Capitolo 5

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KYLA
Vorrei avere dei pastelli a cera per colorare i miei giorni bui.
Una volta pensavo che la mia vita fosse triste e senza un senso, perché desideravo avverare i miei sogni senza che mio padre provasse ad ostacolarmi.
All'epoca ogni volta che andavo a dormire i colori dei miei desideri si proiettavano attraverso i miei sogni, rendendo le mie giornate colorate e meno tristi. Ma oggi non mi restano neanche più i sogni, e solo ora mi rendo conto di quanto ero sciocca nel pensare che quella era la vera tristezza.

Molte volte nella vita diamo per scontato tantissime cose che ai nostri occhi sembrano le più semplici, come ad esempio mangiare un gelato insieme ad un'amica. Pensiamo che possiamo assaporare un gustoso gelato ogni volta che ne abbiamo voglia. Ma la realtà è ben che peggiore, perché oggi non ricordo neanche più che gusto ha il gelato alla nocciola, il mio preferito.

Oggi i pastelli a cera si sono sciolti tra le mie mani, dove le dita sono insudiciate da un membro, che con prepotenza pretende di essere smanettato, fino a che il seme perverso misto a degli ansimi traviati non finisca sul pavimento.
Ormai vivo nel buio di questo schifo e ogni volta che un degenerato s'infila tra le mie cosce, m'impongo di non pensarci, di fingere di essere da un'altra parte.
Di fingere di essere a casa mia, a cena con i miei genitori.
E a volte quando le spinte più irruenti mi portano sull'orlo di un dolore che va al limite della sopportazione, m'immagino di essere ancora una bambina e di appisolarmi tra le braccia della mia amorevole mamma.
La mia dolce e gentile madre; ogni giorno che passo in questo maledetto posto mi manca sempre di più, e nelle notti intrise di violenza, mi chiedo se riuscirò mai a rivedere il suo bellissimo volto? E se riuscirò ancora una volta a sfiorare i suoi soffici capelli castani, e riuscire a rivedere in quegli occhi verdi quel mondo che da bambina mi sembrava un posto meraviglioso.

Oggi più degli altri giorni la mattinata si tinge di nero, perché oltre ad essere sfruttate sessualmente ogni tanto dobbiamo sottoporci a delle analisi del sangue per assicurarci che non contagiamo con una schifosa malattia nessun uomo potente che passa da questa casa.
Sono talmente premurosi nell'assicurarsi l'incolumità di quei mostri, che si dimenticano che quelle che potrebbero beccarsi qualcosa d'infetto siamo noi, visto che alcune sudice e arrapate bestie non usano neanche il preservativo.

Dopo avermi prelevata del sangue e aver mangiato qualcosa minacciata da Alya, vado verso la camera di Bethel per vedere come si sente.
La porta della camera è spalancata, ma i miei occhi che volano ispezionando tutta la stanza non la trovano.

«Bethel?» La chiamo preoccupata, ho un brutto presentimento e non vederla in camera accentua solo la mia ansia.
Ma proprio quando il cuore sta per salirmi in gola pronto a sputarlo sul pavimento, la porta del bagno si spalanca, mostrandomi il volto di Bethel sbiancato. Il che è veramente strano visto che le sue origini sono africane.

«Stai bene?» Impensierita per le grosse occhiaie e il volto sciupato mi avvicino per assicurarmi che non si sia beccata l'influenza, o peggio ancora qualche grave malattia infettiva.

«Sto bene, tranquilla» La voce flebile vuole rassicurarmi, dove la mano che preme sulla fronte vuole accettarsi che non scotti.

«Non ho la febbre ho già controllato» Mi rassicura, e senza obbiettare lascia che le controlli la fronte.

«Non mi sembra che tu stia bene» Gli esprimo il mio timore accompagnandola verso il letto, dove prostata distende le cosce appoggiando la schiena verso la tastiera del letto.

«Eccoti qua» Alya insieme a Tasha entra nella camera.

«Stai ancora male?» Tasha un'altra mal capitata si accomoda ai lati del letto accarezzando teneramente le treccine di Bethel.

«Mi sento un vero schifo. Ho mal di testa, mi sento stanca e vomito tutto quello che mangio» Rivela con gli occhi lucidi dove il mio sguardo vola per un attimo verso Alya, che scuote la testa come se volesse allontanare il mio pensiero.

Крокус (Croco)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora