9) Buon compleanno, Irene

1.5K 93 16
                                    

Per Manuel, ogni giorno sempre di più, diventa difficile far finta che quell’uomo con cui è sposato e con il quale condivide tutto da quattordici anni sia solo il padre di sua figlia.

La sente dentro di sé, quella sensazione che gli ricorda ogni singolo momento che Simone è tutto il suo mondo, che se dovesse servire farebbe qualsiasi cosa per lui, che passerà il resto dei suoi giorni a maledirsi per aver rovinato un rapporto come quello che hanno sempre avuto e che in tanti invidiavano.

Perfino Jacopo, nonostante l’invidia fosse una di quelle buone, una di quelle che lo ha sempre portato a guardarli e a pensare che si fossero proprio trovati, indistruttibili e perfettamente complici, complementari, due pezzi diversi di una mela che l’hanno sempre resa unica e bellissima anche solo da vedere, figurarsi a viverla.
Jacopo quella metà mancante l’aveva cercata spasmodicamente per anni, ma tutte le sue relazioni erano finite dopo massimo un anno; e allora li guardava e chiedeva loro: “Ma come fate?”. E loro lo guardavano e rispondevano: “Boh. Siamo noi, perché dovrebbe esistere qualcosa di diverso da noi?”.

Adesso, invece, nonostante entrambi sappiano che comunque non potrebbe esistere niente di diverso o più grande di loro, quel “noi” si è interrotto, spezzato, reso vulnerabile da una situazione che non riescono a gestire.

Gli unici momenti in cui somigliano a quelli del passato è quando c’è Irene di mezzo, come adesso mentre sistemano in casa le ultime cose per il primo compleanno della bambina con loro; è il 17 agosto, ma il caldo nei giorni precedenti non li aveva fermati dal girare tutta Roma alla ricerca di festoni perfetti.

“Manu, questo va bene qui secondo te?” ha bisogno del suo via libera, come per tutte le cose importanti della sua vita; un palloncino ad elio a forma di panda non è una cosa importante, ma Irene lo è così come il suo entusiasmo una volta che varcherà la soglia della porta insieme a Jacopo che la sta intrattenendo da un’ora al parco giochi.

Ha bisogno di sentirselo dire, che la postazione che ha pensato vada bene, così come ha sempre voluto sentirsi dire da Manuel se secondo lui andassero bene mille cose: le condizioni del contratto di lavoro indeterminato che aveva firmato anni prima, la risposta che aveva dato a un collega che non lo sopportava e gli metteva i bastoni tra le ruote, la camicia scelta per un’occorrenza. Tutto. Qualsiasi cosa, nella sua vita, passava sotto l’ok di Manuel.

E non perché Manuel dovesse decidere al suo posto, anche perché quest’ultimo era d’accordo con lui il 98% delle volte, ma perché ha sempre saputo che di Manuel si fidava ciecamente, che se gli avesse detto di no, per quanto fosse raro, sarebbe stato per un motivo preciso che magari lui non aveva preso in considerazione.
E ci avrebbero riflettuto insieme, trovando una soluzione.

“Un po’ più a destra?”
“Così?”
“Sì, così è perfetto. Secondo te le piace?”

Manuel, invece, ha sempre avuto bisogno della rassicurazione di Simone. Di quella persona in grado di vedere oltre le sue paure e le sue insicurezze; in grado di porre fine alle mille paranoie dicendogli “Va tutto bene, stai tranquillo”, perché al massimo avrebbero trovato insieme una soluzione.

“Le piacerà tantissimo, anche perché i panda sono diventati un’ossessione”

Irene, non si sa per quale motivo, dal momento in cui aveva visto con loro un documentario sui panda aveva sviluppato una vera e propria fissa per quegli animali.
Animali in generale, ma i panda la rendevano felice, tanto da desiderare un peluche a forma di panda e la tazza per fare colazione con sopra i panda.

“Mi aiuti qua, un attimo?”
A Simone viene da ridere, vedendolo sulle punte per cercare di attaccare con un pezzo di scotch il festone con su scritto “Buon compleanno”. Non ride, si trattiene e lo raggiunge bloccando quel pezzo che Manuel sta cercando di reggere con scarsi risultati perché vorrebbe posizionarlo più in alto ma poi cede con le gambe.

No Hero [Simuel] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora