [Simuel]
FanfictionAmici, fratelli o amanti. Simone e Manuel, l'adolescenza e la crescita tra "Vaffanculo" gridati e la scoperta di qualcosa che sembra più grande di loro.