forse non è successo davvero. insomma, ero un pó brilla, dopotutto, quindi avrei potuto benissimo essermi immaginata tutto. o magari eri qualcun'altro e il mio subconscio me l'ha fatto involontariamente vedere come lui. possibile?
altrimenti, lui non avrebbe continuato a salutarmi e parlarmi come niente fosse, o sbaglio?
oppure era semplicemente ubriaco e nemmeno se ne ricorda.
sono giorni che mi scervello e lui è di tutt'altro che aiuto."ciao" mi si affianca sul marcapiede mentre torniamo a casa.
questi ultimi tempi mi raggiunge sempre per tornare a casa insieme, ovviamente dopo essere stato con la sua combriccola e aver aspettato di essere abbastanza lontani da loro per non essere visti. in realtà è una cosa che mi da abbastanza fastidio, ma cerco di non farci caso."ciao" gli rivolgo un piccolo sorriso.
"sei triste?" inclina la testa.
"sono stanca" svoltiamo l'angolo e ci fermiamo ad aspettare che il semaforo cambi colore per attraversare la strada.
"sicura?" insiste.
"certo".
non è vero, a scuola va male, mia sorella è tornata per un paio di giorni e in 48 ore mi ha trattata come uno straccio, con mia mamma che l'ha assecondata in tutto senza dirle niente, mia mamma non c'è mai e quando c'è è ancora peggio; giusto ieri sera abbiamo litigato fino a tardi. sono ingrassata terribilmente, mi sento orribile e sono stressata. e mi viene da piangere."che fai oggi?" mi chiede.
"forse mi avvantaggio qualcosa per scuola, tanto domani non c'è" oggi è venerdì "oppure dormo. tu?"
"non so, sento gli altri se fanno qualcosa" alza le spalle.
non dico niente, camminiamo.
è nuvoloso e fa freddissimo, è decisamente arrivato l'inverno. sto gelando."ciao" lo saluto mentre arriviamo davanti a casa mia, mi volto e percorro il vialetto.
lo sento subito accanto a me "pranziamo insieme?"
mi limito a annuire mentre entriamo dentro casa, inizia a spioviccicare. non ho tanto voglia di compagnia, ma non me la sento di rifiutare una sua proposta.
"che vuoi da mangiare?" gli chiedo entrando in cucina.
"non so, dimmi tu"
"va bene questo?" gli porgo la vaschetta di cibo preparato da mia madre, niente poco di meno che un piatto di lasagne avanzate; almeno ho trovato un modo di rifilargli quello che non mangio. mia madre mi prepara sempre cose ipercaloriche, ci credo che sono così grassa. ora crederà che da me mangiamo solo lasagne.
"oh, certo" sorride.
glie le metto a scaldare mentre vado a cambiarmi, sono freddissima; infilo dei pantaloni della tuta, una maglia a maniche lunghe, una a maniche corte, una felpa e un paio di calzettoni, tutto in taglia extra large. oggi non mi sono truccata quindi non devo struccarmi. scendendo di sotto accendo il riscaldamento.
lui ha già apparecchiato "io non ho fame, ho già mangiato, non c'è bisogno che apparecchi per me"
mi rivolge uno sguardo strano ma si limita a togliere le mie cose, tranne il bicchiere.
ci sediamo l'uno di fronte all'altro. mi verso dell'acqua, sento un vuoto allo stomaco.
non è che abbia fame, sinceramente sono poche le volte che ho fame. più che altro mangio per il gusto di mangiare, perché le cose sono buone. da ora si cambia ritmo."com'è?" gli chiedo.
"sono buonissime, mia mamma non le cucina quasi mai. solo quando non c'è mio padre. lui odia questo genere di cose, vuole solo ciò che lui definisce 'raffinato'" borbotta "tua mamma dov'è?"
"al lavoro, questi giorni fa anche il turno di notte, poi torna la mattina, dorme, e ritorna al lavoro" sospiro.
"che stress" afferma.
sparecchiamo e ci mettiamo sui divani, io su quello centrale, lui su quello di destra. accendo la tv facendo un pó di zapping e lasciandolo poi su un canale che trasmette solo film. quello in onda al momento è non lasciarmi. amo questo film, come amo il libro a cui è ispirato. emetto un sospiro di sollievo quasi impercettibile.
entrambi guardiamo il film senza emettere alcun suono, dopo una mezz'oretta passa la pubblicità."sei sicura di stare bene?" la sua voce è incerta.
"certo" guardo il televisore. la pubblicità della carne in scatola.
non risponde.rinizia il film, non parliamo fino alla fine.
quando è ormai finito da un paio di minuti si alza e si siede accanto a me."resto un pò qui" si avvicina e passa un braccio attorno alle mie spalle "non ti voglio lasciare da sola"
annuisco e appoggio la testa sulla sua spalla, inspiro il suo profumo e mi viene ancora di più da piangere.
"cos'è successo?" sussurra sui miei capelli.
scuoto la testa e chiudo gli occhi, forse esagero ma più penso anche alla minima cosa più mi sento peggio. insomma, forse sono solo un pó di giornate no di seguito.
sospira e congiunge l'altra mano con quella del braccio attorno a me, stringendomi di più. abbraccio la sua vita. ho ancora gli occhi chiusi.
ha il busto incredibilmente magro, un filo di muscoli, niente di più, niente di meno.
restiamo così per un termine interminabile, quando apro gli occhi mi accorgo che ha spento la tv."va un pò meglio?" si allontana leggermente.
"mh-mh. vorrei stendermi un pò sul letto, se vuoi andare vai" gli sorrido.
"non voglio" si alza e mi tende la mano "se ti addormenti vado"
stringo la sua mano e saliamo in camera mia. io mi metto sul letto senza guardarlo e lui si mette vicino alla finestra, nel piccolo incavo. giro la testa dall'altra parte. a dire il vero mi sento un pò in imbarazzo, insomma, sta facendo da babysitter a uno zombie. sono una palle al piede.
sento la sedia schricchiolare. si è spostato.sarà passata mezz'ora quando si alza e si siede accanto a me. non alzo lo sguardo; farei finta di dormire ma ha già visto che sono sveglia. si limita a guardarmi, poi si alza di nuovo.
sento il materasso abbassarsi, un braccio passarmi sopra alla vita fino a toccare le mie braccia davanti a me, un corpo aderire delicatamente al mio.
il mio cuore batte più velocemente.mi bacia la guancia "non essere triste, J. poi sono triste anche io"
in risposta mi stringo di più a lui.
mi decido a parlare "non c'è niente che non va, sono un pò giù. è solo che a scuola vado sempre peggio, mia madre è delusa e le poche volte che la vedo litighiamo pesantemente e non so, sono stanca"
prima che possa rispondere aggiungo "ma non è niente di che, passa. scusa se ti annoio"
"non dire cazzate, e se ti rende triste qualcosa deve essere"
"tranquillo"
sospira."grazie, Lucky"
ci alziamo. abbiamo passato più di un'ora a parlare, mi sono distratta e si, mi sento meglio.
mi abbraccia, e il suo tocco mi riporta a quella sera. sembra così reale.
sciolgo l'abbraccio e gli lascio un bacio sulla guancia, le mie vanno a fuoco ma spero che non se ne sia accorto."sicura che non vuoi che resti?"
"sicura" sorrido "mangia anche per me sta sera"
mi ha detto di dover andare ad una cena di amici di famiglia, la fanno un paio di volte all'anno e si mangia sempre moltissimo.
mi saluta e gli chiudo la porta dietro.
mi schiaffeggio le guance con entrambe le mani, me la passo sugli occhi e su tutto il viso, sospiro. è davvero successo?nota autore:
ma quanto fa schifo questo capitolo da 10 a 10? fortuna che è fatto così alla cavolo ed è di passaggio.al prossimo aggiornamento:)
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probably lucky
Fanfictionè bello, eccome se è bello. occhi color ghiaccio, bocca carnosa, capelli biondi, molto chiari. mi sta fissando. mi rendo conto che i primi capitoli sono scritti abbastanza male e sono decisamente corti, scusate, ma spero abbiate pazienza e ignoriate...