Manuel non ricordava di aver mai parlato così tanto con Simone.
Dopo aver fatto colazione, la mattina, si erano seduti in veranda con un secondo caffè in mano e lì si sono raccontati tutto.L’anno in Spagna, le difficoltà iniziali con la lingua, poi il suo ambientarsi sempre di più, le due storielle da una notte che ha vissuto. Tutto. E Simone l’ha ascoltato, mandando giù anche l’idea di lui con qualcuno che non fosse lui. E poi gli ha raccontato di quelle settimane infinite passate sul letto a piangere, l’inizio della ripresa, la vicinanza di Laura, il tentativo di provare ad essere felice con Luca.
Ad entrambi importava di essere lì, insieme, con il passato alle spalle e gli errori di entrambi che hanno rovinato tutto per un po’. Dopotutto cos’è un anno su una prospettiva di vita insieme?
Hanno cucinato qualcosa di lontanamente commestibile per il ritorno di Dante e nonna Virginia, hanno pranzato insieme tutti e quattro, Manuel ha passato un’ora con Dante sul divano a chiacchierare mentre Simone era lì accanto in silenzio, a bearsi di quella situazione così intima che gli era mancata da morire.
“Simò”
Appena Simone apre gli occhi dal pisolino pomeridiano, trova il viso di Manuel proprio davanti a lui. Gli occhi lucidi, il panico visibile.“Che è successo?” Salta su, mentre l’altro lo fissa incredulo con il telefono stretto tra le mani. “Oh, Manu…”
“M’ha scritto mia madre” è un sussurro quasi impercettibile, che però Simone sente benissimo. Apre il palmo della mano, chiedendogli senza parlare di fargli vedere il messaggio. -Non so se è ancora il tuo numero, ma vorrei vederti o almeno parlarti, se non sei più a Roma. Mamma-Non sa come interpretare un messaggio simile. Da quello che gli ha raccontato Manuel, esattamente poco prima, aveva provato a ricontattarla una volta in Spagna. Dopo chiamate senza risposta, aveva tentato con un messaggio: -Sono partito e non sono più a Roma. Lo so che hai scelto lui, ma quando sarai in grado di ricordarti di me, tuo figlio, spero per te che non sia troppo tardi. Ti chiedo solo di stare attenta, tu non te la meriti una vita così.-
“Amore… ohi?!”. Simone cerca di scuoterlo un po’, con una dolcezza e una premura che gli appartengono solo con lui. È la prima volta che lo chiama così, e tanto basta per far svegliare Manuel da uno stato di ipnosi.
“Come m’hai chiamato?”
“Come t’ho chiamato?”
Scuote un po’ la testa, con un piccolo sorriso sulle labbra, per poi spostare nuovamente l’attenzione sul suo telefono.“Che devo fa?”
“Tu che vorresti fare?”
“Che ne so. Avevo talmente tanto perso le speranze, che non avevo mai pensato a un’ipotesi del genere”Restano entrambi in silenzio per alcuni secondi, poi un pensiero invade la testa di Manuel. “Sicuro è successo qualcosa”
“Non è detto”
“Ma sì. Non mi avrebbe mai scritto, se no.”
“Tu decidi a prescindere dal fatto che possa o non possa essere successo qualcosa. La vuoi rivedere?”
“Non lo so…”
Simone lo guarda come guarderebbe la cosa più tenera e sofferente del mondo. Il distacco da sua madre, per Manuel, era stato in grado di far traboccare l’intero vaso che era stato riempito negli anni da tutto lo schifo vissuto.
Si era sentito abbandonato dall’unica persona che credeva non l’avrebbe mai fatto, pur riconoscendone un’instabilità mentale che non dipendeva affatto da lei.“Puoi prenderti anche qualche ora per pensarci, però lo sappiamo entrambi che le dirai di sì. Ed è giusto, non fa niente se ti ha fatto del male. Lo sai quello che penso…”
Manuel lo sa benissimo. Simone gli aveva sempre detto che sua madre era una vittima tanto quanto lui, che ci avrebbe messo probabilmente molto più tempo a rendersene conto, perché uomini come quella bestia di marito sono in grado di succhiarti anche l’anima, facendoti credere di essere una miracolata ad ogni perdono, ad ogni giorno di vita passato accanto a loro.
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Stammi vicino [Simuel]
FanfictionAmici, fratelli o amanti. Simone e Manuel, l'adolescenza e la crescita tra "Vaffanculo" gridati e la scoperta di qualcosa che sembra più grande di loro.