23) Bugie

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Irene era stata indecisa fino all’ultimo, per la lettera a Babbo Natale. Non sapeva effettivamente cosa volesse, o meglio lo sapeva ma c’erano troppe cose che avrebbe voluto e i suoi papà le avevano spiegato che al massimo poteva chiedere un regalo per ogni casa: la loro, quella di nonna Anita e quella dei nonni Dante e Floriana.

Sono comunque tanti, rispetto a quelli che Simone avrebbe voluto acconsentire una volta diventato padre, ma ha capito con il tempo che tutta la teoria che aveva in mente, tutte le regole e la fermezza avrebbe dovuto metterle un po’ da parte. Soprattutto con Irene, che nei suoi pochi anni di vita aveva già ricevuto troppe delusioni.

Alla fine aveva deciso: una versione moderna di Canta tu, un castello di Barbie e un set di pennelli, tempere e acquerelli. Questi ultimi aveva imparato ad usarli con Manuel, che ogni tanto aveva provato a trasmetterle quella sua passione senza forzarla. Lei lo guardava e gli diceva: “Ma come fai? Sei bravissimo, papo”, e lui le sorrideva e le diceva che gli piaceva tanto dipingere con gli acquerelli, e per questo aveva imparato negli anni.

“Papà!” grida, stringendo la mano di Manuel senza riuscire a trattenere l’emozione per quello che ha visto dalla finestra.

“Che c’è, Ire?”
“Quello è Babbo Natale!” grida ancora, mentre tutti la guardano inteneriti. Tutti tranne Jacopo, che si è allontanato per andarsi a infilare in quel costume rosso e bianco, cercando in tutti i modi di non rendersi riconoscibile.

“Dobbiamo aprirgli la porta!”
“Vai, allora. Puoi andare, amore”
“Vieni con me?”

Manuel sorride, alzandosi per accompagnarla. Vorrebbe scoppiare a ridere in faccia a suo cognato che è totalmente in balia della sua unica nipote per la quale farebbe qualsiasi cosa.
Simone ne sta alla larga, perché il solo guardarlo potrebbe farlo ridere, soprattutto per quella pancia finta e la voce camuffata.

“Sei tu Irene?”
Lei annuisce, all’inizio timida e nascosta dietro una gamba di Manuel che si abbassa alla sua altezza, stringendola a sé.

Lo fa anche Babbo Natale, senza stringerla ma per essere alla sua altezza.

“Lo sai che ho saputo una cosa bellissima?”

“Cosa?” ha dovuto farsi forza, per rispondere.

“Che sei una bambina bravissima!”

“Sì, è vero” dice sicurissima, facendo ridere i suoi genitori per quella serietà.
“Va be, ogni tanto fa qualche capriccio…” precisa Manuel.

“Non è vero, io sono super brava. Lo giuro!”

“Ma sì, sei brava. Qualche capriccio va bene, l’importante è che poi ascolti i tuoi papà”
“Sì, sempre”
“Ok, allora credo che questo regalo sia tuo…”

Sorride, stendendo le braccia verso quel pacco che Jacopo tira fuori dal sacco.

Non credono di averla mai vista così emozionata e con poche parole. Irene parla tanto, chiede tante cose, a volte li sfinisce; adesso, invece, parla poco e sorride tanto.

Tirano in mezzo anche Simone per una foto tutti insieme con Babbo Natale che scatta Anita mentre commenta ogni sguardo tenero di Irene con frasi come: “Amore de nonna”/ “Cucciola de nonna”/ “Che belli che siete”.

“Ho capito, a mà. Te vogliamo bene pure noi. Vuoi scattà na foto decente, però? Florià, l’aiuti? Perché avete lasciato sto compito proprio a mi madre?”

“Disgraziato” è l’unico commento che Anita rivolge a suo figlio che la sfotte da una vita, soprattutto adesso che è diventata una nonna troppo apprensiva.

No Hero [Simuel] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora