11) Tempo

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L’impulso, la voglia e quel sentimento irrefrenabile sono riusciti a portare via tutti i dubbi e tutto il dolore che Simone aveva provato fino a quel momento; poi, appena i suoi occhi si sono posati su quelli di Manuel, dopo che i loro corpi si erano intrecciati alla perfezione, con la passione di chi è stato costretto a restare lontano obbligatoriamente e non per scelta, con l’intimità di sempre, la confidenza non replicabile dimostrata dai versi di godimento lasciati sfogare sulla faccia dell’altro, a quel punto per Simone è crollato tutto.

Assalito dall’ansia, dalla paura di aver compiuto l’unico gesto che non avrebbe dovuto per restare integro, dall’idea che niente potrebbe davvero tornare com’era prima, ha permesso a quel momento idilliaco di diventare pentimento.

Manuel ci prova, nonostante lo abbia già capito. Ci prova perché gli fa male il solo pensiero che Simone possa essersi pentito di tutto e che fare l’amore sia stata una debolezza, un cedimento, qualcosa che non ha niente a che vedere con una ripartenza.

Lo bacia, dolcemente, nonostante suo marito non risponda più a quel bacio. “Simo…” gli trema la voce, con davanti a sé la sua paura più grande: quella di non sentirsi più amato da lui.

Perché da sempre, qualunque cosa fosse successa, anche dopo la discussione più dura che li avrebbe portati a mandarsi a fanculo e a dirsi “Ti odio”, Manuel ritrovava tutto subito; entrambi si ritrovavano sempre, per amarsi senza aver mai smesso; perché non avrebbe potuto esistere niente di diverso da loro.

Anche in questo periodo, nonostante tutto, ha sempre creduto di percepire mille cose da Simone. Adesso il vuoto, lo sguardo spento, come quello di chi ha appena fatto i conti con il fatto che non è stato più come prima. Che qualcosa è cambiato davvero.

“Non doveva succedere” Simone si alza dal letto, ancora nudo, recuperando i boxer in fondo al materasso. Non lo guarda in faccia, mentre lo dice, ma per Manuel questo è ancora peggio.

“Che vuol dire, che non doveva succedere?”
Simone lo ignora, vorrebbe solo scappare da quella situazione. Vorrebbe andarsene ovunque, magari da suo fratello o forse nemmeno, perché Jacopo gli direbbe “Te l’avevo detto”, e lui non ha bisogno di sentirselo dire.

“Ti fermi, Cristo santo? Che cazzo vuol dire che non doveva succedere?” Manuel l’ha fermato da un braccio, alzandosi a sua volta, e lo strattona appena per farlo girare verso di lui. “Guardami”

“Manuel, per favore. Ho bisogno di andarmene”
“Ma sei impazzito? Ma che cazzo ti dice, il cervello? Andartene dove?”
“Mi avvio all’asilo”
“Irene esce tra un’ora, quindi smettila di dire cazzate e guardami in faccia. Che vuol dire, che non doveva succedere?”
“Vuol dire che non doveva succedere. Vuol dire che sono stanco, ho il cervello che mi scoppia, mi fa male tutto perché sono dilaniato da questa cazzo di situazione di merda da cui non riesco ad uscire perché sei il mio fottuto tarlo in questo cervello” grida e piange. E Manuel respira con l’affanno di chi ha percorso una maratona.

“E che fai, allora? Mi prendi, mi scopi sul letto e te ne vai?”
“Vuoi fare la vittima? Vai, falla. T’ho appena dato il modo per ripulirti dall’errore che hai fatto.” Lo guarda dritto negli occhi, e sputa fuori la bugia più grande che abbia mai detto, ma con la credibilità di chi ha sempre mentito: “Sì, volevo solo quello. Ed è stato un errore anche solo pensare che potessi smettere di odiarti”.

Manuel molla la presa dal suo braccio, facendo un passo indietro e finendo seduto sul letto, mentre una lacrima gli riga il viso.

“Sei serio?”
“Lasciami stare, Manuel. È meglio per tutti e due”
“Ma tu ci credi, quando ti racconti una cazzata del genere?” torna in piedi, dritto come un treno. “Ma pensi che non ti conosco? Pensi che puoi dirmi cazzate come le diresti a chiunque altro? Eh?” spinge il palmo della sua mano sul petto di Simone più volte, facendo indietreggiare lui questa volta. Fino alla parete.

“Io non riesco a fidarmi di te. Quale parte di questa frase non ti è chiara, Manuel?”
“Non mi è chiara la parte in cui fai l’amore con me. Perché tu non l’avresti mai fatto, solo per sfogarti. Vero?” cerca una conferma, Manuel. Per quanto sia sicuro di conoscerlo bene, adesso la paura ha la meglio.

Riceve silenzio. “È vero che non m’avresti mai scopato con il solo bisogno di sfogarti?” si avvicina di più a lui, con le lacrime agli occhi e la sensazione che potrebbe piegarsi in due dal dolore da un momento all’altro.

Perché non lo reggerebbe, non da Simone.
Non dall’uomo che ama così infinitamente e che ora piange a sua volta davanti a lui. Simone crolla, stanco e davvero incapace di reggere ancora per un minuto quella situazione.

“È proprio questo, il problema. Che io non ce la farei mai, perché ti amo talmente tanto… ma talmente tanto, Manuel… che ti ho voluto con tutto me stesso dal primo momento in cui ti ho conosciuto diciassette anni fa. Ogni secondo  della mia cazzo di vita ha sempre ruotato attorno a te, e non mi è mai importato quello che mi dicevano, su quanto fosse rischioso fidanzarsi a diciotto anni e restare sempre con la stessa persona. Io avevo trovato te, volevo te. Io vorrò sempre te, perché tu sarai sempre la persona più importante della mia vita. Ma non doveva succedere, perché io adesso non so da dove ricominciare. Stavi per sostituirmi dall’oggi al domani con uno con cui condividi una scrivania, che continui a vedere ogni giorno a lavoro e non me ne frega un cazzo, se non te l’ho mai detto quanto mi mandi al manicomio l’idea di te che lo vedi ogni giorno, dopo quello che è successo”

Manuel prova a respirare regolarmente, un po’ per permettere anche a Simone di farlo, quando invece singhiozza e piange, totalmente in preda a una crisi. Pensa di non averlo mai visto così, nemmeno mesi prima quando gli aveva confessato quello che era successo.

“Simo…”
“Non ti voglio sentire”
“No, tu mi senti adesso. Perché se pensi che tu sia sostituibile, non hai capito niente. Io ho fatto un errore enorme, nel momento peggiore in cui potessi farlo, quando stava per succederci qualcosa di incredibile. E mi pentirò a vita, per questo, ma io lo so che non è valso niente. Niente,  te lo giuro. Niente. E lo capisco, se a te comunque ha fatto male, ma tu mi devi credere quando ti dico che non l’ho fatto perché non mi bastavi. Non l’ho fatto perché volevo sostituirti. Tu sei sempre stato l’unico, sarai sempre l’unico. Con te è sempre stato diverso e sarà sempre diverso. E guardami negli occhi!” gli alza il viso, portando una mano sotto il suo mento.

Si uccidono a vicenda, con quegli sguardi distrutti.

“Hai capito? Tu non sei sostituibile. Tu sei mio marito, il padre di mia figlia, la prima, unica e ultima persona che io abbia mai amato nella mia vita che è stata un casino sotto mille aspetti, ma mai in amore. E sempre perché c’eri tu. E quello lì non vale un cazzo, Simò. Niente. Posso farmi spostare di scrivania, di ufficio, quello che vuoi. Faccio tutto quello che vuoi, se me lo chiedi. Però dimmi che ce la facciamo, perché io sto impazzendo.”

“Io non lo, quello che puoi fare. Ho bisogno di tempo, ancora… devo capire un po’ di cose”
“Capiamole insieme. Ti prego.”
“Non posso, Manuel. Perché quando mi stai vicino io perdo la lucidità, è sempre stato così. Tu hai un’influenza su di me incredibile, e faccio davvero fatica a capire se posso perdonarti davvero, se tu sei qui davanti a me. Perché io adesso avrei voglia di baciarti ancora, di toccarti, di fare l’amore con te tutto il giorno. E non posso, perché poi starei peggio, appena il cervello mi ricorda che non mi è passata”

“Non mi allontanare, ti prego…”
“Non ti allontano. Però, per favore, non provocarmi. Non alimentare questa cosa, stammi vicino ma in un altro modo.”

Si arrende, Manuel. Prova a capirlo, a metabolizzare quelle parole confuse e cercando di distinguere quelle dette con rancore e quelle dette sinceramente.
Annuisce, vedendolo allontanarsi da lui; questa volta senza mai staccare lo sguardo dal suo fino all’ultimo secondo, senza abbassare la testa, senza scappare.

***

Buongiorno, anche oggi sono fuori città ma volevo ugualmente postare un capitolo che avevo già scritto.
Lo so che qualcuna già si aspettava che dopo il precedente capitolo ci sarebbe stato qualcosa di non proprio bello, ma la vita va così ragazze belle 🙏🏻🙏🏻🙏🏻 non odiatemi, io vi amo e vi ringrazio per l'affetto che state dando a questi Manuel e Simone (e a Irene). E indirettamente anche a me 💘
A.

P.s. Vi leggo su Twitter, grazie ❤️

No Hero [Simuel] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora