Chapter twenty-six

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"Mamma lo sai che non è colpa mia!" Esclamai incrociando le braccia.
"Eh no? Di chi è la colpa? Devi impegnarti di più! Tutti i tuoi voti si stanno abbassando!"

"Ci provo! Mi sto impegnando!"
"Abbasa i toni cara. Sei distratta ultimamente."
"Non è vero mamma, mi sto impegnando te l'ho già detto." Alzai gli occhi al cielo, e sbuffai.

"Oggi al colloquio il professore non la pensava così, spesso parli in classe, e di conseguenza le cose vanno male... Lo pensa anche tuo padre." Disse lei guardalo con la coda dell'occhio.

"È vero Violet, siamo delusi, sei sempre andata bene. Perché ora tutto d'un tratto stai calando?"
"Non lo so! Ve lo sto cercando di dire da un'ora. Sapete che c'è, vaffanculo." Dissi andandomene via.

"Violet non usare queste parole con noi!" Gridó mia mamma ma io ormai mi ero già chiusa in bagno.

Mi sciaquai la faccia, e per la prima volta dopo anni sentii il bisogno di fare qualcosa, qualcosa che mi avrebbe solo fatto stare peggio. Ed improvvisamente mi sentii di nuovo una tredicenne con una lametta in mano, che si sentiva la causa di tutti i mali che stavano accadendo in famiglia.

"Violet... Perché ti fai questo?" Chiese Alex fissandomi spaventato, mentre io cercavo di non soffocare con le mie stesse lacrime.

Scossi la testa, no no no, non potevo farlo, non di nuovo.
Aprii di colpo la porta e corsi in camera mia, respirai profondamente, cercando di calmarmi e di non pensare al fatto che entrambi i miei genitori erano delusi da me... Questo perché? Perché ero una stupida adolescente innamorata, che non riusciva a concentrarsi se non sul ragazzo che le piaceva.

Mi veniva da piangere e mi sentivo soffocare, mi mancava l'aria.
Aprii la porta e feci dei grandi respiri tremolanti, e dopo un po' riuscii a calmarmi, sentendomi una completa stupida.

"Okay... Non dovrebbe essere difficile."
Dissi tra me e me guardando oltre il davanzale della finestra. E come mi insegnò Alex misi prima un piede, e poi l'altro e-

"Vilù?" Sobbalzai e quasi caddi a terra.
"Cristo Alex, mi hai fatto quasi spaccare la testa." Dissi alzando ma testa.

Era seduto sul tetto di casa sua, stava fumando, non una sigaretta normale... A giudicare dall'odore era probabilmente una canna.

"Dove vai?"
"Volevo venire da te." Risposi scendendo finalmente dalla finestra.
"Oh... Bhe puoi entrare dalla porta, i miei credo stiamo dormendo, ma fai piano."
"E come entro?"
"Con queste." Mi lanciò le sue chiavi e silenziosamente aprii la porta di casa sua, riuchiudendola alle mie spalle con cura.

Salii fino alla soffitta e uscii dalla piccola finestra sul soffitto, mi guardai in torno e vidi la sagoma di Alex, seduta a gambe incrociate, con i fumo intorno, e una bottiglia di birra al fianco.

"Se i tuoi vedessero cosa stai facendo qua su probabilmente ti diserederebbero."
"A dire il vero me l'ha data mio padre." Disse facendo un sorso di birra.
"Ah... Come mai?"
"Mi ha detto che mi sarebbe servita per... Pensare meglio."

"Come mai volevi venire qui?" Aggiunse sorridendomi.
"O-Oh sai... Uhm volevo passare del tempo con i mio migliore amico, posso?"
"Mhmh, solo se mi racconterai quello che è successo."
"Non è successo nulla."
"So che è successo qualcosa, hai le guance rosse, balbetti, ti sta mordendo l'interno della guancia, hai le braccia conserte, e nel frattempo ti pizzichi il gomito con le dita, ah, e inoltre hai appena pianto."

Rimasi a bocca aperta, mi conosceva tropo bene, così bene che mi sentii nuda sotto il suo sguardo.

"Sono mamma e papà... Dicono che sono distratta e cose così."
"Sei distratta?"
"Cosa? No!"
"Chiedevo... Ultimamente sembri distratta." Disse sussurrando, con una voce diversa dal solito.

The boy's a slag|| Alex TurnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora