“Stai bene?”
L’unica cosa che Simone vuole sapere è questa.
Da quando ha visto Manuel ammutolirsi di colpo, il pensiero che possa essersi pentito lo distrugge. Avrebbe voluto si accorgesse all’improvviso di amarlo, ma gli occhi di Manuel non gli danno quella speranza.“Sto bene, Simò. Non me devi fa sempre sta domanda”
Sono ancora sul letto, nudi, stesi di schiena l’uno accanto all’altro, entrambi con mezzo corpo fuori dal letto.“Ok, scusa…”
Vorrebbe mandarlo a fanculo, dirgli che è uno stronzo quando si comporta così e che non può fare così con lui. Perché lo ama, e perché ci rimane sempre di merda ogni volta.“Scusa tu” ora si gira verso di lui, guardandolo con uno sguardo diverso da quello avuto fino ad ora.
“Mi abbracci?”
Quella richiesta fa sprofondare Simone in una felicità che mai aveva provato, nemmeno fino a qualche minuto prima mentre ci faceva l’amore insieme. A quella felicità, però, si unisce un pensiero negativo. Di quelli che ha sempre, quando si tratta di Manuel e del suo sembrare essere perennemente lontano dalla felicità.
Non lo aveva abbracciato, non lo aveva nemmeno guardato dopo aver finito. Non voleva fosse troppo e non voleva stargli addosso e mettergli ansia.
Ora accoglie quella richiesta, sposta un braccio per fargli spazio sul suo petto e Manuel ci si appoggia.
Lo stringe, e pensa sia una buona idea assecondare anche la voglia di lasciargli un bacio tra quei ricci scompigliati.Vorrebbe chiedergli a cosa sta pensando, se è pentito o se ci sono altri problemi.
Resta in silenzio, però, e quel silenzio permette a Manuel di metabolizzare ciò che vorrebbe dirgli.“Posso dormire qua, stanotte?”
Aspetta una risposta positiva, che arriva subito dopo.
“Certo”
“Non c’ho voglia de tornà a casa e vederlo”
“Stai qua. Tranquillo…”
Lo stringe di più, come a fargli capire che può restare quando e quanto vuole.
Così, tra le sue braccia, con la delicatezza che merita.“Sai che possiamo fare?”
“Cosa?”
“Andiamo a mangiare una pizza, e poi torniamo a casa e ci buttiamo su Netflix”
“Na pizza? Simò non c’ho na lira”
“Va be ma per quello non ti preoccupare. Ci penso io”
“No”
“Sì”
“Simò”
“Stai zitto. Placati. Rilassati. Se no ti faccio dormire per terra, stanotte”
Ride, appena Manuel gli tira un pugno su un fianco.“Sei disonesto. Io ti sto abbracciando e tu mi tiri pugni?”
“No, infatti. Mo me sembra un po’ troppo”
Si scansa, realizzando che quella posizione era fin troppo piacevole.
A Simone va bene, questo è Manuel. E Manuel non è abituato ad avere e vivere momenti di dolcezza. Lui scappa, da queste cose, e già tenerlo così per un paio di minuti gli sembra una grande vittoria.“Ti dovesse cadere il cazzo, Ferro… non sia mai”
“Vuoi vedere che ti prendo a sberle?” si alza, lasciando Simone sul letto che lo guarda come un cretino. Innamorato perso nonostante il tentativo di dissimulare. Rotola, a faccia in giù, annusando il cuscino.“Fai pure”
“Muoviti, alzati” gli tira uno schiaffo sulla gamba, facendolo saltare.
“Ma sei scemo?”
“Dai, forza!”
“Dovresti essere più delicato”
“Me sembra che so delicato, quando non fai il coglione.”
“Vieni qua”
“No”
“Vieni, ho detto” ora si gira nuovamente, con la schiena poggiata sul materasso.
“Che vuoi?
“Avvicinati”
“Simò, se me stai a prende per culo…”
“No, davvero. Vieni” ride, e Manuel percepisce tutta la volontà dell’altro di restituirgli quel pugno o, peggio, incastrarlo sul letto per distruggerlo con il solletico.
Quei pugni lì, per Manuel, in ogni caso, suonano sempre come carezze.
Perché gli occhi di Simone non sono mai cattivi; quegli occhi lì lo amano e lo guardano come se fosse la cosa più preziosa del mondo. E gli arriva tutto, nonostante cerchi di ignorarlo.“Dimme”
Si avvicina con finto snobismo, ma Simone gli fa cenno di avvicinarsi un po’ di più.
Spazientito lo asseconda, prima di immobilizzarsi per il velocissimo bacio sul naso che riceve.“Preferivo i cazzotti”
“Non è vero”
Non è vero. Lo sanno entrambi, anche se per Manuel è troppo difficile da ammettere.
La morsa allo stomaco che ha sentito, dopo quel bacio così dolce, è un qualcosa che non riesce a spiegare nemmeno a se stesso.“Senti, anziché fare ste cazzate. Mi presti qualcosa dal tuo armadio?”
Simone ride, indicandogli l'armadio davanti a loro.
“Prendi quello che vuoi, anche se secondo me ti sta tutto largo”
“E mica sei così grosso, mammamia quanto te la tiri…”
“Veramente sei tu che lo dici, mica io”
“Questa?” Prende una camicia con fantasie particolari, e Simone annuisce immaginandolo già vestito in quel modo.
“Sì, quella è di due anni fa, adesso mi va un po' stretta quindi dovrebbe starti bene. Però i jeans neri che ho ti vanno lunghi”
“No, tengo i miei. So lunghi du metri sti così che c'hai…” si infila la camicia, ancora completamente nudo sotto. “Come sto?”
Simone lo guarda con il solito sorriso da ebete dal letto, e annuisce. “Ti sta bene”
“Ma?”
“Nessun ma. Stai bene”
“Ok, presa. Faccio una doccia, così te rubo pure le mutande e stamo a posto”
“Fai quello che ti pare. Prendi quello che vuoi. Gli asciugamani puliti sono sotto il lavandino”
Sparisce dietro la porta del bagno per entrare in doccia, e Simone afferra il telefono per scegliere una pizzeria nei dintorni.
Un nuovo messaggio su Instagram: -Ciao, sei Simone di 4°B, vero?-
Controlla il profilo di tale Luca, e si rende conto di averlo visto un paio di volte a scuola.
-Ciao, si sono io. Perché?-
-Niente, pensavo che una volta potremmo andare a bere una cosa insieme- non apre quest'ultimo messaggio. Legge dall'anteprima e rimane sconvolto perché una cosa del genere non gli era mai successa. Con alcune ragazze sì, ma è la prima volta che un ragazzo gli scrive.
“Oh, Simò! Me senti?”
“Eh? Dimmi, scusa”
“Che mutande prendo?”
“Quelle che vuoi, sono tutte nel primo cassetto”
“Ma che c'hai?”
Lo guarda, un po' confuso.
“M'ha scritto uno per chiedermi di uscire”
“Ah”
L'unica reazione di Manuel Ferro, che cerca in tutti i modi di allontanare quella sensazione di fastidio che sta provando.
“Ah?”
“Eh, che te devo dì. Chi è?”
“Uno di scuola, Luca De Vitis”
“Non c'ho presente”
“No, manco io. Poi vedendo la foto mi sono ricordato, un paio di volte l'ho visto a scuola”
“Fa vedè” Manuel si avvicina al telefono, osservando la foto di tale Luca.
Un bel ragazzo, niente da dire. La cosa lo disturba.
“Beh, ci sta. Carino. Escici”
“No, non credo di avere voglia”
“Perché?”
“E tu perché c'hai sta voce e sta faccia, adesso?”
“No, ma quale voce e quale faccia? So tranquillo”
“Non mi pare”
“Oddio, Simò. Non inizià”
“Ma che ti rode?”
“Ma per favore. Fai quello che vuoi”
“Ok. Comunque non mi va di uscirci”
“Ok. Come sto?” Ignora volutamente il discorso, portando l'attenzione su di sé che si è vestito nel frattempo.
“Stai bene. Più che carino” fa riferimento a ciò che Manuel ha detto su Luca, e lo fa sorridere sentendosi stupidissimo.
Ha provato gelosia, ma al momento non lo ammetterebbe mai ad alta voce. Adesso riesce solo a fingere, totalmente alleggerito dalla sensazione che per Simone c'è solo lui.
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Stammi vicino [Simuel]
Hayran KurguAmici, fratelli o amanti. Simone e Manuel, l'adolescenza e la crescita tra "Vaffanculo" gridati e la scoperta di qualcosa che sembra più grande di loro.