29. Trasferimento

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Nonostante la stanchezza dovuta alla maratona  di sesso riappacificatore che io e Annie avevamo improvvisato in salotto, non ero riuscito a prendere sonno

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Nonostante la stanchezza dovuta alla maratona  di sesso riappacificatore che io e Annie avevamo improvvisato in salotto, non ero riuscito a prendere sonno. Nemmeno il profumo della sua pelle e il suo dolce respiro sui miei pettorali avevano sortito alcun effetto.

Il pericolo era molto più reale di quanto avessi lasciato intendere alla mia dolce e ribelle principessa.

Avevo sentito chiaramente un fievole odore della casa di mio padre sulle tracce del lupo che aveva spiato me e Annie nel bosco.

Sapevo benissimo che quel particolare significasse una cosa sola: l'incursore della notte precedente era una sentinella di Harold Kees, l'uomo che mi aveva generato.

Non avevo ancora la certezza di essere stato stanato. Non sapevo quanto avesse visto o quanto avesse capito della situazione mia e di Annie.

Decisi quindi di limitarmi a metterla in sicurezza, facendola trasferire a casa nostra e organizzare delle ronde intorno alla casa per le notti successive.

Sfilai il braccio da sotto quell'ammasso di splendidi riccioli e le baciai la nuca. La presi in braccio delicatamente e la portai in camera mia, prima di recarmi in cucina per divorare qualcosa.

Con estrema delusione, aprii il frigo trovandolo vuoto.

Mi recai in soggiorno e vidi Steve e Lip discutere sottovoce davanti alla vetrata dell'ingresso.

«No, ti dico che l'ha presa da davanti... vedi questa impronta? Sono natiche.»

«Oh sì, certo, e queste due impronte tonde qui sopra sono i seni che Annie ha sulla schiena, giusto?»

«Saranno le scapole?»

«Steve, ma non capisci proprio un cazzo di posizioni. Guarda qui... palmi delle mani di Annie... guancia e fronte di Annie, mani di Annie e seni di Annie...»

Alzai gli occhi al cielo, tornai in cucina a prendere stracci e detersivi e tornai in soggiorno, trovandoli immersi ancora in quella conversazione.

«E questa impronta qui tutta pasticciata?»

«Sarà la pancia di Annie che ha sbattuto sul vetro, no?»

Incrociai le braccia e mi schiarì la voce alle loro spalle.

Sussultarono entrambi, girandosi di scatto.

«Oh cazz...» esclamò Lip.

«Avete finito con il totokamasutra?»

«Scusa, Liam!» Steve abbassò lo sguardo assumendo una posizione di remissione, mentre mio fratello cercò di fare lo stesso, ma con la coda dell'occhio continuò a fissare la vetrata. Fremeva.

«Però avevo ragione io, vero? L'hai presa da...»

Lo zittii ringhiando ferocemente.

«Ok, ok... scusa, fratello! Puliamo noi per scusarci? Eh?»

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