chapter 9

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ho biologia alla prima ora.
mi dirigo in classe e mi siedo. non c'è ancora nessuno in classe, stranamente, a parte me e due ragazzi seduti su un banco in fondo.
man mano tutti arrivano, il prof con un pò di ritardo.

mi sono seduta in una posizione strategica, sono in terza fila, il banco è nella fila di quelli vicini alla finestra, e accucciandomi un pò riesco a farmi i fatti miei senza che il prof se ne accorga.
fortunatamente, poi, davanti a me c'è quel bisonte di eric walker, è alto, con le spalle larghe quanto un armadio.

non ho nessuno dei miei amici in questo corso con me, quindi vicino a me si è seduta una ragazza di cui non ricordo bene il nome, samantha, christina, o qualcosa del genere.

la lezione inizia, il professone inizia a interrogare due ragazzi, mentre io inizio a disegnare modellini per i disegni.

un colpo alla spalla.
possibile che mi debbano sempre disturbare?

alzo gli occhi e vedo la mia compagna di banco spingere un bigliettino sul mio banco.

"è da parte di smith" mi sussura.

le sorrido per ringraziarla, poi mi guardo intorno.
quando ha un corso con me non mi accorgo mai della sua presenza, invece è lá, bello bello, con i capelli scomigliati e le labbra gonfie come se si fosse appena svegliato, nella quarta fila dei banchi centrali. mi guarda, e con un cenno della testa mi incita a guardare il biglietto, accennando un sorriso. ah si?

apro il biglietto, scocciata.

'dobbiamo parlare, noi due'

solo questo. quattro parole, una virgola; niente di più e niente di meno.

a che gioco sta giocando? crede che lui e la sua banda di amichetti possano continuare a prendersi gioco di me finché vogliono?

'no, grazie'

scrivo velocemente la risposta e rilancio il bigliettino indietro. sono una maga in questo. in riformatorio facevamo dei corsi scolastici, e ho affinato la mia tecnica in quelle ore.

nel frattempo deve aver aperto un biglietto, sento uno sbuffo abbastanza rumoroso. non mi giro, ma sbircio con la coda dell'occhio.

si, è stato lui, ma non sta scrivendo di nuovo sul biglietto, si limita a fissarlo.
no, ora sta scrivendo.

vedo atterrare il pezzo di carta sul mio banco, lo prendo, lo accartoccio ancora di più e lo butto nell'astuccio, chiudendolo.

poi, continuo a fare ciò che stavo facendo. dopo un quantitá di tempo interminabile suona la campanella e mi precipito fuori, poco prima del suono della campanella metto quasi sempre tutto a posto, e vado via subito.

passo a posare alcune cose nel mio armadietto, e prendo il necessario per arte. oggi ho tre ore, che bello, amo questa materia. l'unica pecca è che l'aula sta in culonia, io non trovo i fogli e sono in ritardo, nonostante abbia fatto tutto velocemente.

esulto quando trovo i fogli nel fondo dell'armadietto. forse dovrei dare una sistemata qua.
non c'è quasi nessuno nei corridoi, se mi do una sbrigata dovrei essere in ritardo di solo quasi 10 minuti.

corro con lo zaino tra le braccia, mentre provo a chiuderlo e contemporaneamente a ricordarmi dove si trovi l'aula di arte.

sono finalmente riuscita a chiudere lo zaino e me lo infilando quando vengo presa da un braccio e tirata in un dei corridoi laterali. occhi ghiaccio, capelli biondi.
ci ha preso gusto con questa storia del braccio.

faccio per andarmene ma mi tiene ancora saldamente stretta. abbasso lo sguardo verso il suo braccio, e lui sembra accorgersene solo allora, della sua mano sul mio braccio, la leva velocemente, imbarazzato.

"scusa" dice rapido.

lo guardo per un attimo, indossa unaa fela piuttosto grande nera, jeans neri e scarpe grigio scuro. ha ancora i capelli disordinati.

mi guarda, senza parlare. poi mi accorgo che non guarda esattamente me, ma più il lato sinistro del mio viso, che i capelli devono aver scoperto mentre correvo.

continua a guardarmi, con la bocca leggermente socchiusa.
infilo le mani nelle maniche e incrocio le braccia. sono spazientita.

"cosa?" sbotto dopo poco.

vorrei andarmene, ma non vorrei che nascosti qua intorno ci fossero i suoi amichetti, meglio stare qua e aspettare.

sembra quasi spiazzato, si avvicina di più e con il pollice mi sfiora lo zigomo. sussulto allontanandomi, beh, non l'ha proprio sfiorato proprio sfiorato.

"cretino, fa male" sussurro, è come se avessi perso la voce.

"mi-" sembra incerto "mi dispiace, non so cosa gli sia preso, non hanno mai fatto qualcosa del genere, credimi" dice, anche lui a voce molto bassa.

ha un buon profumo, devo ammetterlo.

"è okay, no?" dico sarcastica "mi stai facendo perdere tempo e la mia lezione preferita, ciao" sbuffo, per poi incamminarmi nel corridoio.

"aspetta, non scappare" riprende il mio braccio.

mi libero dalla presa con uno strattone e vado via.


nota autore:

ecco un altro capitolo, spero vi piaccia

stavo pensando di iniziare un'altra storia, casomai tra un pò, quando questa sará già a un buon punto

ciao:)

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