mi chiudo la porta di casa alle spalle senza salutare, il rapporto in questi giorni con mia mamma non è cambiato, se non è addirittura peggiorato. almeno ho recuperato economia e storia, in entrambe avevo una media insufficiente.
"ehi" una voce svogliata mi raggiunge.
mi giro a guardare il moro "e tu che ci fai qua?"
"sta notte non sono riuscito a dormire. so che tu vai a scuola a piedi, così mi sono preparato prima ed eccomi qui" spiega semplicemente. ora che ci faccio caso i suoi occhi sono delineati da due scure occhiaie.
annuisco "come mai?"
"mah, niente" rimane sul vago. c'è qualcosa sotto ma non approfondisco.
camminiamo lentamente senza aprire bocca, fino ad arrivare nello spiazzo davanti a scuola, saliamo le scalette e entriamo.
la giornata trascorre tranquilla, pausa pranzo, ultima ora pomeridiana.
aspetto l'autobus fuori da scuola, sedendomi sulla panchina."devo venire con te?" la voce di jason mi fa sobbalzare. è da quando ci siamo parlati sta mattina, venendo scuola, che non ci rivolgiamo parola, pur avendo corsi insieme. a dire il vero non penso che abbia parlato con qualcuno in generale. ed è strano, molto strano, dev'essere per forza successo qualcosa; nemmeno a pranzo c'era, è sparito e non c'era alcuna traccia di lui.
"no, tranquillo. ci vediamo dopo, giusto?" gli sorrido. voglio passare in libreria a prendere un libro; ci metterò una manciata di minuti, poi tornerò a casa a piedi.
"a dopo" la sua voce è bassa e il suo tono poco convinto.
se ne va via velocemente. lo fermerei, ma improvvisamente è come se tutto scivolasse via, come se sentissi i suoni ovattati e le voci dei ragazzi che escono da scuola in lontananza. come se fossi in una cabina telefonica e non riuscissi a focalizzare l'attenzione su ciò che mi sta intorno.
l'autobus sta arrivando, e come se non fossi stata io a deciderlo la mia mano si alza per fare cenno all'autista di fermarsi. la guardo abbassarsi fino a raggiungere il mio fianco, poi salgo sul mezzo. mi siedo.
è come se la mia mente fosse estranea al mio corpo, ma allo stesso tempo riesco a sentire il mio corpo incredibilmente stanco che sprofonda sul seggiolino e appoggia la testa al finestrino, gli occhi che si chiudono.la sensazione dura per qualche minuto, poi, come è iniziata cessa in un attimo. apro gli occhi, e mi sento come intorpidita. ed è stata decisamente la cosa più strana che mi sia capitata.
entro nella libreria e dopo aver inspirato il peso che sento sul petto si fa più leggero, è incredibile come cosa ti fa stare bene riesce a farti dimenticare tutto il resto. mi perdo tra gli scaffali nei vari piani del negozio, senza cognizione di tempo.
la suoneria del mio cellulare mi fa tornare alla realtà, intorpidita e appesantita; un messaggio da mia madre.
sto andando al lavoro, torno sta notte. per la cena ti ho lasciato dei soldi.
invio un breve okay, prima di dare un'occhiata all'ora e accorgermi di essere stata per più di due ore qua dentro. acquisto le mie ultime scelte e esco dal negozio con una busta di carta in mano.
percorro la strada verso casa a piedi, fortunatamente il tempo è clemente e non piove, non ancora perlomeno.appoggio le chiavi di casa nel posacenere e butto la giacca su una sedia, salgo le scale e giro a sinistra per entrare in bagno per darmi una sistemata e mettermi un pò di trucco sulla faccia stanca. è incredibile come le mie occhiaie riescano sempre a essere così scure e visibili nonostante il correttore.
entro in camera e mi cambio la maglia e le scarpe, mi do un'occhiata allo specchio al muro e scendo di corsa. afferro i soldi, il giacchetto e le chiavi e mi chiudo la porta alle spalle.
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probably lucky
Hayran Kurguè bello, eccome se è bello. occhi color ghiaccio, bocca carnosa, capelli biondi, molto chiari. mi sta fissando. mi rendo conto che i primi capitoli sono scritti abbastanza male e sono decisamente corti, scusate, ma spero abbiate pazienza e ignoriate...