34. Un viaggio degradante 🌶️🌶️🌶️🧪

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Sbattei un pugno sulle piastrelle, provocando delle crepe tutto attorno

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Sbattei un pugno sulle piastrelle, provocando delle crepe tutto attorno.

«Dannazione, Annie, smettila di comportarti da stupida. Dentro di te lo sai benissimo che non è da me che ti devi difendere. E prima lo capirai, prima potrò tutelarti dai pericoli che corri veramente.»

«Non fa una piega! Peccato che non mi fidi più di te, William Kees.»

Raccolse i pantaloncini e gli slip dal pavimento della doccia e li indossò, per poi dileguarsi verso gli spogliatoi femminili.

Ero ancora più deluso e amareggiato di prima. Il sollievo di essere nuovamente dentro di lei mi aveva reso più leggero fisicamente, ma emotivamente mi era sembrato di aver aggravato il peso sul petto con un altro grosso macigno.

Annie era stata tremendamente ingrata nei miei confronti e ora mi aveva anche fatto sentire usato. Mi ero illuso di poterla controllare durante il nostro amplesso irruento e invece era stata lei a gestire davvero quella partita.

Non avevamo fatto l'amore, ma sesso rovente, sporco e spietato. Era stato come un fiammifero amaro: intenso all'inizio, ma che aveva lasciato un retrogusto spiacevole di rassegnazione una volta spento.

Fu così che la evitai per tutti i giorni successivi, fino alle vacanze natalizie.

Ero ripiombato nella solita e inutile routine. Sfogare i miei istinti verso Annie attraverso l'intensificazione delle battute di caccia,- era un po' come cercare di spostare una montagna di sabbia con una forchetta.

In definitiva avevo fatto calare invano la popolazione di lepri, tassi e castori.

Nonostante il desiderio bruciante, tuttavia, a scuola non la guardavo mai negli occhi e facevo di tutto per non incrociarla nei corridoi. Più la ignoravo, più sentivo la sua rabbia crescere come un fiume che scorre sempre più rapidamente, alimentato da ogni sguardo mancato.

Mi stupii che non esplose quando, durante l'ultima ora di matematica del penultimo giorno di scuola, mi recai in bagno, in preda ai solito bruciori al torace.

Ero piegato sul lavandino per rinfrescarmi il volto, quando sentii aprire la porta. La notai senza voltarmi, grazie alla mia vista periferica. Non che avessi bisogno di farlo in realtà. Non avevo grossi dubbi sull'identità della persona che aveva appena varcato la soglia dei servizi.

Dopotutto, il picco del mio malessere era dovuto proprio al fatto che Annie quella mattina sembrava aver passato di nuovo il limite di tolleranza. La sua eccitazione quel giorno mi aveva invaso la mente e le narici più del solito. Il fatto che mi avesse raggiunto in bagno era quindi stato molto prevedibile, ed io avevo avuto il tempo di prepararmi mentalmente a uno sforzo immane.

Camminò sinuosamente verso di me, scandendo la sua marcia sensuale con il ticchettio dei tacchi sulle piastrelle del pavimento del bagno. Si avvicinò, mi accarezzò la schiena con le unghie, e mi sfiorò l'orecchio con le sue morbide labbra.

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