aspettiamo che finiscano i titoli di coda per uscire dalla sala, le poltrone sono comode e dobbiamo riprenderci. il film era un horror e sono stata per tutta la durata del film in posizione fetale, stringendomi le ginocchia con le braccia.
"insomma ti piacciono gli horror, J" ridacchia jason.
"uh-uh" mugugno a bassa voce.
lui scoppia a ridere e parte in uno sfrenato racconto del suo film horror preferito. giriamo un pò per il centro commerciale (è davvero enorme), fino a trovare un fast food. è un pó tardi, il film è durato a lungo. come per la cioccolata, jason va a prendere il cibo, mentre io e daisy prendiamo posto.
"questo è sfruttamento. o femminismo, in ogni caso" obietta lui, dopo aver ascoltato le nostre ordinazioni.
"su, cammina" gli do uno schiaffetto sul braccio.
lui borbotta qualcosa e si allontana.
una voce femminile si avvicina a noi. la riconosco subito.
"sfigate" esordisce christine, appoggiando la mani sul nostro tavolo "non c'è bisogno che ci seguite ovunque solo per sbavare dietro ai ragazzi"
sadie accanto a lei ridacchia, seguita da tutti gli altri. anche lui. lo noto solo in questo momento, la rabbia si irradia nel mio corpo, la mia faccia si colora di rosso, anche per imbarazzo. che credevo? è uguale a loro.
"non sei il centro del mondo, stronzetta" daisy le rivolge un grande sorriso.
prima che l'altra possa ribattere aggiungo "e comunque, che seguiate, invece di dare fastidio agli altri, studia un pò"
lei rimane interdetta, probabilmente sta metabolizzando la cosa. forse non ci arriva.
"sei proprio una sfigata" afferma infine.
un ragazzo moro le passa un braccio attorno alla vita e la porta via. osservo il biondo con la coda dell'occhio; il suo braccio circonda le spalle di una ragazza. in questo momento provo fastidio, e un senso di non so che nei suoi confronti, forse un pò di odio.
"è la tipica stronzetta bastarda, quella, tenendole testa non ci lascerà in pace, ma proprio non posso farne a meno. è la tipica stronzetta e a volte pure una bulla, dicono"
trattengo lo stupore, ma dentro di me riecheggiano le parole di lucky. non hanno mai fatto qualcosa del genere, credimi. bugiardo.
restiamo in silenzio fino all'arrivo di jason, che rallegra l'atmosfera. mangiamo senza fastidi, poi ci alziamo per mettere a posto i vassoi.
appena usciamo vedo il gruppetto su una panchina, chi seduto, chi in piedi, poco distante da noi. avrei giurato che lui mi stesse guardando, ma ora che ho lanciato un'occhiata nella sua direzione noto che sta parlando con sadie. e la cosa non mi lascia indifferente.non so che pensavo, magari che saremmo diventati amici? migliori amici? qualcosa di più? che avrebbe lasciato perdere gli altri per stare con me? mi do della stupida mentalmente, mi faccio sempre troppe aspettative e film mentali, e poi l'unica a restarci male sono io, come al solito.
lui non mi degna di uno sguardo. andiamo via.
-
mi sveglio con la luce in viso. non ho chiuso la persiana ieri sera, ma dalla quantità di luce nella stanza direi che è mattina inoltrata. oggi è sabato e non c'è scuola. però alcuni sabati c'è, è una cosa che credo facciano solo nella scuola in cui vado, comunicano le lezioni nel giorno prefestivo a inizio mese, e di solito ce ne sono solo in un giorno su quattro.
scendo le scale e mi siedo in cucina, sul bancone. do un'occhiata all'orologio. è mezzogiorno, ieri devo essermi stancata.
"buongiorno, JJ" esclama mia madre, entrando in cucina.
"ciao, mamma" sbadiglio, sono ancora stanca.
"sono felice che ieri tu sia uscita, quel jason sembra simpatico, poi"
"lo è, ma per te sembrano tutti simpatici, mamma"
"solo perché a te non sta simpatica la gente non vuol dire che debba essere così anche per gli altri"
ridacchia."touchè"
dopo pranzo esco e vado al supermercato. mia madre resta un pò a riposarsi a casa, ha il turno dall'ora di cena a domani mattina, quindi anche quello di notte.
appena entro all'interno mi precipito a comprare le cose necessarie, in modo da tornare prima a casa, magari poi sta sera esco.esco dal supermercato con una busta di tela in mano. ne ho comprata una, non l'avevo portata, ma di tela e non di plastica. quelle di plastica puzzano.
dall'altra parte della strada vedo la testa bionda. inconfondibile. possibile che sia ovunque? non è normale. mi fermo per un paio di secondi, non lo faccio apposta. mi nota, poi distoglie subito lo sguardo. sembra stia aspettando qualcuno, o qualcosa. ah, l'autobus. ma non ha l'auto?
attraverso di corsa la strada, poi mi pianto davanti a lui.
"si può sapere cosa hai? mi guardi come se fossi una cosa ripugnante" sbotto.
"cosa?" fa finta di niente.
sbotto un ah.
"ma sei serio?"
"si, tu?" ma cosa sta dicendo? "tanto che ti importa, torna dal tuo amichetto" aggiunge, pronunciando con uno strano tono la penultima parola.
"cosa vuoi dire? che ti importa, poi? tu pensa a stare con christine, su"
"smettila di fare la bambina"
"hai iniziato tu"
"pff"
"non è questo il problema. perché continui a vergognarti di me?"
"lasciami in pace. poi magari jason diventa geloso e mi prende a botte"
questo è troppo.
l'autobus si sta fermando davanti a noi."oppure christine e i tuoi amici mi picchiano, di nuovo" sbotto.
la sua faccia non trasmette emozioni, mi giro e mi allontano. lo vedo salire nell'autobus, infilandosi una cuffietta nell'orecchia.
sento le lacrime affiorare, mentre vado via a passo svelto.
nota autore:
vabé fantastico si, ho scritto questo capitolo guardando le repliche della quarta stagione di dr house e perdonatemi se non è un granché (come d'altronde come tutti i capitoli ma facciamo finta di niente)
al prossimo aggiornamento:)

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probably lucky
Fanfictionè bello, eccome se è bello. occhi color ghiaccio, bocca carnosa, capelli biondi, molto chiari. mi sta fissando. mi rendo conto che i primi capitoli sono scritti abbastanza male e sono decisamente corti, scusate, ma spero abbiate pazienza e ignoriate...