apro la porta di scatto, con uno sguardo scocciato guardo fuori.
"ehi ehi ehi ehi" jason sta di fronte a me, con un grande sorriso sornione stampato in faccia.
accanto a lui una testa coperta da capelli castano scuro si inclina a sinistra.
"ciao, J" daisy mi saluta.
"che ci fate qua?" chiedo, abbastanza confusa.
"ti diamo fastidio" risponde prontamente il moro.
sospiro "entrate" .
i due non se lo fanno ripetere due volte e svoltano alla loro sinistra entrando in cucina.
chiudo la porta e li raggiungo, si sono già seduti e hanno i gomiti appoggiati al tavolo."che stai facendo?" mi chiede daisy.
"niente, sto guardando un-"
"perfetto, usciamo" taglia corto, interrompendomi.
"cosa?"
"ma si, J" mi sorride jason. sorrido, è la prima volta che mi chiama così "ti fa bene uscire, stai sempre chiusa dentro casa"
"non è vero" borbotto.
invece so benissimo che lo è. non è la prima volta che mi chiedono di uscire o stare con loro al di fuori dell'orario scolastico, ma solitamente declino l'offerta. non ho mai voglia di stare fuori, sono sempre stanca e mi annoio. forse solo perché mi sento un pò fuori luogo. mia mamma cerca sempre di portarmi a fare shopping o di farmi uscire con qualcuno, quando è a casa o quando capita. alla mia età, mi ha raccontato, andava sempre alle feste e stava spesso in giro, entro i limiti dei miei nonni. lei faceva far baldoria, e rimpiange i vecchi tempi, quando ne parla. non siamo fatte della stessa pasta, evidentemente.
"si. poi già ti sei persa la festa dagli Hamilton, lo scorso weekend, e ci siamo passati sopra. ma ci saresti dovuta venire, decisamente. è stata fantastica" aggiunge l'altra.
"dove volete andare?" chiedo appoggiando il mento sulla mano aperta, con il gomito sull'isola in mezzo alla cucina.
"pensavamo di fare un giro al centro commerciale, quello nuovo. ancora non ci siamo stati. poi magari rimaniamo a cena"
resto in silenzio, riflettendo sulla risposta.
"allora?" chiede jason, allungando la vocale centrale della parola.
insomma, gli dico sempre di no, e questa volta sono pure arrivati fino a casa mia, non vorrei deluderli. un pò a malincuore, accetto. sto tanto bene al calduccio dentro casa mia.
daisy caccia un urletto, poi corre in salotto e si butta sul divano centrale spengendo la tv. si buttava sempre sul divano, quando veniva qua. e sempre solo su quello centrale, direi che non ha perso le sue abitudini.
jason mi sorride, poi aggrotta le sopracciglia.
"beh, direi che non puoi uscire in pigiama"
"si, direi proprio" rispondo io.
"già, non puoi proprio. fuori fa freddo, eh, vestiti pesante"
"si, direi che mi metterò proprio qualcosa di pesante"
"eh, si. direi proprio di si"
"si"
"si"
anche mentre salgo le scale continuamo un un batti-ribatti di si. entro in camera e metto un paio di jeans blu scuro, un maglione rosso bordeaux e la giacca nera. qua a Jacksonville, a parte che d'estate, non importa se in tutto il mondo c'è un sole che spacca le pietre, qua farà sempre freddo. sempre più freddo. è come si ci fosse un enorme escursione termica solo qua.
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probably lucky
Fanfictionè bello, eccome se è bello. occhi color ghiaccio, bocca carnosa, capelli biondi, molto chiari. mi sta fissando. mi rendo conto che i primi capitoli sono scritti abbastanza male e sono decisamente corti, scusate, ma spero abbiate pazienza e ignoriate...