Capitolo 20

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ALEKSEJ
Oggi tutti credono di poter sfidare il minaccioso e pericoloso Aleksej Sokolov.
Oggi tutti vogliano assaporare il grave gusto che hanno le mie mani.
Mani che prudono per l'onta che mi è stata donata da una ragazzina che pagherà care le sue provocazioni.
Ancora seduto sento il taglio sul volto che sta sanguinando di una dura certezza fatta di disprezzo che ha reciso il mio potere dinanzi ai miei uomini.
Uomini che mi hanno sempre rispettato, e che stasera hanno assistito a un qualcosa di veramente inconcepibile.
Nessuno osa sputare disdegno sul volto di un Re che ha sempre spezzato le gambe a chi non voleva inginocchiarsi ai piedi di sua maestà Sokolov.
Nessuno spregia il mio nome, il mio potere, la mia autorità.
Non perdono il suo gesto oltraggioso, non lascerò che il sangue dell'irriverenza che bagna i miei polpastrelli resterà impunito.

Mi alzo dalla mia postazione cercando di tenere a bada la rabbia che è sull'orlo di appiccare un incendio doloso.
Guardo i volti dei miei uomini sul quale scorrono mille domande, domande fatte di sbalordimento e confusione che sfociano in un'unica e importante domanda: perché cazzo Sokolov gli ha permesso di parlargli in questo modo?
E soprattutto perché gli permette di sputargli in faccia tutto il suo dispregio?
E anche se non dicono neanche una parola i loro volti parlano da soli, lasciandomi infuocare il cervello che perde completamente la ragione.
Una ragione che sfila da sotto ai loro occhi Ia tovaglia che afferro tra le dita e tiro con irruenza, lasciando che i piatti pieni di cibo si schiantino sul pavimento. Dove qualche schizzo di vino e acqua mischiato al cibo sporca il mio abito, ma non me ne curo perché la collera offusca tutto intorno a me.

«La cena è finita!» Sbraito furioso lasciando i miei uomini nello sbalordimento del loro cibo che giace sul pavimento.
Infuriato come una belva assetata di sangue mi reco dalla mia vittima al quale strapperò la carne a morsi.
La porta della camera è chiusa, ma nulla ostacolerà la mia ascesa verso l'inferno in cui la condurrò.
Impetuoso spalanco la porta che va a sbattere contro il muro, dove la sua silhouette sobbalza ma resta intenta a tamponarsi il labbro sanguinante con una garza.

«Non azzardarti mai più ad umiliarmi dinanzi ai miei uomini, e a qualunque altra persona!» Il mio strepito resta impassibile sotto ai suoi occhi noncuranti.

«Guardami quando ti parlo puttana!» Gli artigli del falco addentano il suo polso, dove l'elettricità statica vibra dal suo corpo al mio.

«Mi fa schifo anche solo guardati» Il polso si storce cercando di liberarsi dalla mia possente presa.
Dove il suo gran fegato mi lascia dei crampi nello stomaco che desidera assaggiare il suo organo vitale.

«Ti ho accolta in casa mia dandoti un posto sicuro e caldo dove poter riposare la notte. Indossi abiti pagati da me, e sfamo questa tua bocca ingrata. Il minimo che puoi fare è mostrarmi gratitudine!» La presa gagliarda la scuote trascinando il suo volto a pochi centimetri dal mio.

«Devo esserti grata perché mi tieni rinchiusa in questa stanza come fosse una gabbia? O perché come gli altri non hai provato a scoparmi?» Il suoi occhi nocciola prendono il colore di un coraggio che presto tingerò di sangue.

«Magari per entrambe le cose. Perché se non fosse stato per me a quest'ora saresti tra le mani di grassi, sudici e arrapati uomini se così si possono definire. Quindi mostrami rispetto!» Il mio fiato irato e intollerante infiamma le sue gote che sputano altro veleno.

«Tu non meriti il mio rispetto!» Con un brusco movimento si libera dalla mia presa.

«Se vuoi che m'inginocchi ai tuoi piedi c'è solo un modo per farlo. Devi uccidermi!» Senza paura continua a sfidarmi.
E ammetto che la sua audacia m'irrita e affascina allo stesso tempo, nessuno prima di lei aveva osato fronteggiarmi così apertamente. E anche se una parte di me vuole vedere fin dove arriva, non posso lasciarmi schiacciare.

Крокус (Croco)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora