Simone e Manuel hanno aspettato questo giorno per tantissimo tempo. Hanno preso perfino qualche ora di permesso nel pomeriggio, uscendo prima da lavoro, per fare una sorpresa a Irene che compie diciotto anni e sembrano due cretini con dei palloncini ad elio enormi tra le mani con i numeri che compongono l’età. Hanno anche quel diario su cui scrivono da tutti questi anni, da darle. Anche un regalo vero e proprio, ma il primo vorrebbero consegnarglielo a casa, senza lo sguardo di nessuno addosso.
Aprono la porta di casa con il sorriso sulle labbra, realmente come due scemi che pensano di farle la sorpresa più bella del mondo.
“C’è qualcuno che è diventato maggiorenne, qui?”
Sentono rumori provenire dalla sua cameretta, che adesso non è più quella di una volta. Quell’armadio tutto colorato è sparito, così come sono sparite tante cose. Ora c’è un letto da una piazza e mezza, un armadio bianco e soprattutto c’è un muro tappezzato di foto.
“Che ci fate voi qui?”
Irene arriva agitata davanti ai loro occhi, anziché sorridere li guarda come se avesse visto due mostri.“Ma che hai fatto?” le chiede Simone, quasi spaventato.
Manuel la guarda, inizialmente preoccupato anche lui ma poi gli si accende quella lampadina nel cervello e fissa la porta della sua cameretta che si intravede chiusa nel corridoio. E pensa alla frase standard di Simone nei confronti di sua figlia: “Irè, quando lasci sto casino in camera tua almeno chiudi la porta che così non vedo il disordine. E metti a posto!”. Glielo dice perché lei la lascia sempre aperta, quando non è dentro.“Sei sola o c’è qualcuno?”
Irene non risponde, li guarda supplichevole come se dovesse chiedere perdono per un peccato mortale.
“Io ti giuro che quando fai così mi sembri scema” sbotta Manuel.
“Vi prego non fate un casino. Vi scongiuro, vi prego. Pensavo sareste tornati all’orario di sempre”
“Ma che c’entra, ma ti pare che fai ste stronzate?”Simone si mette tra di loro, con la calma che lo contraddistingue, rivolto prima verso Manuel.
“Calmati, non è morto nessuno”, poi si gira verso Irene, con uno sguardo sicuramente più comprensivo di quello dell’altro padre. “Andiamo a prendere un caffè al bar qui sotto, tra dieci minuti torniamo”
“Ok, sì. Grazie”
Spinge Manuel verso la porta per portarlo via, anche se lui continua a fissare sua figlia incredulo. Non sa nemmeno lui per cosa, ma è incredulo.
“Manu, piantala” gli viene da ridere, durante il tragitto in ascensore in cui gli sembra di avere davanti un morto.
“Ma chi è, questo?”
“E io che ne so?”
“Non c’ha detto niente”Segue Simone in strada, verso il bar, come se avesse fatto una scoperta sconcertante.
“Manu, dai. Potresti non fare il padre gretto, visto che non lo sei?”
“Ma gretto ce sarai te! Sto solo dicendo che non c’ha detto niente, e io e te come due cretini con quei palloncini in mano per farle una sorpresa e lei manco ci ha cagati”Viene fermato da suo marito, che ora gli tiene le spalle tra le mani e lo guarda dritto in faccia continuando a trattenere un sorriso.
“Non ci ha scagati, semplicemente è andata in panico. Non serve a niente, farle la parte. Oggi è pure il suo compleanno, lo sai che poi lei rimugina sulle cose per giorni interi e non ci sta, farla sentire così soprattutto oggi”
“Poteva dircelo, che faceva andare qualcuno a casa”
“Va bene, ok. Sono d’accordo, ma ha diciotto anni. Lo capisci che sarà sempre peggio, d’ora in poi? Non verrà più da noi per qualsiasi cosa o per raccontarci tutto, ma non fa niente. Non la stai perdendo, se non ti dice che è fidanzata. Tu quante cose non dicevi a tua madre? Io, anzi. Quante volte t’ho fatto entrare in casa mia di notte senza che i miei se ne accorgessero?”
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No Hero [Simuel]
FanfictionUn matrimonio messo a dura prova da un errore che sembra insormontabile. Ogni giorno, pezzetto dopo pezzetto, Simone e Manuel dovranno cercare di rimettere in piedi tutto quanto.