20. Il vuoto alle mie spalle 🌶️🌶️

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«C'è una giornata meravigliosa

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«C'è una giornata meravigliosa. Che ne dici se prendessimo qualche piatto d'asporto e andassimo a mangiare al laghetto, così saremo vicino a casa tua. Prima, ho sentito la preside chiamare Clohè e dirle che saresti arrivata a casa.»

«Sarebbe magnifico. Ma Liam non è pericoloso? Se dovesse tornare l'orsa?»

«Non tornerà. Ieri notte io e i ragazzi l'abbiamo intercettata e abbiamo fatto, diciamo, una "chiacchierata" sulle questioni territoriali sospese. Non ci darà più fastidio. Stai tranquilla.»

Così passammo da casa per assicurare Clohè che stessi bene e prendemmo un grosso plaid per il nostro picnic al sole.

Liam aveva preso anche una bottiglia di vino bianco e una cheesecake al cioccolato, dicendo che avevo bisogno di rilassarmi e di tutte le coccole possibili.

Alla fine, anziché un semplice accompagnarmi a casa, sembrò un primo appuntamento con i fiocchi. Certo, un appuntamento un po' strano, dato che le domande non furono "qual è il tuo segno zodiacale?", "qual è il tuo film preferito?", "come ti vedi tra cinque anni?" o cose simili.

Liam mi spiegò nel dettaglio il suo mondo. Come avvenivano le battute di caccia, il fatto che correre nella natura e cacciare fosse di fondamentale importanza per la loro salute psichica e fisica, mi spiegò la telepatia con i ragazzi, la gerarchia e i branchi predominanti del Nord America e degli altri continenti. La questione della scarsità di donne lupo nella sua specie e, di conseguenza, quanto la connessione fosse vista come un dono, se non addirittura come una benedizione. Infine, mi disse di essere l'alpha del suo branco, che si era staccato dall'originale ormai da vent'anni, praticamente quando io non ero ancora nata. Ancora una volta, mi stupii non tanto del fatto che esistesse un mondo parallelo di licantropi, ma piuttosto del fatto che Liam fosse molto più grande di me.

Avevamo parlato tutto il tempo mentre io ero sdraiata sulle sue gambe e lui mi accarezzava i capelli e sorseggiava il vino. Ma in quel momento mi sentivo troppo irrequieta e mi tirai su a sedere, mordendomi il labbro.

«Annie, puoi farmi tutte le domande che vuoi. Siamo qui per questo.»

«Quanti anni hai esattamente?»

Mi guardò a lungo prima di rispondere. Ero certa che avesse percepito la mia insicurezza riguardo all'argomento.

«Non si chiede l'età a un lupo, un po' come alle signore...»

«Non sto scherzando... Ho bisogno di saperlo.»

Prese ancora tempo per rispondermi.

«Vedi Annie, hai presente il calcolo che si fa per i cani? Un anno vostro corrisponde a sette anni per loro. Per noi è lo stesso ma all'inverso. Seguendo la curva della nostra crescita e invecchiamento, un anno nostro corrisponde un po' meno a quattro dei vostri. Viviamo in media trecentocinquanta anni vostri.»

Non ero pronta ad assimilare quell'informazione e Liam mi aveva risposto in modo confuso, senza dirmi la sua esatta età per non impressionarmi. Lo sentivo dalla preoccupazione che percepivo. Per paradosso, non mi aveva sconvolto il fatto che fosse un lupo mutaforma con forza, udito, olfatto e vista sovrumani. Ma la questione dell'età mi metteva a disagio. Mi faceva sentire così piccola e inadeguata. E ovviamente anche lui sentì tutte quelle emozioni.

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