24) Glasgow

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Prima di volare verso Glasgow, per Manuel era necessario assicurarsi che sua madre stesse bene e al sicuro. Dopo l’ospedale le aveva comprato una nuova scheda telefonica con un nuovo numero e l’aveva accompagnata a prendere le sue cose in quella casa in cui-si è fatto promettere- non avrebbe più messo piede.

Però non si sentiva sicuro ugualmente. Aveva paura che quell’uomo la trovasse, in qualche modo, e che lei ricadesse in quella trappola. O, peggio, che lui se la scontasse con lei.
Manuel era andato a denunciarlo un’altra volta, e l’ultima insieme ad Anita, ma sapevano entrambi che niente si sarebbe risolto in quel breve periodo. Però si sono detti e promessi di essere pronti ad affrontarlo insieme, quel percorso, anche dovesse essere lungo anni.

“Sei sicuro, Simò?” glielo aveva chiesto almeno dieci volte al telefono, dopo che il suo fidanzato gli aveva proposto di far stare sua madre in villa, con suo padre e sua nonna, a patto che Anita fosse d’accordo e non si sentisse in difficoltà. Ne avevano parlato tanto, lei e Manuel, e alla fine erano piombati in quella enorme casa con una piccola valigia tra le mani, insieme per tre giorni -giusto il tempo di farla ambientare con suo figlio accanto.

“Manu!”
Simone sta saltando come un bambino, sbracciandosi per farsi vedere in aeroporto agli arrivi.

Manuel non lo saluta nemmeno a parole, gli corre incontro lanciandosi tra le sue braccia, travolgendolo e facendolo barcollare per un attimo.

“Oddio, mi sei mancato. Molto grave, questa cosa”
“Simò è passata solo na settimana” lo dice con il sorriso, consapevole del fatto che quella mancanza l’ha sentita anche lui. Soprattutto lui.

“Sei pronto al freddo?”
“No, nun so pronto. Però a Roma se fa a’ colla, quindi non so cos’è peggio”
“Va be, oggi stiamo a 19 gradi. La perfetta temperatura”
“No, non so pronto. Ho deciso”
La verità è che non gli importa della temperatura, voleva solamente atterrare e averlo di nuovo vicino.

“E sei pronto a mia madre, invece?” sorride, vedendo agitazione nello sguardo di Manuel. Simone gli ha parlato molto di lei, e nonostante gli abbia sempre raccontato di come lei sia una persona completamente diversa da suo padre, più giovanile, meno impicciona, simpatica e “figa”, così le piace definirla, Manuel non riesce ad accantonare quell’agitazione che l’ha accompagnato per tutto il viaggio.

“C’aspetta in macchina?”
“C’aspetta in macchina” conferma, stringendo la mano del suo fidanzato. “Stai tranquillo, stamattina c’ha pure preparato la sua stanza matrimoniale. Non vede l’ora di conoscerti”
“Ma che dici?”
“Oh, io non le ho detto niente. Ha fatto tutto lei. È euforica, ha detto che dorme lei sul lettino”
“Poi domani mi accompagni in giro e le prendo un regalo”
“Ma che regalo”
“Per forza, se no mi viene l’ansia che sto qua a scrocco e lei mi lascia pure il letto suo”
“Non lo farebbe, se le pesasse. Mia madre non fa niente, se non ha voglia. Vuole solo che io sia felice, e penso ti voglia bene anche senza conoscerti. Stai tranquillo, ok?”

Manuel annuisce, prendendo un grosso respiro prima di camminare al suo fianco verso l’uscita.

L’ansia accumulata sparisce, almeno una buona parte di essa, appena vede una figura sorridente poggiata allo sportello di una macchina.
In quel momento, nonostante l’avesse già vista in foto, percepisce tutta la somiglianza con Simone. Alta, magra, con lo sguardo che sembra serio nonostante il sorriso. E quel sorriso è dolce, proprio come quello della persona che ama.

“Finalmente ti conosco! Ciao!” abbandona la macchina, appena i due ragazzi sono lì vicino, e fa un passo verso Manuel che le sorride cercando di lasciare da parte quel briciolo di ansia residua.
Inaspettatamente si trova travolto in un abbraccio: un abbraccio composto, tenero, non invadente, che gli ricorda ancora di più Simone.

Stammi vicino [Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora