Jacopo non ha smesso nemmeno per un secondo di tenerlo d’occhio, di assicurarsi che riuscisse a dormire almeno un po’. Lo ha fatto in silenzio, perché sa benissimo che Simone ha bisogno di tempo per parlare delle sue cose.
Gli ha sempre detto tutto, ma con la necessità di scegliere le tempistiche giuste; e Jacopo lo asseconda, promettendogli la sua presenza costante con un solo sguardo o un solo mignolo stretto.
Si erano addormentati la sera prima con fatica, e il gemello aveva dovuto far fronte anche ai messaggi di Manuel che gli chiedeva di fargli sapere come stesse Simone.
Jacopo aveva pensato fosse davvero stupido, suo cognato, perché se tradisci suo fratello -per di più gemello- dovresti solo renderti conto che potresti ricevere un pugno in faccia. Poi, però, alla fine, gli aveva risposto perché aveva cercato di fare la cosa giusta. Di mettersi in mezzo, ma mantenendo quel distacco razionale senza fare danni.-Mo devi accannà, Manu. Fallo respirare. Sta con me, non ti preoccupare- gli aveva scritto.
Lo sa bene che Manuel è preoccupato nonostante sia lui stesso la causa di quel disastro; Manuel ha sempre amato suo fratello, ha sempre visto come da ragazzini lo rincorreva senza averne il reale coraggio, come poi lo ha scelto mettendo da parte la paura, come lo ha reso felice, come lo ha sposato e come ha cercato sinceramente e con tutto se stesso di essere una famiglia con lui.
Poi c’è l’errore, grande e insindacabile, che-è sicuro- non ha niente a che vedere con la mancanza d’amore.
“Buongiorno, ti preparo un caffè?”
Si era svegliato prima di Simone, aveva perfino mandato una mail al posto suo per avvisare il datore di lavoro che, causa influenza, non avrebbe potuto presentarsi.
Poi aveva scritto al medico di base per chiedere il certificato medico, sempre al suo posto, e aveva fatto lo stesso per sé.Adesso ha alzato senza preavviso le serrande della camera da letto e aperto leggermente la finestra. Simone era sveglio da un po’, ma si era finto morto per non dover affrontare niente.
E Jacopo lo sapeva, per questo ha fatto entrare prepotentemente la luce in quella stanza.Non può permettergli di restare al buio, di adagiarsi sul letto. Quello è suo fratello e per nessuna ragione al mondo lo lascerebbe lì.
“Non devi andare a lavoro?”
“No, ho preso un giorno di malattia. A proposito, ho sistemato anche te. Ho mandato già tutto in azienda.”
“Non serviva…”
“Va be, questo lo decido io. Lo vuoi o no, il caffè?”Simone annuisce, fissando il vuoto rivolto verso il soffitto. Sperava sinceramente di svegliarsi e potersi dire che era stato solo un incubo, invece Manuel non era accanto a lui e quella sensazione di nausea si è ripresentata nel suo corpo.
Quando raggiunge suo fratello in cucina, nel totale silenzio, ha gli occhi lucidi e sembra che la testa possa esplodergli da un momento all’altro.
Afferra distrattamente la tazzina colma di caffè e ignora i biscotti poggiati su un tovagliolino.
“Sei a digiuno da ieri a pranzo, mangia almeno un biscotto. Stai bevendo il caffè…”
Vorrebbe ricordargli che il reflusso potrebbe bussare alla sua porta in due minuti, ma poi decide di lasciare la frase in sospeso.Non può esagerare con l’apprensione. Non può soffocarlo, deve solo controllarlo da vicino ma con la giusta distanza.
“Che t’ha detto?”, è Simone a parlare. Sa benissimo che si sono visti, perché Jacopo era entrato la sera prima con le chiavi e lui non ha una copia delle loro chiavi.
“Che ha fatto na grossa cazzata…”
“E t’ha detto quale?”
“Sì… a grandi linee.”
“E t’ha detto pure del tribunale?”Jacopo scuote la testa, corrugando la fronte perché Manuel non aveva fatto il minimo accenno al tribunale.
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No Hero [Simuel]
Fiksi PenggemarUn matrimonio messo a dura prova da un errore che sembra insormontabile. Ogni giorno, pezzetto dopo pezzetto, Simone e Manuel dovranno cercare di rimettere in piedi tutto quanto.