arrivo di corsa nell'aula di arte ma la professoressa non sembra nemmeno accorgersi della mia entrata, sta leggendo dei fogli.
sguscio velocemente vicino a jason, deve avermi lasciato il posto libero.
"perchè sei in ritardo?" mi bisbiglia lui.
solo ora noto del silenzio tombale che c'è in classe, tutti si fanno i propri affari, ma senza far volare una mosca, nonostante la prof non stia tenendo l'attenzione.
"nulla, non ricordavo dove fosse la classe e ho girato un pò" sussurro di rimando, mentre lui mi osserva.
non dice nulla, anche se emette un piccolo sbuffo.
la prof continua a leggere i fogli, che presumo siano circolari, per il resto dell'ora, ma non chiedo spiegazioni.
ho solo voglia di dormire.
abbiamo altre due ore di questa materia, e oggi bisogna esercitarsi sulle basi del ritratto a matita.
ho già detto quanto amo questo corso?la lezione finisce, corro nell'aula di inglese e mi accascio sul banco. non c'è quasi nessuno che conosco in questo corso. mi accascio sul banco non appena la lezione inizia.
il tempo passa in fretta, mi piace questa lezione.
appena la campanella suona mi alzo e mi incammino verso il mio armadietto, passando davanti all'aula di arte.
di solito a fine lezione chiudono la porta a chiave, mentre oggi è aperta. do un'occhiata dentro, è vuota.
mi guardo intorno e poi entro in classe silenziosamente.
tiro fuori un blocco da disegno dal mio zaino e prendo alcune matite dal ripiano vicino alla cattedra, mi siedo su un banco in fondo all'aula e inizio a disegnare.la porta si apre, è una ragazza. mi rivolge un sorriso timido e poi va a sedersi dall'altra parte dell'aula.
do un'occhiata veloce all'orologio, ho trascorso tutta la pausa pranzo qua dentro, dovrebbe finire a momenti.
non ho un'altra ora, quindi dopo essere uscita dall'aula esco da scuola e mi incammino verso casa.
il cellulare suona. è Daisy.
"pronto?" dico appena apro la chiamata.
"Jade! ma dove sei finita a pranzo? ti stavo aspettando in mensa con gli altri!" urla lei; allontano leggermente l'apperecchio dal mio orecchio per evitare di restare sorda.
"tranquilla, stavo in aula d'arte, quando sono uscita la pausa pranzo era già finita, non mi ero resa conto di esserci stata tutto quel tempo"
sono quasi arrivata a casa.
"scusa Daisy, ora devo andare, ci sentiamo" detto questo ascolto la sua risposta e chiuso la chiamata.entro in casa e poggio le chiavi.
"tesoro, sei tu?"
"si, mamma" mi dirigo in cucina.
mia madre è intenta a sfogliare freneticamente la rubrica, appoggiata con entrambi i gomiti al bancone di marmo. ci sono fogli sparsi dappertutto.
ne prendo uno; sono analisi."cosa cerchi?" le chiedo dopo qualche secondo.
non ha ancora sollevato gli occhi."il numero di zio Joe. deve assolutamente venire in città, ci vuole qualcuno che badi alla nonna, la zia non può e io non posso andare tutti i giorni. devo anche lavorare" e io?, devo dire che mia mamma mi prende abbastanza in considerazione.
"tu ce l'hai?" mi chiede subito dopo, alzando lo sguardo.
ci penso un attimo "no, sul cellulare nuovo ho solo il tuo e quello della nonna, dei familiari"
"okay. ora sto facendo tardi. vado da nonna, penso di tornare per cena" chiude la rubrica di scatto e si dirige verso l'appendiabiti all'ingresso. prende il cappotto e l'ombrello. apre la porta.
"se c'è qualcosa, chiamami. a sta sera tesoro" detto questo chiude la porta dietro di sè. la osservo dalla finestra salire in macchina e mettere in moto.
prendo un pacchetto di cracker e salgo in camera. inizio a fare i compiti mentre mangio.
ho quasi finito di farli quando sento lo squillo del telefono fisso dal piano di sotto.
scendo le scale e afferro la cornetta, rimanendo in bilico con un piede sull'ultimo scalino e l'altro che dondola nello spazio vuoto.
"jade, sono io" è mia mamma, sembra preoccupata.
"è successo qualcosa?" chiedo io, mettendo i piedi uniti e fermandomi.
"nono, beh si, ma non preoccupa-" si stoppa e la sento farfugliare qualcosa, deve aver messo la mano sulla cornetta "dicevo, non preoccuparti, ma la nonna è peggiorata e la devo portare all'ospedale, poi resto con lei" sospira "va bene se mi prendi qualche vestito di ricambio e ci vediamo davanti all'ospedale?"
"va bene, a che ora?"
"il più presto possibile, in 15 minuti e la fai?" il suo nervosismo è palpabile.
"si, arrivo" detto questo chiudo la chiamata e corro su per le scale.
l'ospedale non è lontano, ci si arriva facilmente dal centro della città, e io non abito in una zona periferica.
mi infilo un paio di pantaloni della tuta e una maglietta a maniche lunghe semplice. non metto il giacchetto, non è molto freddo, poi sto via poco.
entro in camera di mia madre e dopo aver preso qualche vestito e la biancheria li infilo in uno zaino, passo in bagno e metto anche qualche sapone e un deodorante, per ogni evenienza.
scendo di corsa e esco di casa, con le chiavi in mano e lo zaino in spalla.
piove e da dentro casa nemmeno me ne sono accorta, non molto più forte una pioggiarella, ma comunque piove. tolgo lo zaino e lo tengo stretto tra le braccia, con il davanti voltato verso il petto, cercando di bagnarlo il meno possibile.
faccio una corsa per raggiungere l'ospedale, non ho nemmeno l'orologio. in lontananza vedo mia mamma sotto la tettoia, le vado incontro.
"ecco" dico, porgendole lo zaino.
"jade, sei tutta bagnata, vai a casa e cambiati" dice lei con una punta di disapprovazione.
"ah, aspetta" mi ferma, quando mi sono già voltata per andare via.
"tieni" mi porge dei soldi "compraci qualcosa da mangiare, non so se c'è qualcosa in frigo"
prendo i soldi e li infilo nell'elastico dei pantaloni dalla parte della tasca, in modo che non si bagnino o perlomeno si bagnino di meno. la saluto e mi incammino verso casa.sta piovendo più forte ma mi è sempre piaciuta la pioggia, quindi cammino con calma. passo per il centro esatto del parchetto.
mi guardo intorno, ci sono dei ragazzi della mia età su delle panchine, coperti dalla tettoia.
do un'occhiata al resto della piazza, tutta la gente è rifugiata sotto le tettoie alle fermate degli autobus o sotto i cornicioni dei palazzi.
cammino fino a casa guardando per terra, per evitare che la pioggia mi finisca pure negli occhi, sono fradicia.
entro a casa e appoggio le chiavi.
faccio per salire le scale ma il suono del campanello mi ferma.
corro ad aprire.
i miei occhi ne incontrano un paio color ghiaccio.
"tu che ci fai qui?"
nota autore:
scusate davvero per il ritardo e per la praticamente inesistente presenza di lucky nel capitolo, ma anche questo è un 'capitolo di passaggio'.
comunque sia GRAZIE MILLE per le visualizzazioni, hanno superato 1k!!
aggiornerò al più presto, grazie ancora, ciao :)
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probably lucky
Fanfictionè bello, eccome se è bello. occhi color ghiaccio, bocca carnosa, capelli biondi, molto chiari. mi sta fissando. mi rendo conto che i primi capitoli sono scritti abbastanza male e sono decisamente corti, scusate, ma spero abbiate pazienza e ignoriate...